Londra-Firenze per GazaLondra-Firenze per Gaza

| 12 Novembre 2025

Da Londra a Firenze, il viaggio di Martina per Gaza

Recentemente ci siamo imbattuti in un viaggio in bici particolare. Nessuna bici iper tecnologica, nessuna meta esotica, nessuna esperienza pregressa. Soltanto la voglia di pedalare per qualche migliaio di chilometri attraverso l’Europa, ma con uno scopo in più: raccogliere fondi per la popolazione di Gaza

E’ la storia di Martina Innocenzi, trentenne casentinese, che questo autunno è partita da Londra per tornare nel suo paese natale vicino a Firenze, pedalando su una Raleigh anni ’70. L’abbiamo contattata per farci raccontare questo viaggio direttamente da lei.

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La Raleigh degli anni ’70 con cui Martina ha attraversato mezza Europa: a riprova che, più del mezzo, conta la volontà
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La Raleigh degli anni ’70 con cui Martina ha attraversato mezza Europa: a riprova che, più del mezzo, conta la volontà
Martina, com’è nata l’idea ?

Ho vissuto a Londra per 7 anni, e dopo il periodo del Covid ho iniziato a pensare che mi sarebbe piaciuto tornare in Italia in bici. Lì ho sempre usato la bici per gli spostamenti quotidiani, una Raleigh degli anni’ 70, una bici a cui sono molto affezionata. Quando dovevo tornare in Italia una mia amica mi ha chiesto: «La vendi la bici?». In quel momento ho deciso che avrei fatto il viaggio. La parte solidale è nata dopo, in concomitanza con la partenza della Global Sumud Flotilla. Mi ha fatto ragionare sul fatto che io ho tutta la libertà di viaggiare, e mi è sembrato giusto bilanciare questa libertà facendo qualcosa che andasse oltre me

E così hai creato una raccolta fondi per l’organizzazione Gaza Soup Kitchen. Di cosa si tratta?

E’ un’organizzazione che ho conosciuto su Instagram, dove ho visto quei bellissimi piatti cucinati nella striscia di Gaza, credo ad aprile 2024. E’ nata dall’esperienza di due fratelli che hanno costruito una decina di cucine nella Striscia per dare aiuti alimentari alle persone più bisognose. In questo modo riescono a garantire circa 3000 pasti al giorno. Ora uno dei due non c’è più, perché è morto sotto i bombardamenti israeliani. 

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Un attrezzatura semplice non significa per forza un tragitto semplice: Martina ha pedalato in media 110 chilometri al giorno
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Un attrezzatura semplice non significa per forza un tragitto semplice: Martina ha pedalato in media 110 chilometri al giorno
Quindi il contatto è stato via Instagram? 

Sì, li ho contattati così, gli ho parlato del mio progetto ed è partito tutto, una decisione presa in poche ore. Ho scelto loro anche perché fanno una scelta forte di resistenza, a più livelli. Grazie alla cucina mantengono le loro tradizioni e al contempo sfamano le persone. Un modo di fare politica informale, ma molto efficace. Ho scritto il testo sul sito della raccolta fondi di getto, come mi veniva in quel momento. Infatti non pensavo di ricevere questa risposta mediatica

Molto positiva, giusto?

Moltissimo. Per ora abbiamo raccolto a 3.300 sterline, circa 3.700 euro. Con delle amiche abbiamo deciso di continuare fino a Natale organizzando delle cene sociali. La prima sarà il 28 novembre a Bagno a Ripoli

Passiamo al viaggio. Ci ha colpito vederti partire con una bici molto più semplice di quelle che vediamo di solito nei lunghi viaggi. Com’è andata in questo senso?

Devo dire che la bici è stata una gran signora. Il manubrio si allentava ogni tanto, la catena qualche volta cadeva, ma ho bucato una sola volta. Mi ci trovavo molto bene a pedalare in città, quindi non ho mai pensato a comprare una bici nuova per il viaggio. Alla fine quella aveva due ruote, I pedali e un manubrio, e tanto bastava secondo me.

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Il viaggio è stato anche un’occasione per Martina per imparare la meccanica di base
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Il viaggio è stato anche un’occasione per Martina per imparare la meccanica di base
Quindi non hai avuto problemi tecnici? 

Prima di partire l’ho portata dal meccanico a Londra e ho chiesto se secondo loro ci sarei potuta arrivare fino a Firenze. E mi hanno di sì, anzi erano entusiasti all’idea. Mi sono anche un po’ cimentata io come meccanica lungo il viaggio, è stata una scoperta molto bella. A Parigi mi sono fermata a far sistemare il manubrio e un po’ alla volta ho imparato anch’io. Questo viaggio me l’ha fatta capire meglio, conoscere meglio. Ho fatto strade di ogni tipo, asfalto, sterrato, anche sentieri, e quando non ce la facevo scendevo e la spingevo. 

Quanto è durato il viaggio?

Un paio di settimane in tutto. Facevo una media di 100-110 chilometri al giorno, una volta anche 150. Però ho preso l’autobus da Lione a Torino, cioè non ho fatto le Alpi in bici, perché anche i meccanici me le avevano sconsigliate, per via dei bagagli e dei rapporti. 

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Martina non ha disdegnato qualche passaggio in auto, perché lo scopo del viaggio andava oltre i chilometri percorsi
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Martina non ha disdegnato qualche passaggio in auto, perché lo scopo del viaggio andava oltre i chilometri percorsi
Anche perché il senso del tuo viaggio non aveva a che fare con un’impresa sportiva… 

Infatti. Mi sono anche fatta dare dei passaggi in macchina, anche se sempre pochi chilometri, 5-6 al massimo. Le persone erano più interessate alla raccolta fondi che al viaggio di per sé

Per dormire come eri organizzata?

In diversi posti mi hanno ospitato degli amici, altre volte ho dormito in piccoli hotel. Altre volte ancora entravo nei bar la sera e chiedevo. In questo modo, in Francia, una signora mi ha fatto dormire a casa sua, un bellissimo incontro. Anche perché non avevo pianificato il tragitto, andavo verso sud e basta, e ogni sera arrivavo dove arrivavo. I primi giorni è stata un po’ dura, poi un po’ alla volta ho imparato a conoscermi. Come organizzare le pause, come farle e quando farle, che ritmo seguire. Molto poi hanno fatto anche gli incoraggiamenti che ho sempre ricevuto dagli amici. 

E l’arrivo com’è stato?

Molto bene perché non pioveva, e di acqua ne avevo presa molta. Anche se mi sono accorta che pedalare in Italia non sia per niente semplice, per le strade e le auto. In Francia è molto diverso, per esempio. Comunque l’ultimo tratto fino al mio paese, Soci, è stato emozionante, tutto in discesa. Ad aspettarmi all’arrivo c’erano i miei amici e i miei parenti, ed è stato davvero molto bello e anche un po’ inaspettato. 

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Tra i momenti più belli, come spesso accade, ci sono stati gli incontri fatti casualmente da Martina lungo la strada
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Tra i momenti più belli, come spesso accade, ci sono stati gli incontri fatti casualmente da Martina lungo la strada
Martina, ultima domanda. Qual è stato il momento più bello del viaggio?

Penso il senso di libertà che ho trovato, la sensazione di connessione e felicità che sentivo anche quando c’era la pioggia battente e io comunque cantavo. E il supporto che ho trovato lungo la strada, soprattutto devo dire da parte degli immigrati.

Ad esempio?

Un ragazzo mi ha dato un chilo di datteri, per esempio, in Francia due persone mi hanno donato 60 euro per Gaza. Forse però i momenti che mi hanno fatta stare meglio sono quando le persone mi hanno offerto da mangiare. Credo perché era qualcosa di legato al progetto di Gaza e allo stesso tempo al ricordo di mia nonna, con la quale ho imparato a cucinare i piatti della tradizione toscana. E’ lei che quando mi dava la merenda da portare a scuola mi diceva sempre: «Martina, se non condividi con i tuoi compagni non mangi neanche tu».

Fino a Natale è ancora possibile partecipare alla raccolta fondi di Martina in favore della popolazione di Gaza a questo link.

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