| 15 Dicembre 2024

Ciclo e ciclismo, l’esperienza dei pro’ al servizio di tutti

Andare in bicicletta nei giorni del ciclo può essere in ordine sparso un problema, una seccatura, qualcosa da evitare o al contrario del tutto indifferente. L’universo femminile è restio a parlarne, data la riservatezza dell’ambito. Tuttavia quando su bici.PRO abbiamo affrontato l’argomento con un’atleta di vertice, il suo preparatore e il medico che la seguiva, i riscontri da parte delle altre atlete sono stati immediati e positivi. Se ne parla così poco, che spesso non si sa come gestire la situazione. Per questo abbiamo attinto a quel materiale, rielaborandolo per chi va in bici non certo per mestiere, ma vuole comunque trascorrere ore piacevoli in sella.

Nel 2024 Elisa Longo Borghini ha vinto il Giro delle Fiandre, il Giro d’Italia, ma anche quello dell’Emilia, qui sopra
Nel 2024 Elisa Longo Borghini ha vinto il Giro delle Fiandre, il Giro d’Italia, ma anche quello dell’Emilia, qui sopra

Parla l’atleta

«Finalmente si riesce a parlarne – ha detto Elisa Longo Borghini, campionessa italiana e vincitrice dell’ultimo Giro d’Italia – non capisco perché si abbia paura di farlo. Con il mio preparatore Paolo Slongo da un anno teniamo un diario, per capirne l’andamento. Vedere se il ciclo mi viene regolare oppure no, perché fa parte della salute della donna: della persona e dell’atleta. E poi per capire come massimizzare la qualità degli allenamenti in base alle varie fasi. Già in diversi sport, tra l’atletica, il calcio e il nuoto, fanno determinati tipi di lavori in base in base alle varie fasi e per evitare determinati infortuni. Parlo magari con termini poco scientifici, ma più ti avvicini alla fase del sanguinamento, più il tuo corpo secerne un ormone che si chiama relaxina che produce un aumento della lassità delle articolazioni. Ci sono stati tanti casi di infortuni nell’atletica o in sport d’impatto come la pallavolo con lesioni importanti ai legamenti. Per cui loro si sono adeguati. Io ad esempio ne tengo conto quando devo fare i lavori di forza in palestra, oppure in bici».

Fra caldo e sensazioni

L’atleta piemontese racconta la sua esperienza, spiegando che quando si avvicina alla fase più intensa, si sente un pochino più goffa e soffre il caldo. Può incorrere in qualche problema gastrointestinale, quindi non riesce a bere o a nutrirsi bene come dovrebbe. Però dipende tanto dallo stato fisico e psicofisico di base.

«Ci sono mesi in cui soffro di più – ha spiegato – e mesi in cui lo soffro di meno. Normalmente quando sono in forma, soffro meno. Per esempio nel 2024 ho vinto il Giro delle Fiandre avendo il ciclo. Non ho adottato rimedi di alcun tipo, ho corso come se nulla fosse: ho semplicemente fatto la mia gara. Magari in passato partivo e mi facevo condizionare. Invece ultimamente mi dico semplicemente che fa parte di me e che non sono la sola. Magari nella stessa corsa ce ne saranno altre 50 nelle stesse condizioni».

Il disagio per lei sta soprattutto nella ritenzione idrica, perché mette su peso. E ha concluso dicendo che è anche difficile fare uno studio che sia buono per tutte data la soggettività del fenomeno, ma va considerato che il ciclo possa avere un impatto sulla performance.

Prima di dedicarsi al ciclismo femminile, Paolo Slongo (a destra) ha preparato Nibali per il Tour vinto e i due Giri d’Italia
Prima di dedicarsi al ciclismo femminile, Paolo Slongo (a destra) ha preparato Nibali per il Tour vinto e i due Giri d’Italia

Parla il preparatore

«Premetto che non sono un medico – ha spiegato Paolo Slongo, allenatore della piemontese e a suo tempo di Vincenzo Nibali per le sue vittorie più importanti – però per la mia esperienza il ciclo è un fattore che deve essere tenuto in considerazione. Sia per quanto riguarda la gara, dove l’atleta dà quello che ha, sia per l’allenamento. Le varie fasi del ciclo comportano un rilascio di diversi ormoni che determinano dei cambiamenti nella risposta dell’atleta. Dopo il flusso ad esempio, per una settimana, dieci giorni, grazie alla secrezione di testosterone l’atleta ha una predisposizione maggiore agli allenamenti sulla forza, che invece si abbassa nel periodo successivo mentre ci si avvia al ciclo successivo, dando magari sensazioni di debolezza nella sua imminenza».

L’allenatore deve stare attento alle singole fasi, ma a livello professionistico è escluso che, a meno di patologie, si scelga di non gareggiare in quei giorni. Il punto di partenza dell’allenatore è che l’atleta deve essere comunque pronta per affrontare certe sfide, anche importanti, pur avendo il ciclo. Può succedere durante il Giro d’Italia, non ci si può fermare. Qualche disagio c’è di sicuro, ma spesso si lega anche a un fattore psicologico. Se l’atleta si mette in testa che nel periodo del ciclo non riesce a rendere, si preclude delle possibilità.

Temporizzare il lavoro

Poi Slongo ci ha spiegato anche l’utilità del diario che tiene per Elisa Longo Borghini e quale sia il tipo di annotazioni che vi riporta.

«Ho fatto un diario Excel – ha spiegato – dove metto i vari periodi. Così vedo l’allenamento che facciamo e magari lo posso anche modulare un po’ più sulla forza o sulla resistenza. In più dall’anno scorso ho aggiunto anche le fasi lunari, che penso non abbia mai fatto nessuno. Anche qui non trovi niente nella letteratura scientifica, però è un fatto che i processi naturali ne siano influenzati. Possono avere un’incidenza sulla sopportazione dei carichi di lavoro? Non lo so ancora, però intanto annoto e osservo, è ricerca anche questa. Mi chiedo semmai per quale motivo sulle piattaforme più diffuse di allenamento non sia prevista questa variabile, che sarebbe utile all’atleta per rileggere le sue prove e all’allenatore per spiegarle».

Giro d’Italia donne vinto da Longo Borghini. Francesca Della Bianca è la quinta in piedi da sinistra (foto Lidl-Trek)
Giro d’Italia donne vinto da Longo Borghini. Francesca Della Bianca è la quinta in piedi da sinistra (foto Lidl-Trek)

Il medico

Francesca Della Bianca è un medico e fino al 2024 lo è stata alla Lidl-Trek, la squadra in cui correva Longo Borghini, allenata da Slongo. Essere stata per quasi tre anni accanto alle ragazze del team americano le ha offerto un punto di vista privilegiato sul tema.

«Fortunatamente si è iniziato a parlarne con naturalezza – ha spiegato – perché al di là dei cambiamenti che possano interferire sulla prestazione, c’è anche un risvolto psicologico. Sono aspetti da gestire che vanno dal tipo di allenamento a che abbigliamento usare, fino all’intervento con integrazione mirata e rimedi naturali. Il senso di pesantezza che si accompagna alla prima fase può certamente condizionare la prestazione. Se mi sento gonfia, per come siamo fatte noi donne, posso ritenermi anche incapace di performare».

La sindrome premestruale, ha spiegato, inizia anche dieci giorni prima. «Si percepiscono l’aumento di peso e la ritenzione idrica. Si ha desiderio di mangiare carboidrati, ci sono dolori e allora magari si può usare il cloruro di magnesio, che è del tutto naturale. E’ una fase che può essere invalidante e magari può coincidere con una gara importante. Invece se ne parla poco, sono aspetti poco considerati. Ci si occupa più di aminoacidi e vitamine e meno di questi aspetti. Manca la consapevolezza che si può fare qualcosa».

La percezione del dolore

Anche la dottoressa Della Bianca ha apprezzato il lavoro di calendarizzazione di Paolo Slongo, definendolo un caso più unico che raro.

«Dovrebbe esserci sempre – ha spiegato – una temporizzazione dell’attività fisica in base al ciclo. Nella prima settimana ad esempio si potrebbero ridurre lo stress e i volumi di lavoro. Subito dopo si potrebbe puntare sull’intensità. Si potrebbe approfondire il tema della disponibilità di glicogeno o la fase in cui abbiamo più grassi, in cui conviene lavorare maggiormente sul volume. C’è tutto un andamento che andrebbe osservato, ma non sono molti quelli che lo fanno. E’ un fatto di visione, più o meno ampia, anche se in letteratura medica non ci sono dati così vari che spieghino quanto il ciclo incida sulla prestazione. E’ tutto molto soggettivo, anche nella percezione del dolore. Ci sono casi che portano anche alla sospensione del lavoro, a saltare la gara. Ci sono così tante variabili individuali, che ogni medico sportivo dovrebbe avere la cartella clinica delle atlete in cui tenere nota di questi aspetti».

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