Piccante, colorato, a volte temuto e altre volte esaltato come rimedio naturale: il peperoncino è uno degli alimenti che più divide. C’è chi lo considera un alleato del dimagrimento e della performance sportiva e chi invece lo evita per timore di fastidi allo stomaco. Ma cosa sappiamo davvero del peperoncino e dei suoi effetti sull’organismo?
La scienza, al momento, ci dà risposte meno nette di quanto si pensi e il suo ruolo reale nell’alimentazione merita di essere osservato da vicino.

Effetti potenziali e ciò che sappiamo
Alcuni studi suggeriscono che la capsaicina possa avere effetti antinfiammatori, anche se le prove non sono ancora conclusive. Un esempio curioso viene dal mondo animale. Le galline non percepiscono il piccante perché sono prive del recettore per la capsaicina, così l’aggiunta di peperoncino al loro mangime è diventato una strategia che sembra contribuire al loro benessere, riducendo la necessità di ricorrere ad antibiotici.
Questo dato fa pensare che il piccante possa avere un ruolo nel modulare la risposta infiammatoria, ma servono studi più robusti per confermarlo nell’uomo.
Il legame tra piccante e caldo
Un aspetto affascinante riguarda la diffusione del peperoncino nelle cucine delle zone più calde. La capsaicina, responsabile della sensazione di bruciore, inganna il nostro corpo facendogli percepire un aumento di calore. La risposta fisiologica è la sudorazione. Il corpo inizia a produrre più sudore e, quando questo evapora dalla pelle, si ottiene un effetto di raffreddamento naturale.
In altre parole, mangiare piccante in un clima torrido può sembrare controintuitivo, ma in realtà aiuta a sentirsi più freschi. Questo spiega perché il peperoncino sia diventato parte integrante delle tradizioni culinarie di zone molto calde.
Attenzione allo stomaco
Il consumo di peperoncino non è privo di rischi. Chi soffre di gastrite, reflusso o ha uno stomaco sensibile potrebbe provare irritazione e fastidio. Per gli atleti, la questione è ancora più rilevante. L’allenamento intenso può mettere a dura prova l’equilibrio e la permeabilità dell’apparato gastro-intestinale. Per questo il consumo di alimenti piccanti deve essere particolarmente moderato, evitando gli eccessi soprattutto nei periodi di carico intenso o di gare.
Varietà e piccantezza
Nel sud Italia, ad esempio in Calabria, esistono diverse varietà di peperoncino, dalle meno piccanti, spesso usate per conserve come il peperoncino tondo, a quelle più intense, come la Sigaretta Calabrese. La loro piccantezza si misura sulla scala di Scoville, che stima il contenuto di capsaicina. I peperoncini italiani si collocano generalmente in una fascia media, tra 15.000 e 50.000 SHU (Scoville Heat Units), ben al di sotto di mostri sacri della piccantezza come l’Habanero oltre i 200.000 SHU e il Carolina Reaper il più piccante al mondo.
Con moderazione, il peperoncino può essere un ingrediente prezioso in cucina. Non fa dimagrire e non migliora la performance sportiva, ma aggiunge sapore e intensità ai piatti. Può anche aiutare a ridurre l’uso di sale, caratteristica utile soprattutto in regimi ipocalorici, dove la varietà e la soddisfazione del gusto diventano fondamentali. La regola rimane semplice: il peperoncino va bene, ma senza esagerare.