TORINO – Il bicerin è la tipica bevanda calda di Torino, a base di caffè, cioccolato e crema di latte. Se però nel mezzo ci aggiungete una “i” ecco che avete Bicierin, la “Ciclofficina con cucina” come si legge sull’insegna. Anzi, sarebbe più esatto dire le ciclofficine, dato che sono ben due i bistrot nel capoluogo piemontese. Quello all’angolo di Via Cavour e quello nel quartiere di San Salvario, entrambi molto vicini al centro città.
Complice un weekend torinese con annessa visita al Museo Egizio, ci concediamo una serata nel secondo dei due Bicierin. Che però è nato per prima, come ci spiega l’ideatore di tutto, Leo Longo.
«Ho fatto per 16 anni l’informatico – inizia – poi mi sono stufato di stare dietro a un computer, mi sono licenziato e ho aperto una piccola ciclofficina, dato che avevo già la passione per la bici e per il ciclismo urbano. Quando vidi a Londra il Look Mum No Hands (storico bike-café poi chiuso nel 2023 a seguito della pandemia, ndr) mi dissi: “Questa roba la devo portare in Italia, devo riuscirci”. Per cui con la mia compagna Fabrizia, che da anni lavorava nella ristorazione, abbiamo aperto questa prima attività nel settembre 2019, appena sei mesi prima del Covid».
Su cosa avete puntato?
Per prima cosa dare dei servizi diversi ai ciclisti, quindi abbiamo un’officina che è aperta dalle 10 del mattino a mezzanotte con orario continuato, gli stessi orari che segue il locale. Forniamo un servizio di manutenzione, vendita, noleggio che copre tutta la giornata fino a tardi, dal lunedì al sabato. Abbiamo visto subito che l’orario di apertura prolungato fino a mezzanotte era una delle cose più interessanti, perché chi lavora esce dal lavoro e, se ha un problema con la bici, la può portare da noi e ritornare comunque a casa col suo mezzo.
Com’è avere un locale come il vostro in una grande città?
C’è da dire che abbiamo iniziato a lavorare molto per tutto il mondo dei rider, perché siamo le uniche officine aperte negli orari in cui loro lavorano. Se un rider fora o ha un problema, di solito perde il servizio. Da noi invece, anche durante la consegna, si ferma e in dieci minuti facciamo la riparazione e lo rimettiamo in sella. E anche questa cosa è piaciuta, ha funzionato. Per cui nel 2022, nonostante la chiusura del Covid, siamo riusciti ad aprire un secondo punto in Via Cavour, proprio in centro a Torino.
Complimenti, Leo. E dal punto di vista gastronomico cosa offrite?
Abbiamo una linea orientata allo street food da bistrot, burger con pane fatto in casa, fassona fatta dal macellaio di fiducia, tutti i prodotti sono di un certo livello. Abbiamo una linea di pancake dolci e salati, anch’essi con un impasto nostro fatto fresco al momento. Poi toast all’avocado, pastrami, insalate… Mentre in inverno vanno le zuppe. E poi birra, spritz e vini selezionati da noi perché la mia compagna è anche una sommelier.
Quindi un menù ricercato…
Scendiamo nelle cantine, ci piace avere una storia da raccontare quando vendiamo un prodotto. Quindi: le nostre birre sono prodotte da Edit, un birrificio torinese; i vini sono tutti di cantine di cui conosciamo i proprietari e la loro storia; il pane dei burger lo fa uno chef qui di Torino che ha un piccolo bistrot nel quartiere Vanchiglietta ed è legato al mondo dell’associazionismo. Si tratta di un prodotto particolare del quale anche lì abbiamo una storia da raccontare.
Oltre ai rider che tipo di clientela avete?
Lavoriamo tanto sia con i ciclisti che con i non ciclisti perché comunque abbiamo una gran parte di clientela che non va in bici e che viene qua con l’idea di dire “Andiamo a fare l’aperitivo in ciclofficina”, ormai dicono così. Nel mondo dei ciclisti, invece, il grosso della nostra clientela è formata da chi usa la bici tutti i giorni per muoversi, per lavorare o per spostarsi. Ma lavoriamo molto anche con gruppi di cicloviaggiatori e gruppi sportivi ai quali diamo gratuitamente a disposizione il locale per eventi, presentazioni di libri, riunioni e via dicendo. Per esempio facciamo diverse serate dedicate ai racconti di viaggi in bici.
Avete qualcosa in programma da qui a breve?
Il grande appuntamento di quest’anno sarà il 22-23 marzo. Abbiamo un progetto molto grosso nel Monferrato astigiano, a Cocconato d’Asti dove abbiamo creato una nuova azienda insieme ad Alberto Marchetti che è il gelataio di Torino premiato anche quest’anno con i “Tre Coni” dal Gambero Rosso. Insieme ad un terzo socio, titolare di Diecicento (anche lui imprenditore del mondo della ristorazione) stiamo facendo un progetto di rilancio territoriale, con attività che includono la ciclofficina e il noleggio di e-bike per rendere tutto il territorio cicloturistico. Il 22 e 23 marzo, appunto, ci sarà la Turin Hills, un viaggio gravel in bikepacking.
Puoi dirci qualcosa di più?
Sarà una due giorni con partenza al sabato dal Motovelodromo di Torino verso Cocconato d’Asti. Si dormirà e si mangerà lì e tutte le bici dei partecipanti saranno alloggiate al sicuro nelle nostre ciclofficine. La domenica rientreranno a Torino con un secondo tracciato per completare un anello di 190 km e quasi 4.000 metri di dislivello (ma ce n’è anche uno da 140 km e 2.300 metri di dislivello, ndr). In quest’occasione non verranno toccate le due ciclofficine Bicierin ma saranno interessate quelle che abbiamo a Cocconato. Dove, sempre con gli altri due imprenditori, abbiamo anche un albergo diffuso, una pizzeria, un’osteria e una serie di botteghe. Tutto rientra in questo progetto di rilancio del Monferrato.