| 8 Settembre 2025

Italian Bike Festival passa alla politica il testimone della sicurezza

MISANO ADRIATICO – Un flusso di colori, biciclette ed emozioni che ha travolto l’autodromo e ogni angolo dei dintorni, hotel e ristoranti. Girare la sera sul lungomare della cittadina romagnola ha significato per tre sere imbattersi negli uomini delle aziende e negli appassionati che riconoscevi per le gambe depilate e il segno dell’abbronzatura. Italian Bike Festival è stato un’onda che però non ha fatto dimenticare al mondo dei ciclisti la sua fragilità (in apertura foto IBF). Si è parlato della sicurezza. Lo si è fatto in un convegno all’inizio del lavori e se ne è parlato ancora incontrandosi per approfondire il discorso.

I ciclisti morti dal primo gennaio al 31 agosto sono stati 155, 30 soltanto ad agosto. Le strade non sono presidiate a sufficienza dalle forze di Polizia. La Lombardia guida il ranking degli incidenti, seguiti da Lazio, Emilia Romagna, Toscana e Veneto. Facendo però il rapporto fra il numero dei morti e quello dei residenti, la Lombardia scende all’ultimo posto del triste ranking. Le regioni ad alta vocazione ciclistica hanno anche un superiore numero di incidenti. L’avvocato Federico Balconi, l’ideatore di Zerosbatti, ha raccontato di essersi occupato di 1.500 casi da quando la sua associazione ha iniziato ad operare al fianco dei ciclisti coinvolti in incidenti. Il numero è sufficiente per fare con lui un punto della situazione sulle situazioni di fragilità e di pericolo per i ciclisti sulle strade italiane.

L’incontro con Federico Balconi si è svolto nello stand Specialized a IBF
L’incontro con Federico Balconi si è svolto nello stand Specialized a IBF
Avvocato, l’altro giorno dicevi che una delle situazioni di criticità è il mancato intervento delle Forze dell’Ordine se l’incidente è provocato dal fondo stradale deteriorato.

Abbiamo avuto dei casi in cui non sono intervenuti, ritenendo che il ciclista fosse caduto per cause accidentali, dovute a un suo errore di una manovra. Solo in seguito, facendo tutti i rilievi, è venuto fuori che la causa è stata un’irregolarità del manto stradale. Per questo consigliamo ai ciclisti di segnalare questa casistica, soprattutto in caso di buche, perché l’intervento delle Forze dell’Ordine fa sì che la situazione venga cristallizzata. La buca va fotografata ed è utile raccogliere le testimonianze utili per ricostruire la dinamica.

I vostri 1.500 casi sono sufficienti per comporre una statistica? Perché i ciclisti vengono coinvolti in incidenti?

Con 1.500 casi possiamo dire di avere un quadro abbastanza preciso delle casistiche. Nella maggior parte dei casi, il ciclista va giù perché viene investito o a causa della cattiva manutenzione del manto stradale. Non volendo focalizzarci sull’idea che gli automobilisti siano la parte cattiva della strada, c’è una sottovalutazione del rischio che certe manovre comportano per il ciclista. Una cattiva percezione da parte delle auto del ciclista sulla strada.

Qual è il tipo di incidente più frequente?

L’investimento più frequente è quello dalle spalle, ma anche questi purtroppo avvengono perché nel momento del sorpasso non ti rendi conto che dall’altra parte arriva un ciclista. Oppure non ti rendi conto della velocità del ciclista che ti ritrovi sul cofano della macchina in una frazione di tempo. Però è anche giusto dire che non sempre il ciclista prende le precauzioni necessarie.

Le aziende stanno investendo tanto sulla sicurezza: nei caschi e anche nell’abbigliamento
Le aziende stanno investendo tanto sulla sicurezza: nei caschi e anche nell’abbigliamento
Si sente dire spesso che l’auto sorpassa e non vede il ciclista che proviene dalla direzione opposta: bisognerà anche dotarsi di dispositivi di sicurezza più adeguati?

Assolutamente. Infatti tra le regole che riteniamo più giuste da imporre al ciclista, che sono di fatto già imposte al ciclista dal Codice della Strada, c’è l’obbligo di avere le luci. Qui in fiera ne abbiamo viste decine e di ogni tipo. Abbiamo visto innovazione anche nell’abbigliamento che cerca di introdurre degli elementi riflettenti. Insomma quello che leggiamo sempre nei verbali è che l’automobilista dice di non aver visto il ciclista.

Suona spesso come una scusa..

Probabilmente è così, ma facciamoci vedere. E’ chiaro che non sia sufficiente per risolvere il problema, perché in ogni caso deve essere più forte la sensibilizzazione verso gli automobilisti, anche a livello normativo. Ma noi per nostra autotutela, più ci rendiamo visibili e meglio è.

Qual è stata la percentuale di riuscita nei 1.500 casi?

Con un certo vanto possiamo dire che il 95 per cento l’abbiamo portata a casa. Non sempre con una ragione totale, perché a volte c’è una percentuale concorsuale nelle colpe. Però possiamo affermare che i casi di concorso si verificano perché magari il ciclista aveva sbagliato qualcosa o non aveva considerato l’articolo 141, che ti impone di prestare sempre la massima attenzione in certe situazioni.

L’avvocato Balconi è un ciclista praticante: qui assieme a Fabio Aru nel sabato di Italian Bike Festival
L’avvocato Balconi è un ciclista praticante: qui assieme a Fabio Aru nel sabato di Italian Bike Festival
Che cosa accade nei casi di morte?

Sono diversi. Io non li considero neanche dei casi, perché entri in contatto con delle realtà familiari che ti colpiscono, ti entrano nell’anima e creano veramente dei legami forti con il familiare e con le vittime. Quando c’è la forza di reagire, come nel caso della famiglia Piffer, ci crea l’opportunità, anche in un caso così terribile, che i familiari diventino portavoce dell’esigenza di sicurezza. Nessuno può essere più credibile del familiare di una persona deceduta.

Hai una tua soluzione al problema?

A mio avviso le soluzioni vanno divise in due grandi fronti. Uno è quello della comunicazione, grazie a riviste come la vostra, la televisione e tutto quello che è possibile usare per creare una convivenza pacifica sulla strada. L’altra è un po’ più urgente ed è quella normativa, quindi mettendo mano in modo efficace al codice della strada.

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