| 11 Ottobre 2024

A marzo torna Becycle: la bici secondo Pitti Immagine

Il ciclismo, come si sa, è uno sport che si lega molto ai marchi. Non parliamo solamente di tecnica, di bici e accessori, ma anche di abbigliamento. E’ opinione comune che proprio nel nostro Paese risiedano aziende che in questo ambito hanno fatto davvero epoca e tracciato una strada. Fino a qualche tempo fa, però, utilizzare il termine “moda” per parlare di abbigliamento ciclistico sembrava un affronto. Fino a qualche tempo fa…

Agostino Poletto è il Direttore Generale di Pitti Immagine (foto AKA-Collective)
Agostino Poletto è il Direttore Generale di Pitti Immagine (foto AKA-Collective)

Tutto parte dalla location…

Già, le cose stanno cambiando e chi era a Firenze nei giorni del Tour de France avrà certamente notato che una location prestigiosa come la Stazione Leopolda, ma soprattutto un brand affermato nel molto dell’haute couture come Pitti Immagine, abbiano ospitato la prima edizione di Becycle. Una scelta coraggiosa, che però ha avuto ottimi riscontri. Tanto è vero che già è stata programmata la seconda edizione per il 2025, dal 15 al 17 marzo.

Artefice primo di questo trionfo è Agostino Poletto, Direttore Generale di Pitti Immagine che pur avendo una profondissima esperienza nel campo dell’alta moda, si è avvicinato a questo mondo sportivo con una curiosità e un entusiasmo che traspaiono fortemente dalle sue parole.

Tanti stand a disposizione per gli espositori di bici, viste come oggetti di grande immagine
Tanti stand a disposizione per gli espositori di bici, viste come oggetti di grande immagine

Free cycle free mobility

«Non è la prima volta che Pitti Immagine devia dalla sua strada maestra dell’alta moda – spiega Poletto – lo abbiamo fatto con l’enogastronomia, con i libri, con tanti prodotti di una cultura sempre più in espansione e variegata. Il mondo del ciclismo non poteva e non doveva sfuggire a questa via maestra, perché ha molto da dire nell’ambito del life style soprattutto al giorno d’oggi. Non è un caso se la prima edizione sia stata dedicata al concetto “free cycle free mobility”, abbinando il concetto della sua utilità a quello della sua immagine.

«Noi siamo abituati a veri e propri tour de force nell’allestimento delle nostre manifestazioni – prosegue – ma quella di Becycle è stata un’autentica impresa. Tutto è nato appena un centinaio di giorni prima e chi era con noi ci ha presi per pazzi. Dovevamo addentrarci in un mondo completamente nuovo, senza conoscenze dirette, come veri esploratori contemporanei. Certo, il nome Pitti Immagine ha un certo peso, ma comporta anche una grande responsabilità: dovevamo realizzare un grande progetto in pochissimo tempo».

Durante Becycle si sono alternati incontri sui temi più disparati, dallo sport al turismo (foto AKA-Collective)
Durante Becycle si sono alternati incontri sui temi più disparati, dallo sport al turismo (foto AKA-Collective)

Protagonisti i grandi marchi italiani

Qual è stato il risultato finale al di là dello straordinario afflusso di gente, per chi è abituato a frequentare altre realtà? «I punti di contatto con l’alta moda sono molti più di quel che si potrebbe pensare. Abbiamo voluto lasciar parlare chi è del mestiere – risponde Poletto – mettendoci chiaramente la nostra regia, il nostro “tocco”. Ma i protagonisti dovevano essere le aziende specializzate, i marchi italiani famosi nel mondo, raccontando le loro storie nelle due aree talk predisposte. Si è creata un’atmosfera inebriante e molti, anche del mestiere, hanno scoperto cose interessanti.

«Noi dal canto nostro abbiamo potuto lavorare anche sul contesto, sfruttando le mille possibilità fornite da una stazione di fine Ottocento, con grandi spazi. Ci abbiamo messo del nostro, la nostra esperienza e colpo d’occhio, la nostra ricerca dello stupore scenografico, ad esempio con immagini proiettate su mezze lune pendenti dall’alto per dare l’idea del movimento che è la base stessa del prodotto bicicletta».

Già assicurato il sold out

In quei cento giorni c’erano anche da gestire gli inviti alle aziende: «La risposta è stata entusiasmante: tante aziende sono venute a esporre, tante altre si sono presentate con tanta curiosità e hanno fatto richiesta per la prossima edizione tanto che siamo già andati ben oltre il “sold out”. Ma per la seconda edizione abbiamo molto più tempo a disposizione per gestire il tutto. Abbiamo cambiato completamente periodo di effettuazione perché per un evento del genere dobbiamo anche tenere in considerazione il calendario ciclistico e le varie concomitanze. Pensiamo che metà marzo, quando la stagione è già avviata ma deve ancora entrare nel clou, sia una collocazione adatta».

Protagonista di quei giorni di luglio è stata soprattutto la manifattura italiana e per Poletto non poteva essere altrimenti.

«Noi che abbiamo a che fare con tutti i grandi marchi dell’alta moda – spiega – sapevamo bene però che anche nel mondo del ciclismo i marchi italiani sono all’avanguardia, come Santini. Non è un caso se ben l’82 per cento dei corridori in gara al Tour de France vestono italiano. Significa che le squadre straniere credono e investono nel prodotto made in Italy e questo si riflette sul mercato. Questo è un campo nel quale Pitti Immagine deve essere presente, per far uscire questo messaggio dal ristretto mondo sportivo».

Un momento per ricordare Marco Pantani, con due amici come Giampaolo Mondini e Andrea Agostini (foto AKA-Collective)
Un momento per ricordare Marco Pantani, con due amici come Giampaolo Mondini e Andrea Agostini (foto AKA-Collective)

La formula vincente di Pitti Immagine

Chi vive nell’ambiente delle due ruote sa bene che di festival e di ritrovi ce ne sono molti, dove vengono proposte le novità di ogni marchio. In che cosa si distingue allora Pitti Immagine, perché si sentiva la necessità di questa commistione con un grande imprenditore dell’alta moda.

«E’ proprio facendo leva sul nostro prestigio e la nostra esperienza – chiosa Poletto – che ci siamo tuffati in questo mondo, sapendo che non c’era molto da dover fare, ma che potevamo dare quel tocco in più. Abbiamo lavorato sulla cornice lasciando che però a parlare fosse il prodotto. In fin dei conti, abbiamo sempre lavorato così e la nostra storia dimostra che è la formula vincente…».

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