L’esempio di Bologna fa proseliti. Se Olbia era stata la prima e il capoluogo emiliano la città che ha destato più clamore, la scelta di mettere il limite di velocità a 30 chilometri l’ora continua a diffondersi, anche se la politica centrale del Paese ha altre idee. Tra le città capoluoghi di provincia che hanno deciso di adottare le nuove misure c’è Pavia, dove il progetto troverà attuazione entro i prossimi mesi dopo essere stato annunciato in conferenza stampa.

A parlarne è direttamente il sindaco Michele Lissia, che come anche altri suoi colleghi è prima di tutto un praticante, che da tempo ha scelto di recarsi in Municipio non con la classica “auto blu” ma proprio salendo sulla sua bici.
«L’idea di introdurre il limite in città faceva parte del mandato che i cittadini mi hanno dato in sede di elezioni, perché era un punto focale del nostro programma di governo. Per noi rendere la città più vivibile e sicura anche per chi ha scelto la mobilità sostenibile – e parlo anche di chi va a piedi – è un obiettivo prioritario. Vogliamo una Pavia che possa mettersi alle spalle il passato fatto di incidenti anche gravi sulle nostre strade, che possa cancellare la paura di pedalare e di circolare a piedi. Non è una guerra alle auto, ma un modo per rendere migliore la nostra città».
Qual è stata la risposta della cittadinanza, considerando chiaramente che non tutti sono suoi elettori?
Io dico che su un tema del genere ci può essere convergenza di vedute e infatti vedo che la gente comprende le nostre ragioni. Certamente non ci siamo posti in maniera impositiva, abbiamo spiegato le nostre ragioni e soprattutto i benefici che una simile scelta porta con sé. E’ un vantaggio per tutti.
Che cosa comporta abbassare il limite di velocità?
A ben guardare Pavia già è una città a 30 all’ora, perché molte strade hanno questo limite insito nella costruzione urbanistica della città, che è a pianta romana con il centro storico a traffico limitato. Strade strette, anguste, andare piano è giocoforza. Uscendo più all’esterno il discorso cambia e lì dovremo agire in maniera diretta, ma lo faremo in maniera graduale, facendo di Pavia una città a misura di persone, pensando a spiegare più che a mettere multe. Noi nel tempo ci siamo confrontati con Bologna, abbiamo visto come sono arrivati a questa scelta, hanno dovuto agire in profondità. Per noi sarà più semplice, la metà delle strade sono già sotto questo limite.
Al di là del suo esempio personale, Pavia che rapporto ha con la bici?
Fa parte integrante della sua storia, della sua cultura. A Pavia tanti si spostano sulle due ruote perché è più comodo, più agile, si risparmia tempo prezioso. Addirittura quando sono stato eletto ho scelto di brandizzare la mia bici, con la dizione “Comune Pavia Sindaco” perché è uno status del quale vado fiero e apprezzo che molti facciano lo stesso. D’altronde per la città è facile girare con le bici. Poi non dimentichiamo che qui c’è una fortissima tradizione ciclistica, basti pensare che per i prossimi 3 anni la Milano-Sanremo parte da casa nostra…
E’ anche una scelta ambientale?
Certamente, noi vogliamo che la nostra città sia più green, che possa offrire a chi ci abita una qualità migliore. Al di là del limite di velocità, noi stiamo agendo anche sulla rete di piste ciclabili, molte delle quali le abbiamo naturalmente trovate già in essere quando siamo stati eletti, ma abbiamo in programma di allargarla attraverso piste protette e sicure. Questa scelta siamo sicuri che spingerà sempre più gente a investire sulle bici e a pedalare, per uno stile di vita più sano ma anche più al passo con le esigenze quotidiane. Risparmiando il tanto tempo che si perde in mezzo al traffico…
Dal punto di vista politico questa scelta ha portato contrasti con l’opposizione?
E’ chiaro che ognuno porta avanti le proprie priorità, ma credo che su certi argomenti poi si possa trovare una convergenza di vedute. La speranza, lo dico apertamente, è che certi discorsi trovino un’amplificazione in Italia e in Europa non attraverso semplici parole, ma fatti concreti, ad esempio bandi ai quali si possa partecipare per ottenere fondi per realizzare nuove piste. Confido nel fatto che l’esempio è sempre contagioso e che altre città facciano la stessa scelta, perché muoversi in gruppo è meglio. Lo insegna il ciclismo, no?