Il lavoro pubblicato dall’Isnart a proposito della Ciclovia Pedemontana, del quale abbiamo già avuto modo di occuparci insieme al responsabile Bike della Promo Turismo Friuli Enzo Sima, è un ideale “exemplum” di quello che un percorso ciclabile offre ai cicloturisti, ma soprattutto di quello che essi stessi chiedono e guardano, quando devono scegliere una destinazione per i propri viaggi in sella. Ecco perché lo studio svolto dall’Istituto va preso in esame guardandolo a prescindere dal contesto friulano, per capire qual è l’ideale target che una ciclovia può avere. Sima sottolineava come un simile studio sarebbe ideale per ogni percorso in ogni parte d’Italia e l’analisi lo conferma.
Partiamo intanto, come in ogni ricerca statistica, dai presupposti. Quella in oggetto è stata realizzata nel periodo tra novembre e dicembre 2024 su un campione rappresentativo di 200 turisti, tutti lungo la ciclovia e tutti soggiornanti almeno una notte fuori dal proprio comune di residenza. Un aspetto importante è che la ricerca è stata condotta sentendo il campione in vari punti della ciclovia stessa, che ripercorre l’arco alpino regionale da Sacile fino a Gorizia attraverso 180 chilometri.
Una provenienza tutta italiana
Un altro aspetto importante collegato alle interviste è stato il censimento delle strutture logistiche del territorio toccato dalla ciclovia: sono state contate ben 2.035 imprese turistiche, pari all’11,4 per cento del totale delle imprese. I luoghi maggiori sono naturalmente Gorizia con 425, ma anche Cividale, Gemona, Aviano e Sacile hanno oltre un centinaio di strutture e sono solamente 3 le località con meno di una decina. In totale viene dato lavoro ad oltre 7.000 persone.
Qual è la provenienza? Nel periodo in questione la totalità degli intervistati è italiana, ma quella locale costituisce solo una piccola percentuale, appena il 4 per cento. La maggioranza dei cicloturisti è di provenienza lombarda (il 26,5 per cento), veneta (il 20) e piemontese (il 16,5). Oltre il 90 per cento dei turisti è arrivato in auto alla propria destinazione iniziale, da dove la traversata ha preso il via con un altro 7 per cento abbondante giunto in treno.
Cicloturismo solo per anziani? Non è così
Interessante anche l’aspetto legato alle fasce d’età e al sesso: il 69 per cento degli intervistati è maschile, mentre la fascia d’età più rappresentata è quella da 36 a 45 anni, un segnale importante soprattutto per chi considera il cicloturismo un’attività più legata a gente “agée”. Sono tanti anche i più giovani: la fascia 26-35 anni è il 19,5 per cento del totale. Per il 91,5 per cento degli intervistati l’attività cicloturistica è abituale, per il 62 per cento è associata al concetto di vacanza.
Iniziamo a questo punto a vedere che cosa chiedono i cicloturisti, partendo dalle strutture logistiche. La tipologia di alloggio più utilizzata è quella dell’hotel a 3 stelle con il 30,4 per cento, mentre poco più di un quarto degli intervistati ha detto di aver soggiornato presso amici o parenti. Tanti coloro che hanno optato per B&B, il 19,6 per cento mentre le altre voci, dagli agriturismo a case private di proprietà, ostelli o hotel con altro livello hanno raggiunto quote molto più basse.
Il fascino del viaggio in coppia
Il tipo di viaggio: qui è sorprendente come la ciclovia sia una destinazione di vacanza soprattutto per le coppie, ben il 55 per cento del totale, con secondo posto – ma con distacco – per il viaggio con amici. Solo l’8,5 per cento ha detto di essere in viaggio in assoluta solitudine, addirittura l’1 per cento degli intervistati era con gruppo organizzato. Questo è un dato importante, soprattutto da considerare per tutti i bike hotel che possono così offrire una sistemazione mirata.
Bici di proprietà o noleggiata? La bilancia pende decisamente a favore della prima, con l’81,5 per cento contro il 18,5. Il tipo di percorso friulano ha richiesto prevalentemente una bici da strada o city bike, utilizzata dal 37 per cento e seguita dal 32,5 per cento di mtb. Solamente il 10 per cento utilizzava una bici a pedalata assistita e questo è un dato per certi versi sorprendente, anche se ben si sposa con il fattore età, piuttosto giovanile da parte degli avventori.
C’è chi ancora gira con le mappe
Capitolo navigazione. Quasi la metà dei cicloturisti si è affidato a Google Maps, mentre il 31 per cento a Komoot. Molti sono ancora legati alle mappe cartacee, il 9 per cento, il 5,7 ha scelto Strava. Quote minoritarie invece per chi si affida a un navigatore GPS o ai semplici cartelli stradali.
L’aspetto sulle motivazioni della scelta, al di là del contesto specifico, è un utile indicatore per capire che cosa invoglia un cicloturista. In questo caso si potevano dare risposte multiple e quelle più gettonate, superando il 10 per cento, sono state il percorso ben tenuto e la bellezza del paesaggio, ma quasi il 10 per cento ha voluto sottolineare la chiarezza della segnaletica direzionale. Con percentuali minori ma comunque importanti vengono segnalati il contesto ambientale e naturale, l’ambiente sicuro, la pista curata, la degustazione di specialità locali, la conoscenza di posti nuovi.
Punti d’acqua, la prima richiesta
Quali sono i servizi ritenuti necessari? Questa è un’altra domanda di grande rilievo, che ogni addetto ai lavori deve conoscere. Il principale è avere punti di rifornimento per l’acqua, tanto è vero che la Promo Turismo FVG ha deciso d’investire su una segnaletica apposita. Proprio la segnaletica è considerata il secondo aspetto da considerare, seguito dai punti di primo soccorso, quelli di ristoro e riposo, infine dalle mappe.
Dallo studio si desume, al di là della contingenza territoriale, come il pubblico cicloturistico sia molto attento al prodotto che gli viene proposto e non guardi solamente alla storia, alla cultura, al richiamo dei loghi fine a se stesso, ma voglia anche avere servizi all’altezza. Sia in termini di gestione della ciclovia, si per tutti i servizi ad essa collegati, riguardanti il mezzo e la persona. Costruire una pista ciclabile non basta, il taglio del nastro non è la fine dei lavori, ma solo l’inizio…