Lo scorso 3 aprile il Consiglio, la Commissione ed il Parlamento europeo hanno solennemente promulgato la Dichiarazione Europea sulla Mobilità Ciclistica. Un manifesto composto da un ampio preambolo in cui si affermano i vantaggi e i benefici di un uso diffuso della bicicletta. Segue da una serie di 36 punti in cui ci si impegna a migliorare vari aspetti a tutto tondo: dalle infrastrutture all’accessibilità per tutti, dal cicloturismo ad una vera e propria industria europea della bici che sia anche veicolo di posti di lavoro. Musica per le nostre orecchie…. Ma, parafrasando il celebre discorso di Piero Calamandrei relativo alla nostra Costituzione, essa non dovrà rimanere sulla carta.
Abbiamo quindi posto quattro quesiti a Roberts Zile, uno degli attuali vice-presidenti del Parlamento europeo, che i lettori di bici.STYLE già conoscono, essendo un grande estimatore de L’Eroica.
Onorevole Zile, perché è così importante che l’Unione Europea abbia una Dichiarazione Europea sulla Mobilità Ciclistica?
La bicicletta presenta indubbiamente un enorme potenziale per un trasporto più sostenibile. E’ in grado di alleviare i problemi di congestione e di qualità dell’aria nelle aree urbane e nelle città e di apportare benefici alla salute associati a stili di vita più attivi. E’ quindi positivo che le istituzioni dell’UE abbiano dichiarato congiuntamente la loro intenzione di promuovere la bicicletta attraverso una serie di politiche, laddove è possibile. E’ bello vedere che queste iniziative vengono portate avanti.
Che cosa rappresenta la bicicletta?
Abbiamo visto che l’uso della bicicletta migliora la qualità della vita di molte persone e rafforza le comunità sia nelle aree urbane che in quelle rurali. Un altro aspetto importante è il beneficio che ne traggono l’industria ciclistica e i produttori stessi. Mentre la parte produttiva si svolge in gran parte all’estero, il cuore della produzione – il design e la tradizione – rimane in Europa. A questo proposito, vorrei ringraziare in modo particolare il team di Eroica.
Come mai?
Perché si concentra sulla riparazione delle biciclette d’epoca, dando loro una seconda vita e facendo rivivere questa parte dell’industria ciclistica. Sono anche un ottimo esempio di come non sia necessario pavimentare nuove strade asfaltate: l’infrastruttura c’è già – come le strade bianche in Toscana. Sono sufficienti una manutenzione accurata e il rispetto dell’aspetto della conservazione. Naturalmente questo è un grande strumento politico regionale per coinvolgere le comunità rurali e costruire un sostegno di lunga data per l’industria del turismo.
Questo richiede un supplemento di impegno sul posto?
Ovviamente, per garantire il successo di questa industria è necessario che le autorità a livello locale, regionale e nazionale intensifichino ulteriormente gli sforzi per promuovere la bicicletta e renderla un’opzione più attraente e sicura per tutti coloro che decidono di utilizzarla.
Come è nata l’idea e qual è stato il processo che ha portato alla proclamazione della Dichiarazione?
L’idea iniziale della necessità di una strategia europea per la mobilità ciclistica è venuta alla Commissione Trasporti e Turismo (TRAN) del Parlamento europeo. Essa è stata espressa per la prima volta nella risoluzione del Parlamento del febbraio 2023. Alcuni dei miei colleghi, deputati già da tempo, stavano portando avanti da anni la richiesta di dare alla bicicletta un posto più visibile e di rilievo. Non solo come attività sportiva e di svago, ma anche come vero e proprio mezzo di trasporto.
Quali ostacoli avevano trovato?
Non è possibile definire norme, obiettivi e obblighi legali espliciti a livello europeo. Per questo motivo, in risposta alla richiesta del Parlamento, nell’ottobre dello scorso anno la Commissione europea ha presentato una proposta di Dichiarazione interistituzionale sulla ciclabilità, con l’obiettivo di riunire il Parlamento europeo, la Commissione e il Consiglio in uno sforzo congiunto per aumentare l’uso della bicicletta in Europa.
Il risultato?
Dopo alcuni negoziati tra le suddette istituzioni, con un grande sostegno ed entusiasmo da parte della Presidenza belga, la Dichiarazione è stata firmata il 3 aprile durante una riunione dei ministri dei trasporti degli Stati membri. Il Belgio detiene attualmente la presidenza di turno del Consiglio dell’UE ed è noto come uno dei Paesi più favorevoli all’uso della bicicletta.
La Dichiarazione afferma di non essere vincolante ai fini giuridici. Che aspettative ci sono, quindi, che gli Stati membri la adottino?
In effetti la Dichiarazione non è giuridicamente vincolante. L’attuazione degli sforzi in essa indicati spetta ai Governi nazionali e alle regioni “che scelgono di farlo”. La Dichiarazione serve quindi come linea guida strategica per l’UE e per le politiche nazionali degli Stati membri. Ogni Paese deve trovare le modalità ottimali per sviluppare e utilizzare il potenziale della bicicletta, a seconda delle circostanze geografiche ed economiche locali. Sia che si tratti di un importante mezzo di trasporto per gli spostamenti quotidiani, sia che si tratti di un elemento di svago o di turismo. Si tratta di un approccio corretto da seguire. In fin dei conti, sono i governi regionali e locali che sanno meglio di chiunque altro quali infrastrutture ciclistiche sono necessarie e come sfruttare il potenziale che le attività ciclistiche possono offrire ai loro cittadini.
Quale sarà il compito del prossimo Parlamento e della prossima Commissione nel portare avanti i valori contenuti nella Dichiarazione, dopo le elezioni europee di giugno?
Lo sviluppo e il rafforzamento delle politiche ciclistiche continueranno. Senza dubbio, la bicicletta fa parte di una mobilità inclusiva, accessibile e sana. E i Paesi continueranno a creare infrastrutture ciclistiche migliori e più numerose.
E’ tutto legato alle iniziative dei singoli Paesi?
Una regolamentazione unitaria a livello europeo direttamente dedicata alla mobilità ciclistica non funzionerebbe in questo caso, a causa della grande diversità delle situazioni negli Stati membri. Allo stesso tempo, il Parlamento e la Commissione avranno molte possibilità di promuovere la bicicletta attraverso altri atti legislativi. Migliorare la sicurezza stradale, sviluppare un’industria ciclistica europea, sostenere la multimodalità e il cicloturismo e migliorare la raccolta di dati sulla bicicletta. Ad esempio, abbiamo già iniziato a lavorare sull’aggiornamento della legislazione sui diritti dei passeggeri, imponendo agli operatori ferroviari di prevedere spazi per il trasporto delle biciclette.
Ecco il testo completo della Dichiarazione Europea sulla Mobilità Ciclistica