| 25 Settembre 2024

Deda firma i nuovi dischi per i freni, flottanti con pista in acciaio

Si chiamano Deda DB, acronimo di Disc Brake e sono i nuovi dischi che combinano due metalli. Acciaio per la pista frenante, una garanzia per prestazioni e longevità. Alluminio per lo spider di supporto: due sezioni unite tra loro con il sistema flottante a rivetti.

A Italian Bike Festival 2024, Deda ha presentato ufficialmente i suoi rotori, adatti ad un impiego road e gravel. Il ritorno delle leghe metalliche e della ricerca legata ad essi è una conferma, non solo in ambito telai.

Si notano i rivetti che uniscono i due materiali
Si notano i rivetti che uniscono i due materiali

Deda, maestri nelle leghe

Quando si tratta di Deda è lecito aspettarsi dei componenti di qualità. L’azienda cremasca è leader, da sempre, nella categoria dei metalli, nella ricerca delle leghe e della combinazione dei vari elementi. I nuovi dischi sono una conferma ulteriore.

I rotori per i freni a disco si rivolgono al mondo road ed al gravel e sono costruiti combinando l’acciaio e l’alluminio. Il primo si riferisce alla prima parte, quella superiore della pista frenante (nella zona a contatto con le pastiglie, il disco Deda ha uno spessore di 1,8 millimetri), l’alluminio 7075 è utilizzato per il ragno di supporto e per la zona di ingaggio (CenterLock) al mozzo. Non è disponibile in versione a 6 fori.

Sistema di rivettatura flottante

Le due parti del disco Deda sono unite tra loro grazie ad un sistema flottate a 5 rivetti con rondelle elastiche. Significa un’elevata dissipazione del calore, riduzione al minimo della deformazione del materiale, efficienza straordinaria anche quando le temperature salgono in modo esponenziale.

Il design superiore della pista frenante è arrotondato. Anche in questo caso, oltre a questioni di sicurezza, entra in gioco la ricerca di una forma adatta a garantire le migliori performances, con un valore alla bilancia ridotto. I diametri disponibili sono due: 160 e 140 millimetri.

Il primo disco test, tanta strada e tante ore di lavoro, perfettamente integro
Il primo disco test, tanta strada e tante ore di lavoro, perfettamente integro

Lo abbiamo provato in anteprima

I primi test da parte nostra risalgono alla fine del 2023. Oltre 7.000 chilometri, su strada e nel gravel, in inverno e con le temperature estive. I primi campioni dei dischi non avevano una livrea definitiva e alcuni dettagli erano da rifinire, ma era importante capire l’efficacia, la bontà dei materiali e la qualità complessiva del componente, così come la longevità.

I primi risultati ci hanno fornito dei riscontri eccellenti, soprattutto se messi a confronto con i dischi (tutti) in alluminio. Maggiore modulabilità della frenata e capacità di sopportare frenante protratte nel tempo. Una maggiore stabilità del componente che non cambia forma e non pizzica le pastiglie anche dopo lunghe discese. Nessun problema di adattabilità con i vari impianti. Ma il ragno in alluminio cambiava colore (senza deformarsi) per via delle elevate temperature al quale abbiamo sottoposto i dischi. Da qui la scelta, poi definitiva, di usare il ragno in livrea nera.

Leggeri quanto basta

I dischi Deda non puntano ad una leggerezza estrema (per gli amanti dei confronti e numeri, un disco da 160 Shimano Dura Ace pesa 103 grammi), lo si nota anche dal valore alla bilancia rilevato, perché l‘obiettivo principale è quello di fornire un prodotto sostanzioso e durevole nel tempo, da usare su strada e in ambito gravel.

Nel complesso il disco Deda è frutto anche di analisi FEM (Finite Element Method), atte a far collimare i materiali al peso, il tutto a favore di integrità e prestazioni ottimali. Si agisce con un eventuale alleggerimento solo dove è necessario e possibile farlo.

Deda

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