telescopicotelescopico

| 19 Dicembre 2025

Il reggisella telescopico nel gravel. A chi serve davvero?

Se avete una gravel e vi è capitato di portarla su discese sufficientemente ripide e sconnesse che richiedono di arretrare il bacino per un fuori-sella, potreste esservi chiesti: «E se avessi avuto un reggisella telescopico?». Nato e sviluppato in ambito mountain bike, negli ultimi anni questo componente ha iniziato a comparire anche su alcune gravel, soprattutto quelle più orientate all’esplorazione e al divertimento. Ma ha davvero senso montarlo su una bici senza sospensioni? E’ un aiuto reale o solo una complicazione in più?

Per fare chiarezza abbiamo contattato Giulio Fazzini, titolare di Brian’s Bike Shop, negozio di Ascoli Piceno da sempre molto attento all’evoluzione del mondo gravel e alle sue contaminazioni con altri universi ciclistici: «Credo che nel giro di un paio di anni tutti avremo una gravel in garage – dice – per la sua versatilità, economia, perché è una tuttofare. Si sta ripercorrendo la strada che fu percorsa dalla mountain bike, alla quale il gravel sta mangiando quote di mercato».

Per chi scende in mtb (o e-mtb in questo caso) il telescopico è un must. Ma anche nel gravel può avere senso
Per chi scende in mtb (o e-mtb in questo caso) il telescopico è un must. Ma anche nel gravel può avere senso
Entriamo subito nel tema: perché si parla sempre di più di reggisella telescopico anche nel gravel?

Partiamo da un presupposto: il gravel oggi non ha ancora un’identità unica e definita, soprattutto in Europa. Discorso diverso negli USA dove, dato che le strade sono per lo più dei “piattoni” la disciplina si orienta più su bici aerodinamiche ed il telescopico potrebbe essere impensabile. Penso all’Unbound nel Kansas. Da noi, invece, ciò lascia spazio a interpretazioni molto diverse da parte delle aziende. Ci sono percorsi scorrevoli, ma anche discese tecniche, tratti sconnessi, terreni dove abbassare la sella può aiutare tanto, soprattutto a chi non ha grande confidenza in discesa. Penso a The Traka, in Catalogna.

In concreto, che vantaggio offre il telescopico su una gravel?

Il vantaggio principale è l’abbassamento del baricentro nei tratti in discesa. Abbassando la sella riesci a spostare meglio i pesi, arretrarti di più e avere maggiore controllo nei punti tecnici. Questo aumenta la sicurezza e riduce il rischio di caduta, soprattutto su fondi molto rovinati.

Bastano pochi centimetri di escursione, azionati da un comando al manubrio, per permettere di arretrare il bacino e sentirsi più sicuri in discesa
Bastano pochi centimetri di escursione, azionati da un comando al manubrio, per permettere di arretrare il bacino e sentirsi più sicuri in discesa
E’ una soluzione adatta a tutti?

No, non è un accessorio pensato per l’agonista puro. Chi corre e cerca la massima prestazione difficilmente lo userà. E’ più indicato per un uso escursionistico, per chi vuole divertirsi, esplorare e sentirsi più sicuro, magari arrivando dalla mountain bike o pedalando in territori impegnativi.

Anche chi viene dalla mountain bike ne trae quindi beneficio?

Chi ha già un “buon manico” può anche farne a meno. C’è però da considerare una cosa: con la gravel ci sono limiti fisici chiari. Non avendo sospensioni, più vai forte in discesa più aumentano i rischi su gomme e cerchi. Il telescopico ti aiuta nel controllo, ma non trasforma la gravel in una mtb.

C’è il rischio di andare oltre i limiti del mezzo?

Sì, è proprio questo il punto. Con il telescopico puoi scendere più forte, ma poi rischi di forare o danneggiare i copertoni perché sono loro, insieme alle braccia, a fare tutto il lavoro di assorbimento.

Giulio Fazzini in azione. Quest’anno ha corso sia al campionato italiano che a quello europeo ad Avezzano. Lì, del reggisella telescopico, neanche l’ombra… (foto Brian’s Bike)
Giulio Fazzini in azione. Quest’anno ha corso sia al campionato italiano che a quello europeo ad Avezzano. Lì, del reggisella telescopico, neanche l’ombra… (foto Brian’s Bike)
Dal punto di vista del peso è una penalizzazione da tenere in considerazione per i tratti in salita?

Parliamo di un paio di etti in più. L’escursione è ridotta, generalmente intorno agli 80 millimetri, quindi l’impatto è limitato. Ma chi fa gare e guarda al grammo lo evita senza pensarci due volte.

Si può montare su tutte le gravel?

No, ed è un aspetto fondamentale. Faccio l’esempio dei marchi che trattiamo noi: Scott ha un tubo sella tutto suo, quindi non si può montare. Trek lo puoi montare (in apertura lo vediamo sulla Checkpoint Alr 3, ndr), ma se vai sulla versione race, la Checkmate, no. 3T ha l’Extrema col tubo sella rotondo invece la Racemax ce l’ha ovale, per cui sulla prima puoi montarlo e sulla seconda no. Pinarello non lo considera proprio… Secondo me andremo a finire con il telescopico per bici più “morbide” e un alloggiamento più vicino alla mountain bike.

Probabilmente anche per chi fa bikepacking non ha molto senso…

Sì. Aggiungi peso, complessità e delicatezza. E’ un accessorio da uscita giornaliera, non da viaggio carico.

La Checkmate di Trek è la race gravel del colosso statunitense. Qui non c’è possibilità di montare il telescopico
La Checkmate di Trek è la race gravel del colosso statunitense. Qui non c’è possibilità di montare il telescopico
Quindi, in sintesi, a chi lo consiglieresti?

Tolto chi fa gare estreme, lo consiglio a chi non è un drago in discesa, a chi pedala in territori tecnici e vuole più sicurezza, o a chi arriva dalla mountain bike e cerca sensazioni più familiari. Non è indispensabile, ma per alcuni può fare davvero la differenza.

E se uno inizia ad usarlo, poi non riesce più a farne a meno?

Dipende da come evolve il suo modo di pedalare. Se poi si orienta verso gare e prestazione, lo toglierà subito. Se resta su un gravel più esplorativo, potrebbe diventare un alleato fisso.

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