Il gravel ha cambiato buona parte di quello che conoscevamo nel mondo del ciclismo e della bicicletta, questa disciplina ha portato un cambiamento netto nel mercato e lo abbiamo visto di recente all’Italian Bike Festival. Ma non cambiano solamente la domanda e l’offerta, bensì anche gli eventi. Il gravel ha fatto nascere una serie di manifestazioni intorno a sé, ogni organizzatore arriva da un mondo differente e nel prendere le misure ognuno lo ha fatto a modo suo.
In molti ci hanno detto che la cosa sorprendente del gravel è la sua capacità di far sentire tutti parte di un unico gruppo, senza tuttavia omologarci. In sella a queste biciclette con sembianze da strada e gomme tassellate pronte ad affrontare gli sterrati, tutti troviamo la nostra sfumatura. Non c’è giusto o sbagliato, ci dicono, ed è anche bello che sia così.
Le manifestazioni
In tutto questo c’è un “però”, perché chi organizza eventi deve dare una forma alla sua idea. Va bene radunare, condividere, pedalare e ritrovarsi tutti insieme, ma alla base ci deve essere la scelta di un percorso sul quale mettere le ruote. Ci siamo rivolti a tre organizzatori, al fine di avere un’idea su come lavorino nel momento in cui c’è da organizzare un evento gravel. Ci siamo rivolti a Ivan Piol, di The Great Ride Milano-Cortina e Sportful Dolomiti Gravel, Raffaele Brunaldi della Far Gravel e Mauro Pieri della Val d’Orcia Gravel.
PIOL: «Un buon 80 per cento delle manifestazioni gravel non è votata alla competizione, quindi ci sono due modalità per dividere le categorie. Ci sono eventi che richiedono un certificato medico agonistico per partecipare, altre invece non chiedono nulla. Personalmente credo sia un modo per differenziare le pedalate in cui è richiesto uno sforzo importante. Noi per la Milano-Cortina abbiamo fatto così. Per il resto le altre manifestazioni non chiedono nulla, solamente una quota di partecipazione e poi forniscono la traccia GPX con il percorso».
BRUNALDI: «La Far Gravel nasce con l’intento di far conoscere e apprezzare un territorio che ha tanto da offrire. C’è stata la volontà di investire al fine di realizzare un evento che potesse valorizzarlo».
PIERI: «La Toscana è molto adatta al concetto di gravel, quello che la nostra regione ha da offrire sono strade bianche che sono perfette se si vuole fare questa disciplina. Ognuno valorizza quello che ha a disposizione e per noi le strade sterrate sono il fulcro del tutto».
L’evoluzione
La bellezza e l’unicità del gravel è che permette al ciclista di immergersi e scoprire un territorio, nuovo o vecchio che sia. Si tratta di unire tradizione, cultura e sapori al semplice andare in bici. Non si va più all’evento con la sola idea di pedalare, ma di godersi il territorio in maniera profonda.
PIOL: «Territorio che condiziona i percorsi proposti. Ad esempio noi organizziamo la Sportful Dolomiti Gravel in val Belluna, vicino a Feltre. Il territorio sul quale ci troviamo ci costringe ad avere tante salite e parecchio dislivello. Però c’è sempre un limite da non superare che è quello di garantire un qualcosa che non sia oltre certi limiti per la sicurezza dei partecipanti».
BRUNALDI: «Noi come Far Gravel basiamo la nostra manifestazione su l’iconicità di tre città che sono Ferrara, Ravenna e Bologna, oltre ad avere una spina dorsale che è il percorso Primaro. Il territorio da noi è prevalentemente pianeggiante, ma la nostra manifestazione testimonia che il bello della bici è anche la pianura».
PIERI: «A mio modo di vedere chi prima cercava l’agonismo si è stancato della manifestazione competitiva. C’è la voglia di fare fatica, ma la cosa che interessa è mettersi alla prova, senza fare classifiche. La Val d’Orcia non ha pianura, quindi il percorso viene per forza di cose impegnativo, ma non andiamo mai oltre cercando qualcosa in più. Si deve valorizzare ciò che si ha a disposizione».
La richiesta
Il gravel si è spostato anche su distanze estreme, nella sua chiave competitiva era nato in questo modo: grandi cavalcate su strade sterrate e sentieri immersi nella natura. Un ramo che ha raccolto ogni anno sempre più appassionati, tanto da portare le manifestazioni verso questa richiesta.
PIOL: «Alla fine l’obiettivo è di dare un’offerta globale perché tutti possano venire e partecipare. Noi alla Sportful Dolomiti Gravel proponiamo tre percorsi: 50, 90 e 200 chilometri. La richiesta di lunghe distanze è aumentata parecchio negli anni».
BRUNALDI: «Da quest’anno la Far Gravel ha aggiunto un quarto percorso che è quello da 200 chilometri. E sui 560 partecipanti il 10 per cento ha scelto di pedalare su quello lungo. Personalmente ne farei anche a meno, ma la richiesta c’è e le adesioni anche, di conseguenza lo proponiamo.
PIERI: «Anche noi alla Val d’Orcia Gravel abbiamo quattro percorsi che sono in grado di accontentare tutti. Siamo sempre dell’idea che il fatto di spingersi più in là con chilometri e dislivello sia una cosa nuova e che va di pari passo con la sfida. Tuttavia il grande numero di partecipanti (come nelle altre due manifestazioni, ndr) lo facciamo sulle distanze minori. A testimonianza del fatto che è il territorio ad attirare».
Vivere e condividere
Parlando con i tre organizzatori emerge in maniera notevole che la maggior parte degli utenti che scelgono il gravel ha come obiettivo quello di scoprire un territorio. La difficoltà sta nel fatto di proporre sempre qualcosa di nuovo, se possibile, perché il gravel è esplorazione. Chi torna è perché incentivato dal vedere un tratto o una città che in precedenza non era in programma. Il gravel deve evolversi di continuo affinché l’interesse possa restare alto. Inoltre una grande fetta sulla buona uscita di un evento la fa il famoso “dopo”, ovvero quel momento di condivisione a fine giornata. Riuscire a dare quel momento che crea condivisione, rafforzando legami e ricordi.