| 26 Luglio 2025

Sunflowers Tour da Lisbona ad Atene: resoconto e progetti

Ricordate Massimiliano Porcelli della Cooperativa Sociale Utopia 2000? Lo avevamo contattato prima della partenza del suo Sunflowers European Tour. Ora egli ha concluso il suo viaggio in bicicletta da Lisbona ad Atene, un’impresa lunga 6.000 chilometri attraverso 10 Paesi, realizzata per documentare realtà del terzo settore e raccontare storie di accoglienza, resilienza e innovazione sociale. Quindi, a distanza di qualche giorno dall’arrivo, Massimiliano ripercorre con noi alcuni momenti salienti del viaggio, iniziato il 3 giugno e terminata il 18 luglio.

Partiamo… dalla fine. Massimiliano Porcelli all’Istituto Italiano di Cultura di Atene
Partiamo… dalla fine. Massimiliano Porcelli all’Istituto Italiano di Cultura di Atene
Massimiliano, bentornato innanzitutto. Qual è il bilancio di quest’avventura?

Direi più che positivo. L’esperienza si è rivelata proficua, al di sopra di ogni aspettativa, sia per la qualità delle realtà documentate che per la suggestione del viaggio. E’ stato tutto molto intenso e ricco di scoperte.

Non potendo ripercorrere 50 giorni in bici ti chiediamo: c’è un ricordo che ti ha colpito particolarmente?

Sicuramente il cimitero di Bihać, in Bosnia. Tra le tombe cristiane e musulmane, molte risalenti alla guerra dei Balcani, ci sono purtroppo anche 17 tombe recenti con la scritta “NN” (Nomen Nescio), di migranti che non ce l’hanno fatta a superare la Pleševica, la montagna tra Bosnia e Croazia. Sono per lo più bambini di 4-5 anni, di cui si è stabilita l’età ma non l’identità. Quello di Bihać è un cimitero che racconta due tragedie: quella degli anni ’90 e quella attuale della rotta balcanica.

Qui siamo nei pressi di Saranda, in Albania. Sono stati 10 i Paesi attraversati dal Sunflowers European Tour
Qui siamo nei pressi di Saranda, in Albania. Sono stati 10 i Paesi attraversati dal Sunflowers European Tour
Il Sunflowers European Tour è andato alla ricerca di varie realtà del terzo settore. Quali ti hanno sorpreso di più?

Tutte, ma se devo sceglierne una, direi La Fageda, vicino a Girona, in Spagna. Un’impresa sociale che produce yogurt e impiega 630 lavoratori, di cui 500 con disabilità. Vendono due milioni di yogurt a settimana grazie a un sistema collaborativo tra Stato, grande distribuzione e filiera etica. E’ davvero un modello avanzato di inclusione lavorativa.

La bicicletta ha avuto un ruolo particolare in questo viaggio-indagine?

Assolutamente. La bici permette un’osservazione lenta, necessaria per entrare in contatto con le realtà sociali. Pedalando, entri nelle vite delle persone, nei paesaggi, capisci il contesto geografico e culturale. Con un altro mezzo non sarebbe stato possibile.

Spesso è anche un lasciapassare in fatto di accoglienza…

Sì, soprattutto in Croazia, a Kakopets. In un’azienda di moda che impiega lavoratori disabili, mi hanno accolto con un banchetto a base di sardine fritte, vino e pesce. Dovevo ripartire, ma abbiamo passato la mattinata a festeggiare insieme. Diciamo che gestire i cambi di programma sulla tabella di marcia è stata una delle difficoltà maggiori (sorride, ndr). Ma il viaggio è fatto anche di questi imprevisti felici.

Sei passato anche in Italia e hai incontrato Damiano Tommasi, ex-calciatore della Roma e, da tre anni, sindaco di Verona. Come è andata?

E’ una persona illuminata, molto attenta alle nostre tematiche sociali con una grande apertura alla mobilità dolce. Viene dal mondo del volontariato e del sociale, distinguendosi anche nel terzo settore per la sensibilità a questi temi. Chiaramente nel suo incarico istituzionale questa cosa se l’è portata dietro. Tra l’altro quella di Verona è stata una tappa speciale: il giorno prima vi ero arrivato pedalando 224 chilometri, ispirato dalla visita alla casa natale di Fausto Coppi a Castellania.

In quali paesi ti sei trovato meglio a livello di ciclabilità?

La Spagna è avanti: automobilisti pazienti, strade sicure. In Catalogna, sulla costa, ho trovato un rispetto per i ciclisti che da noi è raro. Anche nei Balcani, devo dire, mi aspettavo di peggio. Invece ho trovato strade larghe, poco traffico, bei paesaggi….

E ora? Cosa succederà con il materiale raccolto?

Usciranno un docufilm l’anno prossimo e un libro che sto scrivendo. Stiamo anche lavorando per trasformare questa esperienza in progetti concreti: workshop, laboratori, collaborazioni con le realtà incontrate. L’obiettivo è creare una rete europea di scambio e innovazione sociale.

In conclusione, il Sunflowers European Tour di Massimiliano Porcelli non è stato solo un (lungo) viaggio in bici, ma un’esplorazione dell’Europa solidale, un’avventura che continuerà a germogliare.

Sunflowers European Tour

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