Quando vi diciamo che l’Italia è una sorpresa continua è vero. Ce se ne accorge anche in una giornata normale, quando involontariamente ci si ritrova su una strada statale bella, selvaggia, attraente come non mai, specie se si è un ciclista (in apertura una veduta dell’Altopiano di Navelli).
Le ruote scorrevano lente sugli altopiani abruzzesi tra Popoli e l’Aquila. Ogni scorcio era più bello del precedente e allora lo sguardo è finito su una pietra miliare. «Ma che strada stiamo facendo?». La risposta della pietra: SS17 o Statale dell’Appennino Abruzzese e Appulo-Sannitico, che in parte ricalca o incrocia anche un tratto dell’Appennino Bike Tour.
Questa sigla ha iniziato a gironzolare nella mente. Da qualche parte l’avevamo già sentita. Poi l’illuminazione. Statale 17 è una canzone di Francesco Guccini. Il cantautore emiliano l’ha scritta quasi in risposta ad un pezzo di Bob Dylan. O più semplicemente perché aveva fatto il militare all’Aquila.
Antrodoco: si parte
Scopriamo dunque questa strada. La SS17 dell’Appennino va da Antrodoco a Foggia per un totale di 340 chilometri e circa 4.600 metri di dislivello. Antrodoco è considerato, non a torto, il vero centro geografico d’Italia. Siamo nel Lazio, nella provincia di Rieti. Quindi la Statale 17 attraversa l’Abruzzo, il Molise e quindi la Puglia.
L’avvio della SS17 è appunto da Antrodoco e più precisamente da un bivio sulla SS4 Salaria. L’inizio è in salita, quella di Sella di Corno. Una salita dolce, ampia che però dice subito del bell’itinerario che ci aspetta.
Prima dello scollinamento, passato il borgo di Rocca di Corno, si pedala lungo un viale alberato. E’ un arco naturale continuo per almeno 500 metri. Sulla destra le montagne della Duchessa, verdissime, tagliate dalla ferrovia a scartamento ridotto Rieti-L’Aquila che ancora oggi funziona. In cima, ad appena più di 1.000 metri di quota, si entra subito in Abruzzo.
Nel cuore d’Abruzzo
Si plana su Scoppito, prima, e su L’Aquila poi. Ai lati si vedono ancora i segni del terremoto. Ma si vedono soprattutto i segni di una terra che vive ancora in un certo modo. Le case col tetto a spiovente e il giardino, i garage sotto, i trattori, le balle di fieno, gli orti… E’ terra di contadini e di pastori.
La SS17 significa anche cultura. Questa strada infatti taglia precisamente a metà il capoluogo abruzzese, tra palazzi storici e ville sontuose. Dalla sua uscita si entra nel vero cuore dell’Appennino e si torna a prendere quota.
Un ampio stradone porta all’Altopiano di Navelli che balla sul filo degli 800 metri. Sembra di fare un passo indietro nel tempo. Campi di grano e di zafferano in basso, boschi tutto intorno sulle pendici dei monti che circondano lo stesso altopiano e qualche borgo di tanto in tanto. Il più importante di questi è quello di Navelli, che dà il nome all’altopiano stesso.
Come rendere questo paradiso ancora più idilliaco? Con un bel risotto allo zafferano di navelli. E’ da qui che viene questa preziosa “spezia”. E Navelli stessa merita una visita. I primi temerari possono fare un deviazione e salire fino alla non lontana Rocca Calascio, set cinematografico naturale.
La Planata su Popoli è rapida e tortuosa, ma anche divertente. Adesso siamo in provincia di Pescara. Qui siamo nel regno dell’arrosticino. Trovarli lungo il percorso è davvero facile. Così come è facile, e d’obbligo, mangiare almeno un confetto durante l’attraversamento di Sulmona. C’è anche una fabbrica-museo da visitare.
Nel Sannio
Lasciata Sulmona, inizia una lunga risalita verso il Piano delle Cinque Miglia. Purtroppo qui sono stati abbattuti degli alberi secolari che come a Sella di Corno avrebbero accompagnato il nostro ingresso in questo immenso pianoro. L’Anas all’improvviso li ha considerati pericolosi per la loro posizione a bordo strada. Le polemiche non sono mancate.
L’Altopiano delle Cinque Miglia è il punto più alto della Statale 17 dell’Appennino e Appulo-Sannitico, siamo a 1.265 metri di quota circa ed è qui che si tocca il punto più alto del nostro viaggio. Pedalare quassù è davvero speciale. Si vede questo immenso piano, la cui lunghezza, 9 chilometri, corrisponde proprio a 5 miglia.
Una piccola deviazione potrebbe essere quella verso Pescocostanzo, uno dei borghi più antichi e tipici d’Abruzzo. Persino gli inglesi del Grand Tour a cavallo del ‘900 venivano a visitarlo. Questo è un luogo che ha qualcosa di mistico oltre alle sue case in pietra. Tante sono le fiabe che incrociano donne, streghe, gatti, megere. E altrettante sono le cappellette espiatorie per la Madonna.
Verso il Molise
Siamo nella terra più remota d’Italia, quasi come nel centro della Sicilia o della Sardegna. Questa è l’Italia dell’Appennino in cui non si scia e non c’è un certo tipo di turismo. Borghi rurali aggrediti sempre più dallo spopolamento, ma anche forieri di un paesaggio genuino e antico.
E protagonista è proprio il paesaggio. Bisogna pedalare a testa alta. Proprio su questo fascio di terra furono poste le linee difensive della ritirata tedesca nella Seconda Guerra mondiale, su tutte quella Gustav.
Se ci si ferma a parlare con qualche anziano in qualche bar, potrebbe di certo raccontarvi di qualche storia di bombardamenti e brigantaggio tipiche della guerra.
Si perde quota e il Molise scorre tra strappi e verdi montagne che si alternano a campi arsi. Bojano è un centro particolare. In pochi posti d’Italia si mangia bene come da queste parti, dai primi fatti in casa a i formaggi, soprattutto: il caciocavallo impiccato, la scamorza e la stracciata di Carovilli e ovviamente le sue mozzarelle.
E Puglia sia
Dall’altopiano delle Cinque Miglia in poi la SS17 dell’Appennino scorre più o meno lungo le direttrici della transumanza verso il Tavoliere delle Puglie. Il confine fra Molise e Puglia è anche l’ultimo troncone ondulato e prima della grande pianura pugliese: in paio di punti si toccano gli 800 metri di quota. Si lambiscono le falde del Volturnino, si costeggia un dei lati corti del Lago di Occhito. Poi è fatta.
Adesso la strada è larga, a tratti anche trafficata, quindi meglio optare per la via locale che vi scorre al fianco. Dal lago di Occhito è tutto un lungo falsopiano in discesa dove dominano i campi di grano, non a torto questa parte della Puglia è considerata il “granaio d’Italia”, ma si vedono anche i primi grandi campi di ulivi. E anche tante pale eoliche.
La Statale 17 passa sotto l’arco di Porta Foggia, che introduce nel centro storico di Lucera. I suoi palazzi vagamente del barocco pugliese più tipico fanno da preludio appunto a Foggia, la meta. Ormai non restano che 19 chilometri piatti e dritti come un fuso.
Consigli preziosi
Se questo è il percorso ci si può divertire ad organizzare il viaggio. I più allenati potrebbero farlo anche in giornata, ma non è questo il senso. Non è fare 340 chilometri in un giorno solo. Con una bici scorrevole, quindi da corsa, endurance o una gravel, si può fare tranquillamente in tre o quattro giorni.
Il consiglio è quello di cercare di dormire nei tratti più tipici. Noi consigliamo l’Altopiano di Navelli, Sulmona o l’Altopiano delle Cinque Miglia, Castel di Sangro o Bojano. O perché no Gambatesa, sul confine tra Molise e Puglia, dove si può ammirare il Lago di Occhito.
Una divisione potrebbe essere questa: Antrodoco-Navelli, Navelli-Castel di Sangro, Castel di Sangro-Bojano. E Bojano-Foggia oppure spezzare quest’ultima frazione in due con la sosta appunto a Gambatesa. E’ vero che quest’ultima tappa sarebbe lunga 127 chilometri, ma è anche vero che è la più facile e quasi tutta tendente a scendere.
Di base non si dovrebbero avere problemi: agriturismo e B&B non mancano lungo il percorso e sono anche ben segnalati. A Navelli, il posto un po’ più remoto, segnaliamo la La Loggia di Federico, rilanciato da molte guide turistiche, e l’Ostello sul Tratturo all’interno di un bellissimo palazzo del ‘400.
Cosa portarsi dietro? Molto dipende da come si decide di viaggiare, ma la priorità è una: l’acqua. Le fontane non si trovano facilmente, quindi meglio fare rifornimento ad ogni borgo attraversato. E se si decide di partire col caldo, che non manchi la crema solare protettiva. Come diceva Guccini: “Statale 17, il sole cade a picco”.