| 18 Luglio 2024

Ascesa sul Monte Sirino. A presto, Basilicata…

LAURIA – Il Monte Papa supera di appena cinque metri quota 2.000, come se non volesse sfigurare davanti all’altro massiccio, quello del Pollino, che abbiamo visto nella seconda tappa del nostro viaggio in Basilicata.

Stavolta siamo sul Sirino, le cui pendici si estendono nel Parco dell’Appennino Lucano-Val d’Agri-Lagonegrese. Qui ritroviamo, come guida per quest’ultima pedalata lucana, Donato Lucia di Ivy Tour che già ci aveva accompagnato in bici sui sentieri nei dintorni di Maratea.

Scendendo con lo sguardo, dal Monte Papa arriviamo ad ammirare il Lago Laudemio, dove siamo noi a sistemare le e-bike prima della partenza. Sulla sponda opposta dello specchio lacustre una mandria si abbevera nelle acque verdi.

La messa al santuario

Tutto è a posto e possiamo partire. In un attimo ci lasciamo inghiottire dal bosco, dove i sentieri (anche per mtb) sono segnalati da cartellonistica lignea. Il menù di oggi prevede un’ascesa al santuario Madonna delle Nevi. Ma, allora perché stiamo scendendo con dei pur divertenti fuoristrada?

«Andiamo a prendere la strada asfaltata più in basso – spiega Donato – e saliremo al santuario facendo la salita dell’altro versante».

E in effetti è così, sbuchiamo sull’asfalto e proseguiamo in discesa per poi girare in un bivio a sinistra e iniziare a fare lavorare i motori per la pedalata assistita. Di tanto in tanto si scorgono le serre per la produzione della fragolina di bosco, un frutto che poi si ritrova in diversi dolci tipici napoletani. Le strade asfaltate del Sirino che stiamo percorrendo sono state anche teatro di transiti del Giro d’Italia. Ora ci siamo solo noi anche se di tanto in tanto ci superano delle auto con dentro tre-quattro passeggeri. Dove vanno?

«Oggi è domenica – spiega Donato – e su al santuario c’è la messa. I fedeli vengono dai vari paesi circostanti».

La nostra guida ci spiega che il culto mariano in passato univa di più i centri, rispetto ad esempio ai santi patroni. Per cui da una parte si sviluppava meno campanilismo, dall’altra erano occasioni come questa che permetteva ai giovani di conoscersi, in tempi in cui discoteche e social erano lungi da venire.

Lo sguardo fino alle Eolie

Nel frattempo l’asfalto ha lasciato spazio allo sterrato, poi persino ad una mulattiera in cui qualche auto non ce la fa e i fedeli devono proseguire a piedi. Capiamo che non manca molto alla vetta quando anche il prete ci supera a bordo di una Fiat Campagnola degli anni Ottanta. Lo scorgiamo sul cassettone posteriore, nella penombra che fa risaltare il colletto bianco e la mano che un po’ ci saluta e un po’ ci benedice. Una scena simpatica quanto surreale…

Sbucati dal bosco siamo in cresta. I panorami che vedevamo prima solo su un fianco, ora girano tutti intorno a noi. Sul poggio opposto al nostro c’è la chiesetta del santuario che conquistiamo superando un’ultima erta su pietraia.

«Da quassù – attacca Donato dopo aver bevuto un sorso d’acqua dalla borraccia – nelle giornate più limpide si arriva a scorgere fino a Stromboli e alle Eolie. Da questa parte invece c’è il Monte Alpi, che divide i due parchi nazionali, quello del Pollino e quello dell’Appennino Lucano».

Dalla quota a cui siamo Donato ci indica con la mano l’itinerario a zig zag di un trekking di tre giorni da Lagonegro a Maratea, organizzato da Ivy Tour. E ci ricorda che per gli amanti della bici c’è un “coast to coast” da Maratea a Matera.

Al ritmo delle mucche

Mentre inizia la funzione religiosa, riprendiamo a scendere dapprima sulla mulattiera esposta, quindi nel bosco. Siamo in linea con la tabella di marcia ma… occorre rispettare i tempi della natura. E cosí ci ritroviamo accodati a quattro mucche che percorrono la stessa nostra strada sterrata. Ci teniamo a qualche metro di distanza per non spaventarle. Non essendoci vie di fuga laterali dobbiamo rallentare al loro passo scandito dai campanacci. Quando il capo che ci teneva a bada con la coda dell’occhio decide di salire su un dirupo, le altre lo seguono arrampicandosi a loro volta. Una scrollata del capo è il segno che possiamo passare…

In breve prendiamo a scendere con velocità per poi immergerci nel canalone che ci riporterà nuovamente a Lago Laudemio. Qui troviamo la sorpresa di un single track recentemente pulito e sistemato da un’associazione locale di biker, per cui possiamo divertirci ad andare sulle sponde dei tornanti e a superare le contropendenze di slancio.

Lagane, fagioli e peperone crusco

Sbuchiamo al Laudemio che è ora di pranzo, per cui decidiamo di scendere ancora per giungere al Rifugio Conserva, ottimo punto base per le escursioni dato che dispone di diverse camere. Concludiamo il nostro tour sul Sirino davanti ad un piatto di lagane, fagioli e peperone crusco. Quest’ultimo è diventato l’emblema della cucina lucana. Dal sapore dolce, nasce a Senise e anticamente veniva macinato per colorare i salumi. Oggi invece si usa come condimento o per colorare la pasta, come nel nostro caso. O ancora nei legumi, sul cinghiale, sul baccalà… Il peperone crusco viene fatto essiccare e svuotato dei semi e la cottura è molto delicata perché deve essere passato nell’olio bollente per pochi secondi e poi salato.

Concludiamo dunque leccandoci i baffi la nostra esperienza in Basilicata, tra Maratea, il Pollino e il Sirino. Oltre a persone ospitali e disponibili abbiamo scoperto un territorio più nascosto, quello montano, talmente vicino a quello più rinomato delle spiagge che sarebbe un peccato non venire a godersi in bicicletta…

Apt Basilicata

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