Ci risiamo. È di nuovo quel periodo dell’anno in cui andiamo in Friuli Venezia Giulia per la press ride organizzata dalla ciurma dell’FVG Bike Trail, l’evento in bikepacking che partirà da Udine il prossimo 4 settembre. L’anno scorso (esperienza che abbiamo raccontato qui) ci eravamo fatti rapire forse con troppa facilità dalle attenzioni che il gruppo capitanato da Giacomo Miranda ci aveva riservato.
Quest’anno quindi siamo partiti più scafati, quest’anno non ci saremmo fatti sedurre così facilmente, abbiamo pensato, tanto più che, come cantava Caparezza, “il secondo album è sempre il più difficile nella carriera di un artista”.
Due nuovi percorsi
La tre giorni inizia con la presentazione del progetto, cosa che noi, ormai veterani dell’FVG Bike Trail, già conosciamo. I due percorsi, ci spiegano poi, sono stati però completamente rinnovati. Se l’anno scorso esploravano il nord ovest della Regione, la seconda edizione si spingerà verso sud est. Fin qui tutto bene. Ma ci sarà comunque abbastanza sterrato? Sì, ci assicurano anche di più del 2024, sia ghiaia che single track. Ok, ma le salite? Anche quelle, soprattutto nella traccia lunga.
Va bene, ma la “wilderness”, componente fondamentale per un evento che ha la parola “trail” nel suo nome, non sarà stata sacrificata in nome della novità? Ci assicurano di no, perché il Friuli Venezia Giulia è pieno di montagne e boschi e colline che non basta una vita per esplorarli tutti. E in più i friulani hanno un asso nella manica, che quelli dell’FVG Bike Trail infatti hanno speso: un altro Paese sul confine. Specialmente nella parte che scollina in Slovenia, ci spiegano, è meglio essere capaci di arrangiarsi perché non si incontrano paesi per chilometri. “Dopodomani andremo a provare quel tratto e vedrete con i vostri occhi.” Sulla teoria ci siamo, vedremo poi nella pratica.
Un Rosso di Buja col caffè
Nella pratica la mattina dopo, appena partiti dal centro di Udine, inizia a piovere. Dieci pedalate e siamo inzuppati come un plumcake nel caffelatte. Questo, Giacomo Miranda, con tutta la sua attenzione ai dettagli, non poteva prevederlo. Finalmente, pensiamo, qualcosa che inceppa questo meccanismo che sembra troppo perfetto per essere vero. Se non fosse che ha piovuto, sì, ma più o meno esattamente quel tanto che basta per godersi ancora di più il sole, prontamente spuntato ad asciugarci dopo un’oretta. Diavolo di un Miranda (& Co).
Dopo qualche su e giù tra le colline attorno a Cividale ci fermiamo a pranzo in un agriturismo familiare in tutti i sensi. Vecchia cucina a legna della bisnonna come arredamento, vecchio tavolo da sarto del bisnonno come bancone. Ci portano verdure, affettati, tutto fatto da loro. Ma mica sarà vostro anche il vino? Sì, fanno loro anche il vino.
E chi entra dalla porta dell’agriturismo al momento del caffè? Alessandro De Marchi, il Rosso di Buja, proprio lui, che “casualmente” passava di là e, guarda un po’, non vedeva l’ora di pedalare con noi un’oretta in salita (in Z0,5 lui, in Z5 chi scrive). Senza dirci niente ci hanno fatti andare in bici con il più celebre corridore friulano (non se ne abbia a male Jonathan Milan, avrà tempo per accompagnarci anche lui) nella sua ultima stagione da professionista. Diavolo di un Miranda (& Co).
La gubana fatta dalle gubaniere nel gubanificio
Salutiamo De Marchi che finisce l’allenamento finalmente ad un ritmo sensato per i suoi standard e ci buttiamo in discesa verso San Pietro al Natisone. Qui il nostro fittissimo programma prevede, prima di cena, una sosta nell’unico e solo “gubanificio” del Friuli Venezia Giulia, dunque del mondo. Un posto dove, cioè, producono esclusivamente il dolce friulano che si chiama, appunto, gubana.
A gestirlo sono le nipoti della fondatrice, arrivate quindi alla terza generazione di “gubaniere”. Ci raccontano che è nato come un dolce povero, fatto con quello che si trovava nei boschi, noci, nocciole, pinoli e uvetta. Poi col tempo è diventato un prodotto simbolo di tutta la Regione e adesso a Natale, il periodo di massimo lavoro, arrivano a produrne anche 3000 al giorno. Se era buona la gubana fatta a mano da una ragazza che è alla terza generazione di “gubaniere” nell’unico e solo “gubanificio” del Mondo? Eccome se lo era, diavolo di un Miranda (& Co).
Tra l’acqua dell’idromassaggio e quella dell’Isonzo
L’anno scorso la seconda notte abbiamo dormito a San Daniele, in un dignitosissimo albergo in centro. Quest’anno cos’hanno fatto quell’FVG Bike Trail? Ci hanno portati in un “glamping” all’interno di un’azienda vinicola poco fuori Cividale del Friuli. La nostra “camera” era una casetta in legno a forma di alveare in mezzo alle vigne, con terrazza e vasca idromassaggio riscaldata privata. Diavolo di un Miranda (& Co.)
Il terzo giorno ci portano nella zona del Collio, italiano prima e sloveno poi, e il tracciato sloveno è davvero selvaggio come ci avevano promesso, e anche il tratto più tecnico incontrato nella due giorni. Negli ultimi chilometri prima di Gorizia costeggiamo la ciclabile lungo l’Isonzo, regale e turchese come sempre, ora che i confini hanno smesso di essere un fronte di guerra (vero?).
A proposito di confini, il nostro tour finisce a Gorizia che, assieme alla gemella slovena Nova Gorica, nel 2025 è Capitale Europea della Cultura. Incontriamo le responsabili del progetto che ci raccontano degli investimenti che sono stati fatti e che faranno sulle ciclabili tra i due Paesi, come un rattoppo tra passato e futuro. Come la bellissima passerella ciclabile sospesa sull’Isonzo che abbiamo attraversato poco prima di entrare in città.
Meglio arrendersi
A proposito della passerella. Subito dopo c’era una rampetta dove io e Giacomo abbiamo fatto una sfida e lui, seppur di un soffio, mi ha lasciato vincere. L’ha fatto dissimulando così bene che mi ha convinto di aver vinto per davvero. Fino alla fine ha portato avanti la storia che ho davvero vinto io, anche al pranzo finale di fronte a tutti, e con ogni probabilità continuerà a farlo per sempre – ma io so che l’ha fatto solo per farmi felice (e infatti ha funzionato).
C’è modo, dunque, almeno una volta di prendere in castagna Miranda & Co, tutta la ciurma dell’FVG Bike Trail? Chi scrive deve ammettere, con un po’ di rammarico, che sembra proprio di no. L’unica forse è sperare che il 4 settembre piova. Ma conoscendoli scenderanno al massimo due gocce, giusto perché poi possa venir fuori l’arcobaleno. (E meno male, visto che saremo lì a pedalare anche noi.)