NORCIA – Oggi il cielo urla di bellezza. Il paese è un cantiere di operai affaccendati e rumorosi, come si conviene quando c’è da ricostruire e possibilmente di buona lena. La Basilica di San Benedetto, che crollando portò con sé le speranze del paese, ora guarda nuovamente la piazza. Le mura del centro storico sono di nuovo spavalde, ma le ferite affiorano spesso e ti costringono a fermarti e ricordare. La ricostruzione avanza, ma è nostro dovere non ricadere nei vecchi errori.
Il cartello del Cammino di San Benedetto invita a seguirlo, percorreremo i tratti che attraversano il cratere del sisma del 2016. Giovanni Visconti e la sua e-gravel Olympia si mettono in movimento. Si pedala in direzione di Cascia, poi Monteleone di Spoleto dove passeremo la notte. Da lì la traccia va verso Leonessa, poi Rieti e via alla volta di Subiaco. I Monti Sibillini ci guardano da nord, per ora si pedala su una stradina stretta e comoda.
Da Norcia a Subiaco, seguendo il Santo
Da Norcia a Subiaco, in circa 300 chilometri e 16 tappe (340 chilometri e 7 tappe per le bici) dove raccogliere il timbro da apporre sulla credenziale. La vita di San Benedetto, come il percorso di questo Cammino, si snodò attraverso sentieri, paesi e storie in un’epoca flagellata dalle guerre. Quella fra i Goti e Bizantini e poi l’invasione dei Longobardi. Era da poco caduto l’Impero Romano di Occidente quando, intorno al 480, Benedetto nacque a Norcia. Figlio di nobili, fu mandato a studiare in una Roma ormai allo sbando, da cui presto fuggì. Si rifugiò in una grotta vicino Subiaco, lungo il fiume Aniene. Da qui si spostò a Vicovaro, come abate in una comunità di monaci, ma ne fuggì per tornare a Subiaco.
Fondò una sua comunità di 12 monaci, ma fu costretto a partire nuovamente per l’invidia di un prete. Si spostò dunque a Cassino, dove fondò la celebre Abbazia. Si narra che qui diede la sua Regola e ugualmente a Cassino morì il 21 marzo del 547.
Un’idea di Simone Frignani
Il percorso per chi va in bicicletta è diverso da quello del pellegrino a piedi. La traccia fu disegnata nel 2012 da Simone Frignani e la sua raccomandazione è di affrontare il tracciato con una bici ammortizzata, perché alcune discese lo richiedono. Il nostro programma prevede di sperimentare la parte del tracciato che attraversa il cratere del sisma del 2016 e qui la gravel fa degnamente la sua parte.
«La stragrande maggioranza – ha raccontato in un precedente articolo – lo percorre a piedi anche per avere un’esperienza più spirituale. Sin dall’uscita della mia guida, nel 2012, ci sono state però entrambe le versioni: quella a piedi di circa 300 chilometri e quella in bici di circa 340. E quando parlo di bici intendo mountain bike. Con la gravel si può fare quasi tutto quello che io propongo. La guida però è stata concepita per i cicloviaggiatori in mtb con le borse laterali».
Fra sentieri e santità
Cascia arriva dopo una discesa morbida di curve fra querce. Raggiungere la Basilica di Santa Rita significa trovare un’oasi di silenzio in cui rivolgere un pensiero alla Santa dei casi impossibili. In questo giorno di pedalate e video, incontriamo un folto gruppo di ragazzi colombiani in marcia verso Roma per il Giubileo dei Giovani. Il loro è un baccano festoso, che porta gioia e non fastidio e invita a chiedere le loro storie. Il bello del cammino, anche in bici, è la possibilità di fermarsi a parlare con chi condivide la stessa strada.
Roccaporena è il punto da cui la storia di Santa Rita ebbe inizio. La chiesa di San Montano. Lo scoglio della preghiera, una grande formazione rocciosa che domina il paese dove, secondo la tradizione, Rita si recava per pregare in raccoglimento, lasciando sulla roccia il segno delle sue ginocchia. Da qui il percorso inizia a salire. I cartelli impongono la svolta a sinistra e si inizia a pedalare verso Monteleone di Spoleto, arrivo della seconda tappa del Cammino di San Benedetto, e il Colle del Capitano dove passeremo la notte.
I pellegrini di San Benedetto
«Per noi il flusso dei pellegrini – spiega Saverio Vannozzi, che del Colle del Capitano è il gestore ed è uno dei referenti del Cammino – è una grandissima risorsa. Devo ringraziare Simone Fignani che lo ha realizzato, soprattutto per noi che siamo nei posti più sperduti e ha permesso che venissero conosciuti. Si dice che per frequentazione sia il terzo Cammino più battuto, quindi è davvero una grandissima opportunità. Da anni vediamo aumentare i numeri e questo ci permette di conoscere davvero tante persone, che vengono a mangiare con noi oppure passano a farci un saluto o prendono il caffè. Sono delle bellissime persone e noi siamo molto contenti di accoglierle».
Chi sono i pellegrini del Cammino di San Benedetto? Che cosa cercano? Alcuni hanno semplicemente bisogno di luoghi lontani dalla massa. Borghi bellissimi e immersi nella natura. Altri vanno in cerca della spiritualità di paesaggi pieni di storia e passione, solcati per secoli dai monaci benedettini.
Una risorsa post sisma
Ogni sensazione è stata amplificata dalle notti di paura in cui la terrà tremò. Ritrovarsi tra muri sbriciolati e senza grandi prospettive ha fatto di questo passare di pellegrini un motivo di rinascita. La vita è tornata come acqua che, infilandosi in rigagnoli tra le rocce, si è aperta nuovamente la strada, passo dopo passo, pedalata dopo pedalata.
«Il Cammino di San Benedetto – prosegue Saverio – ci ha dato una grandissima mano, soprattutto dopo il terremoto. Senza il Cammino eravamo comunque morti. Tutte le iniziative che sono state fatte dopo il 2016 per aiutare questi borghi colpiti dal terremoto ci hanno aiutato parecchio».
La biga etrusca
Ci guardiamo intorno. Il mondo dei telegiornali sembra lontanissimo, gli unici suoni che sentiamo sono i versi degli animali e lo scalpiccio dei passi di un gruppo di ragazzi che si mette nuovamente in cammino, mentre ci ritroveremo al tavolo con una coppia di inglesi, ormai stabilmente in Italia, che guidano d queste parti gli appassionati di botanica.
«Colle del Capitano – spiega Saverio – nasce prima del 1900, quando Isidoro Vannozzi comprò il terreno e ci costruì una casa. Durante i lavori proprio qui venne ritrovata la biga etrusca che è ora esposta al Metropolitan Museum di New York. A Monteleone c’è un piccolo museo in cui è esposta la copia, in attesa che si riesca a riportare a casa l’originale».
La cena è un momento prezioso. Ci si ritrova tutti insieme allo stesso tavolo e si mangia quel che ha cucinato Piera, la madre di Saverio. Solo prodotti della loro azienda e la possibilità di incontrare nuovamente chi ha condiviso con noi un pezzo di cammino. Lei è grande appassionata di ciclismo e quando riconosce Visconti non resiste alla tentazione della foto. Domattina si riparte verso nuovi passi e colpi di pedale, la notte che scende sulla montagna porta ristoro, quiete e un gratificante senso di pace. Buon cammino a tutti.
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