Il Cammino nelle Terre Mutate e la bicicletta vivono una simbiosi naturale. Stiamo parlando di territori storicamente sconosciuti al traffico, che hanno iniziato a farci i conti proprio dopo il terremoto, che ha portato in mezzo a quei monti le frane, le chiusure, i camion e i cantieri. Il valico di Forca Canapine, per citare l’esempio più vicino in ordine di tempo, fu chiuso nel 2016 ed è stato riaperto appena poche settimane fa. E così anche la bicicletta ha dovuto aprire rotte alternative e farlo nel rispetto dei luoghi e delle comunità, dei Parchi Nazionali e le loro regole.
Ne parliamo con Francesco Senatore, Consigliere Nazionale di Federtrek Escursionismo & Ambiente (nella foto di apertura), che nelle Terre Mutate ha tracciato anche il percorso per le biciclette, dopo la definizione del Cammino vero e proprio.
Quando nasce il Cammino nelle Terre Mutate per i biker?
Subito dopo l’uscita della guida, quindi nel 2019. Abbiamo visto che anche Terre di Mezzo (la casa editrice che l’ha pubblicata, ndr) iniziava a proporre una serie di cammini anche in versione ciclabile. Quindi c’è venuta l’idea di studiare la fattibilità in bici delle Terre Mutate. Io da ex amante della mountain bike ho detto subito di sì, ma ho subito intuito la necessità di fare sia la versione più tecnica, sia una più cicloturistica per biker meno esperti. Come poi è stato fatto.
E’ stato necessario lavorarci tanto oppure i sentieri del Cammino sono tutti anche ciclabili?
Non è stato facile ovunque. Nella prima parte, diciamo da Fabriano fino a Castelluccio di Norcia, si è sempre su strade sterrate, su sentieri che sono sempre stati condivisi da camminatori e ciclisti. Il problema viene dopo, quando ci si sposta su sentieri molto più stretti e con delle esposizioni diverse.
Quando si va in montagna, praticamente…
Su un terreno completamente diverso, perché è molto più roccioso e particolare. Lì non è stato facile trovare delle percorrenze uguali a quelle del Cammino. Infatti nella guida scriviamo che la seconda parte è per chi è davvero esperto di mountain bike, muscolare e anche assistita. Agli altri consigliamo di procedere sul percorso cicloturistico.
Quindi il Cammino in bici non è uguale per tutti?
No, direi di no. La gravel ad esempio è un fenomeno venuto fuori dopo la tracciatura. Ho seguito dei cicloturisti che l’hanno usata, mentre io andavo in mountain bike e mi sono reso conto che forse si potrebbe allargare il discorso prevedendo delle varianti per questa nuova possibilità. Anche perché c’è da considerare la variabile di come sono disposti i bagagli sulla bici.
Spiegati meglio per favore.
Chi va in gravel deve avere il bagaglio in linea, non puoi permetterti di avere le sacche di lato. Alcuni ci hanno provato e in alcuni passaggi tecnici sono stati costretti ad andare su strada, perché le borse li sbilanciavano.
Quali sono i settori più tecnici?
Da Castelluccio per andare verso Arquata, Accumoli, Amatrice e in particolare poi la discesa finale verso Collebrincioni. In quelle zone peraltro c’è da valutare che i sentieri non sono sempre pulitissimi. Dal 2024 alla guida del Cammino c’è un’Associazione che sta cercando le giuste sintonie. A guidarla ci sono persone che vivono nei territori e prendere le misure per ottimizzare la cura del percorso è il prossimo passo.
Si può fare l’identikit del biker che pedala nelle Terre Mutate? Sono persone che vogliono solo pedalare o anche interessate alla storia dei luoghi?
Appartengono a due generi distinti. Abbiamo avuto una coppia molto carina che l’ha fatto in e-bike e ugualmente hanno mantenuto la divisione in 14 tappe. Volevano il tempo di arrivare nei posti, fermarsi e conoscere. Se vai in bici, le distanze potrebbero sembrare esigue e potresti avere la tentazione di fare due, tre anche quattro tappe per volta, ma così davvero non entreresti bene in contatto con le persone. E poi ci sono poi proprio i i biker… folli. Un insegnante veneto l’ha fatto in tre giorni, lasciandosi alle spalle i due compagni di viaggio. Alla fine ci ha detto che non se l’aspettava così duro e che la prossima volta sarebbe tornato con i figli per fare una tappa al giorno e l’ha fatto davvero.
Forse il camminatore ha il vantaggio della superiore lentezza…
Esatto. Il camminatore riesce a valorizzare di più gli incontri. Camminando hai un contatto diverso con le persone e questo ti permette di avere un una narrazione diversa, ricevi dal Cammino più di quello che hai facendolo in bici.
Forse si potrebbe migliorare la segnaletica, non trovi?
Sarebbe bello poter aggiungere le indicazioni dei Cammini sui segnali già esistenti. Una placchetta argentata, qualcosa di poco invasivo e ben visibile. Serve per rendere il percorso più fruibile ed evitare che le persone, non trovando indicazioni chiare, si ritrovino a camminare o pedalare in aree da cui dovrebbero stare alla larga.
Hai un posto preferito fra i tanti del Cammino?
Un posto panoramicissimo per me è Montemascioni, cui arrivi da Campotosto. Fai il giro e davanti hai lo scenario del Gran Sasso e alle spalle i Sibillini e i Monti della Laga. Ma per me che ci ho lavorato e l’ho costruito dall’inizio, ogni luogo ha la sua bellezza. Molti spesso tendono a partire da Norcia e non da Fabriano. A loro dico: «Così facendo, vi perdete un tratto che magari è meno impegnativo, ma può darvi tanto». I luoghi che si incontrano da Fabriano a Norcia sono veramente unici.