| 23 Marzo 2024

Colli della Sabina: uliveti, borghi, storia e sapori

«Pedalare in Sabina, quest’anno più che mai, vuol dire ammirare i panorami. Vuol dire avere ampie vedute dalle colline di Fara in Sabina. E vuol dire sapori», queste parole di Marco Barletta relative alla Colli della Sabina, importantissimo evento dedicato agli appassionati di Mtb, ci hanno indotto a tuffarci in questo territorio.

Cosa c’è dunque in Sabina? Cosa attraversa e inanella la Colli della Sabina? Perché ogni anno 1.500 biker, e potrebbero essere molti più ma c’è il numero chiuso, il 25 aprile si ritrovano sui suoi sentieri? Venite con noi e scopriamolo insieme.

La partenza della Colli della Sabina, un serpentone colorato di 1.500 ciclisti
La partenza, un momento adrenalinico e toccante. Un serpentone colorato di 1.500 biker (foto Colli della Sabina)

La Colli per tutti

L’anello misura 40 chilometri e sfiora i 1.000 metri di dislivello, un tracciato fattibile dunque. Tra l’altro si strizza l’occhio anche alle-bike e alle gravel. Si parte e si arriva a Passo Corese, in provincia di Rieti. E si resta sempre all’interno del Comune di Fara in Sabina.

Siamo nel cuore della Sabina appunto, questa regione storica troppo spesso invisibile, ma di enormi tradizioni e patrimoni culturali. Il territorio della Sabina va dalle zone a Nord Est di Roma fino al confine con i Piceni nel versante adriatico dell’Appennino Centrale. Ma anche fino in Umbria e alle porte d’Abruzzo.

Si dice che ci fossero donne bellissime tanto che i romani vennero a rapirle. Se le portarono via con il famoso Ratto delle Sabine. Se il 25 aprile non doveste trovare belle ragazze, sapete il perché! Scherzi a parte, il percorso muove appunto verso le colline. In particolare verso Farfa e Monte Acuziano, noto ai locali come Monte San Martino.

Il passaggio dentro Farfa. Una sosta alla chiesa e all’Abbazia è quasi d’obbligo (foto bici.STYLE)
Il passaggio dentro Farfa. Una sosta alla chiesa e all’Abbazia è quasi d’obbligo (foto bici.STYLE)

Farfa, perla millenaria

Farfa è forse la perla delle perle. Chi viene alla Colli della Sabina non può perdersi questo luogo millenario. Qui dormì Carlo Magno la notte prima di essere incoronato imperatore. Qui c’è una biblioteca con testi le cui copie sono solo in tre pezzi. Qui c’è un aranceto monumentale. E all’interno della Basilica gotico-romanica di Santa Maria ci sono affreschi di epoca Carolingia, quindi prima dell’anno Mille. 

Il suo centro potrebbe essere tranquillamente un borgo nobiliare toscano. Il centro di Farfa è pedonale. Niente auto. La tranquillità di frati e monache ancora regna sovrana.

I ruderi di San Martino, la Colli ha previsto una visita gratuita per gli accompagnatori
I ruderi di San Martino, la Colli ha previsto una visita gratuita per gli accompagnatori

Visita a San Martino

Dopo Farfa un altro punto cardine è Fara Sabina, la “capitale”. Nel mezzo però c’è Monte San Martino. Un sentiero che s’inerpica nel bosco direttamente da Farfa.

La Colli non vi transiterà quest’anno. La carovana farà un giro alternativo, ma per i biker locali quel sentiero che da Farfa risale verso Fara è un must… specie in discesa!

Il Monte San Martino, su cui sono ben visibili delle rovine (si notano anche nella foto di apertura), era di fatto l’ultima altura prima di entrare a Roma. Le vie della pianura che costeggiavano il Tevere si vedevano benissimo. E se qualche esercito o qualcuno indesiderato transitava di lì… non aveva scampo di passare inosservato.

Queste rovine si potranno visitare gratuitamente il 25 aprile, durante la Colli della Sabina. Un facile sentiero porta dal parcheggio alla cima in circa 15′ di cammino. Un servizio utile per chi non pedala, così che possa passare piacevolmente il tempo.

Da Fara panorami suggestivi. Da notare gli uliveti a perdita d’occhio (foto bici.STYLE)
Da Fara panorami suggestivi. Da notare gli uliveti a perdita d’occhio (foto bici.STYLE)

Fara, tra due mondi

Dove invece immancabilmente la Colli della Sabina vi porterà è Fara in Sabina, capoluogo di Comune e Cima Coppi della manifestazione, a quasi 500 metri di quota.

Da lì si entra dentro Fara, borgo medievale. Un ristoro pieno di dolci sotto il fresco degli ippocastani aspetta ogni anno i biker. Questo è il punto più alto, il più è fatto dunque! Tra l’altro la Colli conduce i ciclisti anche all’interno del borgo, tra vicoli, case in pietra, fiori sulle scalinate, gatti e una scritta Bartali (lì dal 1948) sul portone di un tinello.

Si lascerà Fara tramite una strada panoramica, strappata alla montagna tra ginestre e roccia viva. Certi giorni da lì si vedono i Vulcani Sabatini e persino la cupola di San Pietro

Al Musaf si può capire meglio il Dna di questa terra e stupirsi di quanto sia antica. Qui il Cippo di Cures (foto Musaf)
Al Musaf si può capire meglio il Dna di questa terra e stupirsi di quanto sia antica. Qui il Cippo di Cures (foto Musaf)

Nella storia dei Sabini

Fara in Sabina è una sorta di spartiacque tra due mondi. Quello urbano e industrializzato che dà su Roma e quello agricolo e boschivo dei Monti Sabini, preludio degli Appennini. Da un lato, Sud-Ovest, si apre la pianura della valle del Tevere. Da l’altra, lato Nord-Est, ecco altre colline verdissime, i Monti Sabini e sullo sfondo il Monte Terminillo.

A Fara meritano senza dubbio una visita il Duomo, con la sua veduta soleggiata e ampissima, il forno secolare il cui pane è ancora di quelli antichi e, proprio di fronte al forno, il Musaf, il museo archeologico. Tra i molti reperti presenti, ci sono anche quelli dei Cures, civiltà originaria sabina.

Tra l’altro, proprio nel rientro a Passo Corese, quest’anno si toccano alcuni punti in cui è ancora possibile ammirare grotte e ruderi dei Cures in località Arci. Si dice che il Ratto delle Sabine sia stato effettivamente fatto ai danni dei Cures.

L’Olivone di Canneto, esemplare millenario: 7,2 m la circonferenza del tronco e 30-35 m quella della chioma (foto Consorzio Olio Sabina)
L’Olivone di Canneto, esemplare millenario: 7,2 m la circonferenza del tronco e 30-35 m quella della chioma (foto Consorzio Olio Sabina)

Uliveti…

Se si visiterà il museo di Fara Sabina ci si renderà conto, qualora non ce se ne fosse accorti prima, dell’importanza dell’olio e degli uliveti. Pedalando, i campi di ulivi o si attraversano o sono ai lati della strada e dei sentieri. La discesa da Fara in particolare porta in una zona di grandi uliveti.

Una delle località che s’interseca è Canneto. Qui, a poche centinaia di metri dal tracciato, c’è l’Olivone, l’ulivo più grande d’Europa. Ha oltre 1.200 anni di vita.

Le bruschette si troveranno sui banchi della Colli della Sabina (foto Sara Palocci)
Le bruschette si troveranno sui banchi della Colli della Sabina (foto Sara Palocci)

E sapori

La Sabina è la terra dell’olio d’oliva. Tra l’altro un olio pregiato. E questo si lega benissimo con l’altro tema della Colli della Sabina 2024: quello dei sapori. 

«Nel Colli Bike Park – dice Barletta – l’ampia radura dell’evento, del tutto chiusa al traffico, abbiamo previsto degli stand gastronomici che puntano decisamente sui sapori tipici e a chilometri zero. Quindi carne, bruschette, formaggi locali e persino formaggio di amici biker provenienti dal Matese, e poi pizze fritte, altra peculiarità di zona. Anche questo ci sembrava un modo per far conoscere la Sabina. La nostra terra. Una terra a misura di biker». E di cicloturismo. Su strada, infatti, la Sabina non è da meno.

Per informazioni e iscrizioni, le ultime disponibili, della Colli della Sabina si può cliccare qui. Appuntamento dunque il 25 aprile a Passo Corese. Tra i partecipanti anche Claudio Chiappucci.

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