| 6 Febbraio 2024

GeoGravel Tuscany, con Bettini tra soffioni e sorgenti

Galeotto fu il lockdown del 2020. Quando venne fuori che i ciclisti erano fra i pochi fortunati a poter uscire dai confini comunali, Paolo Bettini prese la sua gravel e iniziò quotidianamente a sparire fra i boschi intorno casa, fra il mare della Costa degli Etruschi e gli sterrati che conducono a Siena.

«Capimmo subito di essere tra i più fortunati – ricorda Bettini, oro olimpico di Atene 2004 e due volte campione del mondo – e io per non farmi vedere troppo sull’asfalto iniziai a scoprire chilometri di strade che ignoravo e mi spinsi fino a Piazza del Campo, restando per il 70 per cento nel bosco. Da lì nacque l’idea di iniziare a mapparli, che tanto oggi è facile se hai il Garmin. Quando arrivi a casa, scarichi la traccia e ce l’hai già. Mi resi conto che tra la Costa degli Etruschi, cioè tra la spiaggia di Marina di Cecina e Siena, andando proprio a toccare gli sterrati senesi e quelli del Chianti di Gaiole a casa dell’amico Brocci, c’è un comprensorio così ampio che si arriva quasi a 1.500 chilometri di sentieri e strade bianche».

Il Parco Le Biancane e la forza della natura: il terreno è lunare, ricorda davvero l’Inferno di Dante (immagine depositphoto.com)
Il Parco Le Biancane e la forza della natura: il terreno è lunare, ricorda davvero l’Inferno di Dante (immagine depositphoto.com)

GeoGravel 2024, il primo giugno

Anche per questo e per l’attaccamento al suo territorio, il primo giugno Bettini organizzerà la GeoGravel Tuscany, seconda edizione di una due giorni che punta proprio a scoprire un territorio sconosciuto ai più. Lo spirito è quello più puro del gravel, esploso proprio nel periodo post Covid e che ha nel DNA la ricerca di nuovi spazi lontani dal traffico.

Che Bettini sia innamorato delle proprie zone è cosa nota. Nel 2007, dopo la seconda vittoria iridata, organizzò il Bettini Day, in cui cicloturisti e parecchi giornalisti pedalarono in mountain bike nella zona di Marina di Bibbona. GeoGravel è un passo in più, che lo stesso toscano racconta con una passione inaspettata.

L’uomo ha imbrigliato la forza spaventosa del vapore: quanti conoscono questi posti? (foto GeoGravel)
L’uomo ha imbrigliato la forza spaventosa del vapore: quanti conoscono questi posti? (foto GeoGravel)
Perché la gravel?

Vi racconto un aneddoto. Il primo che me ne parlò fu Devis Barchi, che ora è brand manager in Manifattura Valcismon e ai tempi si occupava di Castelli. Io ero tecnico della nazionale, era il 2013 e ancora pedalavo su bici Colnago. Barchi mi disse di chiedere a Ernesto di darmi una gravel, perché di lì a poco avrebbe cambiato il modo di interpretare il ciclismo, al punto che loro erano già pronti ad uscire con una linea di abbigliamento dedicato.

E Colnago?

Quando gliene parlai, mi disse: «Io ho una bicicletta da ciclocross, se vuoi te la monto con i freni da strada». Io però declinai l’offerta, spiegandogli che il gravel probabilmente era un’altra cosa. Parliamo di dieci anni fa, qui in Italia non se ne sapeva nulla, forse iniziava ad uscire in America. Invece adesso la gravel è diventata la mia bici preferita. Su 10 volte, 7 esco in gravel. E se qualcuno vuole iniziare ad andare in bici, gli consiglio di partire da quella. E se proprio non vuole lasciare l’asfalto, gli dico semmai di investire su una coppia di ruote da strada.

Si parte per l’edizione 2023, ma prima di iniziare, una foto al vapore (foto GeoGravel)
Si parte per l’edizione 2023, ma prima di iniziare, una foto al vapore (foto GeoGravel)
Cosa accadde dopo la pandemia?

Collaboravo da anni con il Comune di Pomarance, tra la Costa degli Etruschi e il Chianti. E’ un territorio fighissimo per pedalare. Quando tutte le più grandi squadre professionistiche del mondo venivano a svernare fra Bibbona, Castagneto Carducci e San Vincenzo, facevano il famoso giro dei soffioni, a Larderello e la Valle del Diavolo. In mezzo a tutto questo, ci sono parchi regionali, aree protette, boschi, semplicemente strade di campagna, con la sbarra che ferma le macchine ma non le bici. Io mi sono divertito a unire tutti questi punti e ne è uscita una figata. Partendo da Pomarance, si va verso le colline geotermiche: la terra sconosciuta. In Islanda posti del genere li hanno sfruttati come primaria fonte di turismo, in Italia finora non sono mai stati raccontati.

Ne vale la pena?

Se domani vieni da me, prendiamo la bici e ti porto a fare il bagno in un bosco con la sorgente d’acqua a 48 gradi. Ci vai solo se la conosci. Oppure ai vecchi lavatoi di Sasso Pisano che oggi sono diventati piscina comunale. Una vasca per 5-6 persone in cui puoi fare il bagno con l’acqua a 42 gradi. Sono posti che in realtà ho sempre conosciuto. Quando andavo alle medie, una delle gite classiche era andare al Museo della Geotermia, con Enel che apre i soffioni per farti vedere cosa c’è nel sottosuolo. Qui si conoscono, ma non sono mai state raccontate. E allora abbiamo deciso di farlo noi, portandoci gente a pedalare. La prima edizione dello scorso anno è nata così.

Si pedala per boschi e sterrati: l’asfalto, spiega Bettini, arriva per qualche raccordo e poco più (foto GeoGravel)
Si pedala per boschi e sterrati: l’asfalto, spiega Bettini, arriva per qualche raccordo e poco più (foto GeoGravel)
Come è andata?

Il sabato abbiamo fatto la social ride con tutti gli invitati e siamo andati in visita al Museo della Geotermia. Abbiamo visto il “pozzo dimostrativo”, un pozzo geotermico dismesso da quarant’anni, pertanto a bassa potenza. Lo aprono per farti capire che potenza ci sia nel sottosuolo e l’effetto del vapore, a livello di impatto e rumore percepito, fa pensare al decollo di un jet. E’ dismesso, ma ha una potenza di 3-4 bar. Pensate che i pozzi produttivi arrivano a 24-28 bar. Le tecnologie di perforazione moderne non sprecano niente, forano e subito imbrigliano il vapore. Quando ero ai primi anni da professionista, per capirci, passavano due giorni dalla perforazione al momento che riuscivano a chiuderlo e il soffione stava due giorni a sparare vapore per aria, che lo sentivi da 20 chilometri.

Abbiamo letto che fra gli ospiti a giugno, accanto a Polo Bettini, ci sarà anche Johan Museeuw, un altro campione del mondo di ciclismo su strada, con un palmares impressionante. Come mai?

Volevo renderla internazionale, visto che tutti giocano sull’internazionalità. Ho la fortuna di avere tanti amici in giro per il mondo, ciclisti molto conosciuti e Johan è un idolo. Ora il suo lavoro è portare gruppi di ciclisti a pedalare soprattutto in Spagna e così gli ho proposto di venire in Toscana, dove peraltro ci siamo conosciuti. Quando andai alla Mapei, i ritiri invernali si facevano qua a Marina di Bibbona. Da lì è nato tutto. E’ stato lui a proporre di fare il lancio ufficiale nella fiera di Kortrijk, in occasione di Velofollies, visto che quella fiera fummo noi della Quick Step a inaugurarla nel 2007, presentando la squadra in un padiglione. Così ci siamo ritrovati lassù e abbiamo lanciato questa collaborazione.

Se volessimo aggiungere un motivo di interesse per chi sta ancora decidendo se iscriversi o meno?

Sono posti in cui non si paga il biglietto. Come l’Islanda, come il parco di Yellowstone. Vai, cammini o pedali e ti ritrovi in una meraviglia della natura. Ci sono i fanghi e poi un’altra cosa che pochi sanno, ma che non è leggenda ed è documentata. La mamma di Dante Alighieri aveva origini a Montegemoli che è nel comune di Pomarance. La leggenda poi narra che Dante per scrivere l’Inferno si sia ispirato a Larderello. Ci sono delle foto del 1800 che mostrano com’era quella vallata prima che l’uomo ci mettesse le mani. Quella era la via tra l’insediamento etrusco di Baratti e le miniere di ferro. Dante passava di lì ogni volta che doveva andare a Firenze ed è probabile che possa esserne rimasto impressionato. Chi ci passerà in bicicletta rimarrà di certo a bocca aperta…

TUTTE LE CATEGORIE DEL MAGAZINE