| 11 Giugno 2025

Il Giro del Mito: un po’ gara, soprattutto viaggio in un mondo magico

BAGNO DI ROMAGNA – La strada verso il Passo dei Mandrioli inizia a salire poco dopo l’uscita dal paese e per chi ha vissuto quegli anni lontani e magici è un attimo ritrovarsi alla ruota di Marco Pantani che da queste parti veniva ad allenarsi. Ci capita spesso di immaginarlo ricurvo sul manubrio, ridere di gusto a una fontanella dopo aver staccato i compagni. E’ difficile rassegnarsi all’epilogo della sua storia, ci manca la sua voce. Per questo, quando ci hanno proposto di scoprire in anteprima il percorso di una gran fondo che si ispira a lui e al mito del Giro d’Italia, non ci siamo fatti pregare.

Giro del Mito, in memoria di Marco Pantani e del Giro d’Italia, arrivato per due volte a Bagno di Romagna
Giro del Mito, in memoria di Marco Pantani e del Giro d’Italia, arrivato per due volte a Bagno di Romagna

Appuntamento al 13 luglio

La Toscana è dall’altra parte del valico, la temperatura cambia con il passare dei chilometri, mentre si superano le “Scalacce” e la loro conformazione di arenaria dai colori diversi. La Valle del Savio resta alle spalle. Quando anche il gruppo sarà arrivato in cima e avrà davanti alle ruote la discesa verso Poppi e il cuore delle Foreste Casentinesi, il Giro del Mito sarà ormai nel vivo.

L’appuntamento è per il 13 luglio, le iscrizioni sono aperte da un pezzo. La strada è silenziosa e deserta, solo qualche camion di tanto in tanto si affaccia dalle curve, in cerca della direzione più rapida verso il Casentino nella provincia di Arezzo. La giornata è già calda, per fortuna la salita si snoda fra curve e faggi secolari che l’Unesco ha inserito fra le bellezze degne del suo Patrimonio. Chiunque verrà da questa parti per la gran fondo, cerchi piuttosto di guardarsi intorno e rendersi conto della meraviglia del posto in cui si trova.

Due percorsi

Il Giro del Mito riallaccia in qualche modo il filo con quella che fino al 2020 si chiamò Gran Fondo del Capitano e si fermò contro il Covid e i suoi divieti. L’ha messo in piedi il gruppo di lavoro di Federico Para, che con suo padre Moreno gestisce il River22 Sporting Club, dandosi un gran da fare per raccontare e valorizzare le bellezze dei dintorni.

Due percorsi, divisi per lunghezza e scenari. Il lungo da 133,54 chilometri e 3.000 metri di dislivello. Il corto da 69,64 e 1.513 metri di dislivello. Le salite hanno nomi evocativi, percorsi per due volte dal Giro d’Italia, che nel 2017 e nel 2021 ha fatto tappa nel piccolo comune di montagna.

Dopo i Mandrioli, il lungo affronta il Passo della Calla, il Carnaio e Acquapartita. Per il corto invece si tratta di scalare Montecoronaro, il Monte Fumaiolo e la stessa Acquapartita, con la memoria che torna ancora a Pantani che nella Forlì-Montecoronaro mise a segno una delle sue prime vittorie per distacco a 17 anni.

Fra Romagna e Toscana

Il dialetto è una musicale via di mezzo fra il romagnolo e l’aretino. Oltre che per il confine delle montagne, pare che il singolare blend linguistico si debba a Mussolini. Il duce voleva che il Tevere nascesse in Romagna, perciò dispose che il Monte Fumaiolo e le sue sorgenti, che per territorio sarebbero toscani, venissero inglobati nei limiti dell’Emilia-Romagna.

«Il passo dei Mandrioli è una salita non troppo impegnativa – spiega Luca Spignoli, detto Scheggia – pendenza media 5-6 per cento e massima dell’8, che si sviluppa in 11 chilometri. Una buona parte è ombreggiata, ma essendo la prima salita di giornata, si farà con la temperatura giusta. Anche la discesa è completamente ombreggiata fino a Badia Prataglia. E’ una bella discesa tecnica, dove bisognerà fare un pochino di attenzione. C’è qualche curva molto tecnica, che sicuramente sarà ben segnalata. L’asfalto non è male, visto il periodo possiamo ritenerci fortunati».

Solitudine e comunione

Di là c’è Camaldoli, forse il luogo più celebre nel Parco delle Foreste Casentinesi, sia per il valore naturale sia ovviamente per quello spirituale della foresta e della presenza millenaria dei monaci. Fondata mille anni fa da San Romualdo, è una comunità di benedettini. Le due case, il Sacro Eremo e il Monastero, sono immerse nella foresta, sintetizzando la solitudine e la comunione del vivere dei monaci. Niente come la bicicletta può aiutare a capirne il valore. Nel giorno del Giro del Mito probabilmente il passaggio sarà rumoroso, ma tornate quando sarete soli, fermatevi e cogliete la bellezza e lo spirito del luogo.

«E’ un bellissimo posto – prosegue Scheggia – perché passi tra foreste secolari, pini e abeti. Anche lì c’è un altro piccolo strappo e poi si scende con una bella picchiata verso un paese che si chiama Moggiona e da lì altri 8-9 chilometri e si arriva a Poppi. Siamo già in Toscana. Ci sono 6-7 chilometri di pianura e poi si comincia a risalire verso la Calla. Sono 16 chilometri, una buona metà completamente all’ombra, perché si entra in una faggeta. La pendenza media non è elevata, ma gli ultimi 3 chilometri diciamo che sono abbastanza impegnativi».

Il Giro del Mito si svolgerà il 13 luglio: sarà caldo, ci saranno ristori solidi e idrici
Il Giro del Mito si svolgerà il 13 luglio: sarà caldo, ci saranno ristori solidi e idrici

Al confine fra due province

Si pedala fra i monti e nella storia. Il Passo della Calla si trova al confine fra le provincie di Forlì-Cesena e Arezzo, ma è stato aperto soltanto negli anni Trenta. In precedenza il valico di questa parte di Appennino era possibile soltanto lungo delle mulattiere o le strade forestali aperte dai boscaioli che trasportavano il legno verso il Casentino da cui veniva spedito a Firenze nelle acque dell’Arno.

«Dalla Calla – così prosegue il nostro interprete – c’è una picchiata di 30 chilometri fino a Santa Sofia. Una bella discesa, curve tecniche da fare con attenzione. E poi, una volta giù, si comincia la salita al Passo del Carnaio, che sarà tutto al sole. Sono 7-8 chilometri belli impegnativi e a quell’ora il sole picchierà sodo. Ha due tronconi. La prima parte è molto impegnativa, poi una centrale ha un… risciacquo di 2-3 chilometri e poi nel finale torna a essere duro».

L’eccidio del Carnaio

Quando il Giro d’Italia arrivò a Bagno di Romagna nel 2021, il Carnaio fu l’ultima salita di giornata e divenne il trampolino di lancio per Andrea Vendrame che se ne servì per vincere la tappa. Il Giro è stato vissuto in tutta la zona come un grandissimo evento, al punto da aver collocato sul percorso dei cartelli che ne celebrano il passaggio.

Sembra che il passo debba il suo nome a una sanguinosa battaglia di quando il territorio era punto di frontiera della Repubblica Fiorentina. E purtroppo per il luogo, il passo è stato teatro di altri eccidi. Proprio lassù nel 1944 furono uccisi dai nazisti 26 cittadini di San Piero in Bagno. Per questo è stato realizzato il Parco della Memoria, con un percorso che ricostruisce quella storia. Oggi il luogo dell’eccidio è coperto da querce e faggi: nel 1944 c’era una quercia solitaria, sotto la quale vennero sepolte le 26 vittime.

«Dal Carnaio – chiosa Luca Spignoli – c’è una picchiata San Piero in Bagno, si prende verso Cesena e si affronta l’ultima salita, che sarà cronometrata, verso Selvapiana e Acquapartita. Sono poco meno di 5 chilometri e a quell’ora sarà davvero caldo, soprattutto per chi ci passerà in ritardo rispetto ai primi. Finita la discesa però, hai finito di soffrire. Un paio di chilometri e sei a Bagno di Romagna dopo 3.000 metri di dislivello. E’ impegnativa, se fai il lungo devi essere allenato, guai prenderla sotto gamba».

Luca Spignoli, Enrico Badii, Michele Daffara e Ivan Locatelli: le nostre guide per il Giro del Mito
Luca Spignoli, Enrico Badii, Michele Daffara e Ivan Locatelli: le nostre guide per il Giro del Mito

La vita lenta

A Bagno di Romagna la vita è lenta e sa di pace interiore. Le terme rendono accoglienti anche gli inverni più rigidi, mentre l’enogastronomia, i sentieri e le locande ne fanno un perfetto punto di approdo durante il viaggio. Provate a vivere così il Giro del Mito: come un viaggio alla scoperta di un territorio magico. Passeggiate nella quiete del centro storico e delle sue pietre vive e ascoltate la leggenda degli gnomi che popolano le foreste dei dintorni.

Insomma, non limitatevi alla prestazione, ai watt, la media e il frusciare della catena. Quelli magari guardateli nella cronoscalata di Selvapiana – 6 chilometri di ascesa, con pendenza media del 7-8% e tratti che toccano il 12% – in cui verranno presi i tempi assoluti nel lungo e nel corto. Per il resto, fatene il pretesto per innamorarvi dei luoghi. Solo così sarete anche voi parte del Mito. E solo così, forse, la sagoma del Pirata deciderà di mostrarsi nuovamente ai vostri occhi.

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