Se si parla di Lampedusa, difficilmente la si pensa come approdo turistico. Parlando con gli abitanti, tutti sono concordi nel dire che l’immagine che si ha dell’isola è colpevolmente legata solo ed esclusivamente agli sbarchi dei migranti provenienti dall’Africa, agli hotspot, a un problema reale, ma che non racconta l’essenza vera di quello che è considerato a tutti gli effetti un avamposto dell’Africa nel Mediterraneo, prima ancora che la propaggine più meridionale del nostro Paese.
Alla ricerca di un’immagine diversa dell’isola
Eppure Lampedusa ha tanto da offrire, pur nella sua estensione davvero ridotta e può essere un paradiso per chi vuole scoprirla in bici, chi vuole realizzare una vacanza su due ruote diversa dal solito. Pian piano il movimento cicloturistico se ne sta accorgendo e nell’isola non sono pochi coloro che stanno investendo su questo settore, a cominciare dai noleggiatori. Daniele Mataracchio, titolare di Edonoleggio è uno di questi.
«Va subito detto che venire con la propria bici non è consigliabile – esordisce Mataracchio – anche se c’è chi lo fa, perché noleggiare una bici sul posto ha costi inferiori. Noi mettiamo a disposizione sia bici muscolari che E-bike, tutte mountain bike perché le caratteristiche dell’isola privilegiano i percorsi su sterrato. Le bici più adatte sono le Fat Bike perché su questi tracciati c’è bisogno di ruote robuste, tassellate, che abbiano presa».
Primo giro, il perimetro di Lampedusa
Quanta gente si presenta per girare in bici per l’isola? «Non è tantissima, questo va detto anche se si registra un certo aumento. Principalmente i cicloturisti vengono dall’Italia e per la mia esperienza posso dire che sono in particolare dal Trentino. Forse trovano una certa affinità con il loro territorio, sono abituati alle pendenze. Il territorio di Lampedusa è molto frastagliato, soprattutto andando verso l’interno. Uno dei percorsi più battuti, ad esempio è quello che dal centro città va verso “la vela” in prossimità di Capo Ponente, la parte più alta dell’isola: sono quasi 9 chilometri tutti in leggera ascesa, ma regalano all’arrivo panorami mozzafiato».
Lo sviluppo dell’isola è molto contenuto, parliamo di 23 chilometri quadrati e se consideriamo tutti i tracciati a disposizione ci saranno qualcosa come 35 chilometri di percorsi. Il tragitto principale e più conosciuto è naturalmente il periplo dell’isola, è un giro panoramico davvero molto bello, sempre affacciato sul mare: «Con il cielo pulito ci sono panorami straordinari, in certi punti si riescono a vedere anche le altre isole del nostro arcipelago, come Lampione e Linosa.
Non dimenticarsi una scorta d’acqua…
«Un altro bellissimo percorso è quello che da Capo Grecale porta a Capo Ponente. E’ una strada tutta asfaltata anche se abbastanza approssimativamente, si pedala sul versante Nord dell’isola pedalando in un paesaggio brullo e senz’alberi. Un dato a proposito riguarda il periodo ideale per girare a Lampedusa in bici, conviene farlo quando la temperatura si attenua, quindi non in piena estate. E soprattutto è molto importante avere sempre con sé una buona scorta di acqua. C’è anche una curiosità a proposito di questo percorso: permette di attraversare il 35° parallelo…».
Un altro bellissimo tracciato è quello che porta a Cala Pulcino, attraverso un piccolo sentiero scosceso pieno di alberi che fa quasi credere di non essere a Lampedusa, venendo premiati da una piccola spiaggia riparata e dall’acqua limpidissima con un effetto di rifrazione che fa quasi credere che le barche che passano siano sospese nel vuoto. Tornando da Capo Ponente si può scegliere il lato sud dell’isola passando in prossimità dell’”Isola dei conigli” considerata uno dei paradisi del Mediterraneo, dove fra luglio e agosto approdano le tartarughe carretta carretta per depositare le loro uova.
L’immigrazione, un problema reale?
Molto bella è anche la parte orientale dell’isola. Un facile sterrato conduce alla Porta d’Europa, un monumento dedicato alla migrazione degli extracomunitari e l’impatto emotivo è particolarmente forte. Si costeggia l’aeroporto per arrivare a cala Francese e a Punta Sottile, il punto più a est attraverso una parte fuori pista particolarmente divertente. Poi c’è una pista bellissima, ma che richiede molto manico che porta alle spiagge di Cala Uccello e Cala Pisana vedendo anche la grotta del Bue Marino.
Lampedusa è un vero approdo celestiale per chi ama le due ruote e sarebbe ideale anche in abbinamento con qualche bagno in spiagge straordinarie, magari anche fuori dai normali periodi balneari. Eppure paga il prezzo a una fama legata a ben altri fattori: «E’ un problema d’immagine – sottolinea Mataracchio – perché lo spauracchio dell’immigrazione poteva valere qualche anno fa, ma qui la situazione ormai è da tempo che è sotto controllo. Chi abita qui sa bene che il problema non sussiste, eppure si parla attraverso vecchi stereotipi, pregiudizi, e Lampedusa ne paga le conseguenze».
Un centro storico da scoprire
Questo frena anche il suo sviluppo a livello di servizi. Ad esempio ci sono pochissime officine che si occupano di manutenzione delle bici e anche come logistica si potrebbe fare di più, ma bisognerebbe innanzitutto fare di più sul piano della promozione, facendo conoscere tutto quel che di bello c’è a Lampedusa. «Non bisogna pensare che Lampedusa sia solo spiagge e fatica. Il suo centro ad esempio merita un giro, transitando per Via Roma con le sue botteghe, il piccolo museo, i negozi di articoli tipici senza dimenticare la gastronomia locale, un ulteriore richiamo per chi viene da fuori».