Un nuovo servizio a disposizione per chi vuole organizzare in proprio le sue vacanze su due ruote. E’ quanto mette a disposizione Slow Map, un nuovo portale che, a pochissime settimane dal suo lancio ha già oltre 16 mila chilometri di itinerari DOC. E la dizione non è pretenziosa, perché si tratta di percorsi testati direttamente da professionisti, dotati di tracce GPX e con moltissime informazioni allegate.


Da Oropa verso tutta Italia
A lanciare quest’iniziativa è Alberto Conte, che dopo aver rivoluzionato il Cammino di Oropa rendendolo agibile anche per le bici, anche con formule originali. A ben guardare, il legame fra le due idee c’è, come spiega lo stesso Conte: «E’ un proseguimento ideale della nostra Casa del Movimento Lento, una guesthouse posta proprio lungo il Cammino di Oropa e la Via Francigena. Ma deriva soprattutto dall’esperienza che noi abbiamo fatto sui cammini europei, in cui abbiamo sperimentato dei sistemi di aiuto all’organizzazione di un viaggio. Verificando che soprattutto chi non è tanto abituato a organizzare un viaggio a piedi o in bicicletta, tende un po’ a perdersi. E’ vero che c’è la Rete, ma questo comporta anche un eccesso di informazioni che sono disponibili sul web. Quindi il primo problema che c’è in generale è scegliere l’itinerario».
E qui interviene il vostro portale?
Noi ci proviamo. Ci sono milioni di itinerari sul web, ma riuscire a capire qual è quello giusto, quello effettivamente percorribile in sicurezza, quello di cui qualcuno si occupa della manutenzione, non è assolutamente semplice, anche per noi addetti ai lavori. Serviva quindi creare una selezione dei cosiddetti “itinerari doc” e poi ci sarà una serie di passaggi successivi in cui cercheremo di aiutare il pubblico proprio a organizzare in termini pratici questo viaggio.


Questi itinerari come sono stati scelti?
In funzione della loro effettiva percorribilità in sicurezza dei cicloviaggiatori. Per il momento abbiamo solo una piccola parte degli itinerari disponibili, ma mano ne introdurremo altri. Abbiamo voluto creare per il momento la spina dorsale delle ciclovie turistiche italiane. Quasi nessuno di quegli itinerari è una pista ciclabile perfettamente sicura e protetta, fattibile dalle famiglie, perché non è questo il target che noi ci siamo posti. Ci rivolgiamo a viaggiatori che abbiano un minimo di esperienza o anche a ciclisti urbani che sono abituati a fare dei tratti in bicicletta anche difficili.
Che cosa guardate nella scelta dei percorsi?
Ad esempio che siano proponibili per i turisti perché hanno alloggi bike friendly che li possano accogliere lungo il percorso, hanno segnaletica, hanno officine cicloturistiche, insomma quel minimo di servizi che è necessario per fare effettivamente un viaggio.


Come spina dorsale del vostro lavoro avete detto di considerare le ciclovie esistenti, quante ne avete censite?
Sul sito siamo già a 35. Queste sono l’ossatura, poi il nostro lavoro proseguirà soprattutto per sviluppare destinazioni che chiamiamo Slow Region e Slow Villages. Nel Biellese dove io abito, abbiamo già mappato attorno ai 1.000 chilometri di percorsi e presto li presenteremo unitamente alle strutture d’accoglienza, bike friendly, noleggiatori e altro, quindi presenteremo un ecosistema locale che si è organizzato per accogliere gli ospiti. Non solo itineranti, ma anche chi vuole fare delle vacanze stanziali, magari pernottando in un bed and breakfast per 3-4 giorni, andando alla scoperta del territorio in bicicletta oppure anche a piedi. In definitiva, un turismo Slow inclusivo.
Da quello che si vede, però, non tutta l’Italia è ancora coperta, ad esempio c’è tutta la costa adriatica che non è tracciata…
Sì, ma ci arriveremo. Questo è l’inizio di un percorso. Noi al momento abbiamo privilegiato il fatto di toccare tutte le regioni italiane. Ci siamo riusciti anche grazie ad Appennino Bike Tour per la parte meridionale. Poi la nostra strategia di presentazione prevede che a mano a mano si vada avanti con il resto della rete, sempre in modo comunque selettivo. La Ciclovia Adriatica, per entrare nello specifico, esiste come progetto, ma non tutti i tratti sono percorribili in sicurezza e quindi anche in questo caso andremo a privilegiare i tratti pronti.


Proprio a questo proposito, toccando con mano un po’ la realtà di tutte le 20 regioni italiane, la situazione è abbastanza uniforme o in certe zone c’è ancora molto da fare?
Abbiamo ovviamente un’eccellenza al nordest e in altre regioni. C’è proprio tanto da fare, molta disomogeneità, anche nello stesso Nord no, effettivamente ci sono regioni che stanno investendo di più e con più convinzione nel cicloturismo, altre che invece sono un pochino meno pronte.
E questo riguarda il discorso della sicurezza o anche tutta la parte che concerne i servizi da fornire al cicloturista?
E’ più un problema di prodotto. Io di lavoro traccio itinerari. Se si parla soprattutto di un cicloturismo per viaggiatori con un minimo di esperienza, ci sono una tale quantità e qualità di strade secondarie che in genere è difficile che ci siano grossi problemi di sicurezza. Magari bisogna fare alcuni attraversamenti su strade, brevi tratti in ambiente trafficato, ma poi è abbastanza facile in genere uscirne. L’itinerario è una condizione necessaria ma non sufficiente per costruire un prodotto cicloturistico. Per questo ci vogliono tanti altri ingredienti che sono gli alloggi i servizi, ma soprattutto la capacità di lavorare in rete, la formazione. Ci sono gestori che potrebbero essere pronti perché magari hanno già un garage o un magazzino dove potrebbero mettere le bici, ma non valutano il potenziale di questo settore e quel minimo di servizi che può servire.


Che risposta ha avuto il vostro portale dal suo lancio?
Siamo molto stupiti perché soprattutto dagli addetti ai lavori, cioè le persone che più se ne intendono, sono arrivati tanti complimenti. Cioè è stato capito che siamo andati a colmare una lacuna che c’era nell’offerta attuale sul web. Non dimentichiamo che la stragrande maggioranza delle persone che viaggia in bicicletta non acquista i pacchetti del tour operator ma preferisce organizzarsi in proprio. Noi andiamo loro incontro rendendo il loro compito più facile.







