Settembre e ottobre: tempo di zaini e quaderni, ma anche di scelte sportive. Molti ragazzi, con la ripresa delle lezioni, cercano lo sport giusto per esprimersi, socializzare e divertirsi. In un’epoca in cui l’offerta è vasta e spesso “indoor”, c’è chi sceglie la natura e il fango, i sentieri e il sorriso di una ruota che scivola sulla terra. All’Acido Lattico Bike School, realtà di Passo Corese, in provincia di Rieti, questo è il periodo più intenso: open day, prove gratuite e un fermento che racconta un ciclismo vivo, fatto di entusiasmo e condivisione.
Ma come si avvicinano oggi i più piccoli alla MTB? E che ruolo hanno i genitori in questo processo? Ne abbiamo parlato con Claudio Meschini e Mattia Perilli, responsabili della scuola, che fa capo alla società Acido Lattico il cui presidente è Marco Barletta, per capire come nasce la passione e come cresce la nuova generazione di biker.

I sorrisi dei bambini
Il primo approccio ai ragazzi nella scelta dello sport arriva dall’esterno. Sono le scuole, le società, che solitamente fanno il primo passo. In qualche caso è anche il contrario.
«La nostra forza è sempre stata il passaparola – racconta Claudio Meschini, uno dei pilastri dell’Acido Lattico Bike School – Usiamo anche altri mezzi di comunicazione: volantini fuori dalle scuole, campagne social, partecipazione a feste ed eventi del territorio, ma alla fine la leva più efficace restano i sorrisi dei nostri ragazzi. I genitori vedono la felicità nei loro figli e la raccontano ad altri genitori. E così cresciamo…
«Il gruppo è in costante espansione. Abbiamo chiuso l’estate con 41 bambini e a settembre, tra open day e nuove iscrizioni, siamo già arrivati a 53. Non è poco per una disciplina come la MTB».
Le età dei ragazzi vanno dai 5 ai 13 anni: fino agli 11 si parla soprattutto di attività promozionale, anche se è agonistica, ma poi entra in gioco anche l’aspetto tecnico e sportivo vero e proprio. «Abbiamo categorie da G1 a G6 – spiega Meschini – e da quest’anno vogliamo accompagnare i ragazzi anche oltre, nelle categorie esordienti e allievi. Non vogliamo che il percorso finisca a 11 anni, come accade in altri sport. Li vogliamo seguire anche nella fase preadolescenziale, quella più delicata. Ma questo ci ha portato ad avere altri tecnici».
Giustamente se il proprio figlio, o figlia, amano un certo sport poi sta al genitore agevolarlo in questo percorso… ma ovviamente devono esserci le strutture e la cosa, non è affatto scontata, specie per chi non è al Nord Italia. Nel Lazio sono diverse le scuole di MTB che hanno chiuso i battenti, complice anche l’assenza della Federciclismo sul territorio… Ma questo è un altro tema e non riguarda solo il Lazio, sia chiaro.
Il segreto resta il gruppo, i sorrisi: uno dei cardini di genitori e ragazzi. «Quando vedo – spiega Meschini – che gli allenamenti iniziano alle 9,30 e alle 9,10 sono già tutti lì davanti all’ingresso del Bike Park, capisco che stiamo andando nella direzione giusta. Il merito è dei bambini, ma anche dei genitori, che si svegliano presto nel week-end per accompagnarli agli allenamenti o alle gare. Prima partivano in due-tre atleti, oggi siamo la terza squadra più numerosa, come successo di recente in una gara. E’ una grande soddisfazione».
Verso l’agonismo e oltre
Il salto verso le categorie agonistiche è una fase delicata, che all’Acido Lattico Bike School viene affrontata con serietà e gradualità e, come dicevamo prima, questo implica un impegno maggiore sotto ogni punto di vista, ma offre un servizio importantissimo. «Dalla promozione giovanile si passa alle categorie esordienti e allievi – spiega Meschini – e per questo abbiamo rafforzato lo staff tecnico. Ora contiamo cinque istruttori operativi, un assistente e un direttore sportivo. E’ importante dare continuità a chi cresce e vuole mettersi alla prova».
Nella scelta di una scuola è importante valutare i progetti nel loro insieme. Non andare lì perché quei ragazzi “vanno forte”. Bisogna valutare l’organico degli istruttori, i mezzi e la lungimiranza progettuale e strutturale. Il progetto va oltre la semplice attività sportiva. La scuola ha acquistato un nuovo furgone per il trasporto bici e attrezzature, utile nelle trasferte. «La logistica è fondamentale – continua Meschini – perché permette ai ragazzi di vivere l’esperienza completa, senza che le famiglie si debbano preoccupare di tutto».
L’obiettivo resta però educativo. «Il nostro punto di riferimento sono sempre i ragazzi e il loro entusiasmo. I risultati arrivano, ma non sono il fine. Quando li vedi sorridere, quando si aiutano tra loro e si divertono in allenamento, capisci che il lavoro fatto ha un senso. Non è solo sport, è un modo di crescere insieme».
L’ambiente giusto
L’altro responsabile dell’Acido Lattico Bike School, Mattia Perilli, si occupa più della parte gestionale-burocratica se così vogliamo metterla. Già che ci siano figure preposte non è cosa da poco. «Mi occupo della parte gestionale, tra tesseramenti, quote… La richiesta principale dei genitori è semplice ma fondamentale: trovare un ambiente sano e accogliente per i propri figli».
Un obiettivo che la scuola sembra aver centrato. «Negli ultimi anni sono nate poche realtà simili nella zona, molte altre invece hanno chiuso. Noi siamo cresciuti perché puntiamo sull’ambiente propositivo. Il sabato mattina, ad esempio, è il giorno più aggregante: genitori, ragazzi, maestri. C’è una socialità spontanea che rende tutto più naturale e come diceva Claudio tutti arrivano prima dell’inizio della lezione».
Un ruolo importante lo gioca il bike park, vero cuore pulsante dell’attività: 2 ettari di terreno chiuso con curve con sponde, fettuccaiati, piccole salite e discese ai margini del paese. Individuare una struttura sana e sicura è un altro aspetto determinante ai fini della scelta di questa o quella Bike School o dello sport stesso.
«In effetti – riprende Perilli – è una fortuna disporre di questo bike park, perché permette ai bambini di imparare in sicurezza, ma anche di divertirsi. E’ uno spazio dove si costruisce fiducia. I maestri sono bravissimi, sanno unire tecnica e gioco. Stiamo inserendo un allenatore dedicato alla parte agonistica e vogliamo affiancare anche un nutrizionista e un preparatore atletico. E’ il segno che stiamo crescendo come società, ma senza snaturare la nostra identità: quella di una scuola che mette i ragazzi e la loro felicità al centro».
Quello che chiedono i ragazzi
Se i genitori chiedono sicurezza e valori, i ragazzi chiedono emozioni. «La prima cosa che ci dicono – sorride Perilli – è che vogliono imparare a fare i salti, le discese, le “sgommate”. Hanno una felicità negli occhi che ti contagia. Il sabato, come accennato, è la loro giornata preferita: più leggera, più giocosa.
«Poi quando diventano un po’ più grandi vogliono uscire dal bike park, esplorare i sentieri, seguire il maestro nei percorsi tecnici. E lì capisci che il gioco si trasforma in passione vera. A marzo molti di loro esordiranno nelle gare giovanili e non vedono l’ora».
«Un aspetto che mi diverte e che mi piace – conclude Perilli – è che qualcuno sogna già di restare “dentro” la scuola. Diversi ragazzi, infatti, ci hanno detto che vorrebbero diventare maestri quando saranno grandi. Questo per noi è il segno più bello: significa che hanno trovato un ambiente in cui si sentono bene, che li rappresenta. Ed è proprio questo il nostro traguardo più importante».
La mountain bike è più di uno sport: è un modo per crescere, imparare e sorridere insieme. E il primo vero approccio al ciclismo. Realtà che lavorano come l’Acido Lattico Bike School sono le strutture ideali presso cui far esordire il proprio piccolo nello sport.