E’ un evento che unisce la passione per la mountain bike con la scoperta profonda di un territorio ricco di storia, natura e paesaggi d’eccellenza. La Granfondo Tre Valli si tiene ogni anno a Tregnago, piccolo borgo dell’est veronese incastonato tra le colline che precedono i Monti Lessini e la Pianura Padana. Ne avevamo parlato qualche giorno fa, quando la prova veronese aveva riaperto le registrazioni per l’edizione 2026. Edizione che è la 25ª. E’ il primo grande evento della stagione delle ruote grasse. Il suo percorso di circa 43 chilometri inanella immediatamente i paesaggi tipici delle colline venete (in apertura e nell’articolo foto Granfondo Tre Valli).
Stavolta ci concentriamo sul suo territorio e legame stretto che li unisce. S’immerge infatti in vigneti, boschi e borghi. Lungo le valli d’Illasi, Tramigna e Mezzane, la Tre Valli, appunto, non è solo una gara ma un’occasione per vivere un’esperienza di sport i compagnia… ma soprattutto è scoperta e opportunità. Scoperta di un territorio particolare e opportunità di poterlo vivere.
«Negli anni – racconta l’organizzatore, Simone Scandola – la manifestazione ha radicato nel tessuto sociale una consapevolezza forte: quando si corre la Tre Valli “si blocca un paese”, non nel senso negativo ma nella misura in cui tutta la comunità si ferma per vivere e parteciparvi».


Tre Valli, dunque Simone, che territorio abbraccia?
Noi siamo proprio in una culla del ciclismo, ma anche della mountain bike. E’ un po’ l’antipasto dei Lessini: collina pura. Siamo nell’est veronese, praticamente sulle prime colline, esattamente a metà tra la Pianura Padana e la Lessinia vera e propria, all’interno del territorio di Tregnago. Già il nome lo dice: il percorso si sviluppa su tre valli. C’è la Val d’Illasi, che è la più lunga e anche la più profonda delle cinque valli della provincia di Verona. La Lessinia è formata praticamente come una mano: ogni dito rappresenta una valle. Sopra, il “palmo di questa mano”, c’è la Lessinia. Da lì partono le valli che scendono verso la pianura. Le tre valli interessate dalla Tre Valli sono l’Illasi, la Tramigna e la Mezzane. La valle di Illasi è quella proprio di Tregnago: sì, è quella da cui partiamo, dove c’è il Progno.
Se dovessi descrivere la Tre Valli a un amico che inviti a pedalare, cosa gli diresti?
Gli direi che è una manifestazione pensata e costruita negli anni per un biker anche con esperienza limitata. L’ultima parte, quella in discesa, era molto divertente, con single track ben disegnati. Sostanzialmente ci sono tre punti in cui serve un po’ di dimestichezza: il Toboga, un canalone con diverse sponde che arriva in Val Tramigna; la discesa del cimitero, circa 150 metri con sassi e rocce affioranti, dove bisogna stare molto attenti; e infine l’ultima discesa, tecnica ma gestibile. Per il resto, la Tre Valli e il territorio circostante offrono strade e carrarecce larghe, anche in funzione dei numeri che facevamo.
Chiaro, parliamo di un evento che ha toccato i 3.000 iscritti: il tracciato doveva essere fluido…
Oggi, purtroppo, certi numeri non si fanno più. E’ una tendenza generale. Però si va avanti e, per fortuna, il nostro richiamo resta buono.




Cosa lascia la Tre Valli al territorio?
La gente. La gente che ritorna. La nostra zona è identificata un po’ come la valle dei biker, almeno per quelli della zona. Ma non solo: notiamo tantissima gente che arriva dal Vicentino e dal Padovano, anche nelle domeniche normali, non solo in quella della gara. E questa gente viene sia in mountain bike sia in bici da strada. Poi c’è una novità interessante.
Cioè?
Sembra che la ciclabile a breve possa arrivare a Tregnago. C’è una pista ciclabile molto bella che corre praticamente a fianco del Progno, del torrente che solca la valle, e porta fino a Giazza, paese posto alla fine della valle. Questa ciclabile sta avanzando pian piano e speriamo che possa arrivare a collegarsi con la Ciclovia del Sole, creando un innesto in questa grande arteria che passa dal lago di Garda, da Verona e arriva fino a Bologna.
E la gravel? E’ una bici adatta a queste zone o il DNA di questo territorio resta quello della mountain bike?
Per me resta territorio da mountain bike, a meno che non si parli di percorsi che ricalchino il fondovalle o le dorsali, che comunque non sono da meno in quanto a fascino. Ci sono due dorsali: a destra, la Vecia Via della Lana e a sinistra la Via Cara. Sono entrambe abbastanza facili. Però, nel complesso, direi che quello della Valle d’Illasi e le zone vicine, sia ancora un territorio da mountain bike. Per dire, la Tre Valli non riesci a farla tutta con la gravel.


Puoi dirci di più di queste due vie?
La Vecia Via della Lana è una vecchia strada usata dai mercanti della lana ed è stata tracciata anche con il nostro contributo un paio d’anni fa. Parte da Soave e arriva fino alle montagne di Campofontana, nella parte orientale della Lessinia. La Via Cara deriva invece da Via Vaccara, quella che percorrevano i malgari per portare in quota le bestie. Era una sorta di piccola via della transumanza tra estate e inverno. Ci sono ancora diversi tratti sterrati.
La Tre Valli tocca queste due vie?
Sì. La Via della Lana nella prima parte, nel tratto che dalla Croce del Vento passa per i Carbonari e arriva in collina. La Via Cara invece si affronta dopo aver attraversato il torrente Progno. Dopo il tipico passaggio sotto al tunnel c’è uno strappo tra i vigneti e, una volta arrivati in cima, la percorriamo da sud verso nord. Ci sono vedute suggestive da lassù.
Oggi parecchia gente arriva a Tregnago anche quando non c’è la gara. La Tre Valli ha sempre avuto l’idea di essere un volano per il territorio?
All’epoca non nacque con quello scopo. Magari li ha adesso. Il percorso è rimasto sostanzialmente sempre quello. L’anno scorso abbiamo partecipato al bando “Bici in Comune”. Abbiamo presentato un progetto fatto discretamente, ma per questione varie un po’ improvvisato. A questo bando vi hanno partecipato circa 600 comuni. Ne hanno finanziati 30 e noi siamo arrivati trentaduesimi. Questo per dire che, al momento, la Tre Valli non è tracciata in modo permanente. Chi viene si muove con tracce GPX o segue un amico che c’era già stato. Alla fine, da noi, non è difficile ricordarsi certe vie o passaggi.




C’è una zona che ti piace particolarmente, un passaggio simbolo che incarna il territorio, visto che tu lo conosci bene?
Sì, l’ultima salita: Le Cave, che sale da Mezzane. Della Tre Valli possiamo cambiare tutto, ma l’ultima salita no. Sale in una tenuta che si trasforma da pineta in vigneto puro. Sarà lunga cinque chilometri e mezzo, forse sei. E’ molto pedalabile, con sottobosco battuto, ed è una salita che c’è dalla prima edizione.
Curiosità: come è nata l’idea della Tre Valli?
Non è nata da me, perché sono subentrato solo nel 2009. Tutto è iniziato con un gruppo che ancora oggi è parte fondamentale dell’organizzazione, una cosa piuttosto anomala. Sono partiti quando la mountain bike era agli albori, con una sorta di scampagnata. Si narra di ristori a base di grappa! Pian piano l’hanno allargata agli agonisti e dal 2009, quando abbiamo deciso di farla diventare una corsa federale, è diventata l’evento che conosciamo oggi.
Non si vive un territorio fino in fondo se non si assaggiano i piatti tipici: cosa consigli a chi viene a Tregnago?
Non puoi andare via senza aver mangiato un buon risotto all’Amarone, visto che siamo nella culla di grandi nomi del vino.







