Tra i percorsi premiati all’ultima edizione degli Oscar del Cicloturismo, confermatosi un vero momento di riflessione generale sulla situazione delle piste ciclabili italiane, uno spazio particolare se lo è meritato La Via di Francesco, che ha ricevuto il riconoscimento quale miglior “cammino” italiano. Un premio “una tantum”, per celebrare la decima edizione della rassegna nell’anno del Giubileo. Perché non parliamo di una semplice ciclovia, ma di un percorso che ha un alto significato religioso.
Di Cammini dedicati al Santo ce ne sono molteplici, anche in Emilia, Toscana e Lazio, che vanno anche a intersecarsi. Quello premiato è l’originario, in Umbria, dove il ricordo della sua figura e dei suoi insegnamenti è ancora fortissimo a secoli di distanza. Il Cammino si snoda fra spiritualità, storia, arte, santuari, antichi borghi, paesaggi incantati in un connubio di colori e di sapori che lo rendono godibile anche in bicicletta, in ogni stagione dell’anno.

Non è un percorso a sé stante, perché sul suo sviluppo e sulla sua gestione la presenza degli enti locali, in particolare della Regione Umbria è forte, tanto che ne ha fatto un proprio vessillo. L’Assessore al Turismo e allo Sport Simona Meloni ha ben presente l’importanza che questo percorso ha anche nell’immaginario collettivo, considerando il suo sviluppo cicloturistico come un’ulteriore dimostrazione del suo successo e del suo richiamo anche verso l’estero.
La Via di Francesco è un cammino storico non solo per l’Umbria. Che richiamo ha dal punto di vista turistico per la vostra regione?
La Via di Francesco è un autentico patrimonio identitario umbro: un percorso che unisce spiritualità, arte, cultura e natura. Grazie al suo percorso straordinario tra borghi, santuari e paesaggi mozzafiato, attira migliaia di visitatori ogni anno, italiani e stranieri, interessati alla dimensione autentica del viaggio lento. Questo percorso è diventato un volano turistico per le nostre comunità, con un impatto non solo economico, ma anche sociale e culturale che ha fatto segnare una crescita costante sia nell’interesse degli amanti del trekking che degli appassionati delle due ruote.
Nato per camminatori, ora è molto conosciuto anche a livello cicloturistico. Questo ha comportato un suo adattamento, ad esempio attraverso segnaletica apposita, una mappatura dei punti di noleggio e manutenzione bici e altro?
Sì, abbiamo davvero trasformato la Via pensando al suo nuovo utilizzo. La segnaletica è stata potenziata con cartelli specifici per ciclisti e camminatori, abbiamo mappato stazioni di noleggio e officine bici e creato rastrelliere dedicate. Inoltre, gli agriturismi e le strutture ricettive lungo il percorso offrono servizi bike-friendly (laboratori meccanici, punti ricarica e colazioni energetiche), in linea con quanto suggerito dal network Federalberghi e dalle buone pratiche europee per i cicloturisti.
Recentemente La Via di Francesco è stata premiata come miglior Cammino agli Oscar del Cicloturismo: pensate che questo darà ulteriore visibilità al suo itinerario?
Noi ne siamo convinti. E’ un riconoscimento che certifica la qualità del cammino e amplia la sua visibilità internazionale. Lo straordinario riscontro mediatico e i network di operatori presenti a Trieste rafforzano il brand “Via di Francesco”, attirando cicloturisti esperti ma anche nuovi target interessati a esperienze all’aria aperta e slow travel.
Sul sito è segnalato come il cammino sia direttamente curato dalla Regione Umbria: questo cosa comporta per il vostro ufficio?
Assumiamo un ruolo attivo nella cura e sviluppo dell’itinerario: dalla manutenzione alla segnaletica, dalle collaborazioni con i Comuni ai servizi per i cicloturisti. Il nostro ufficio monitora flussi, promuove eventi a tema, raccoglie feedback e finanzia iniziative locali. Questo approccio integrato garantisce un’esperienza armoniosa e qualificata per tutti i fruitori, con attenzione al territorio e alle sue comunità.
Allargando il discorso, che impatto ha tutto il comparto cicloturistico dal punto di vista economico per la vostra regione che ha sempre e giustamente vissuto di turismo?
Il cicloturismo italiano nel 2024 ha generato 89 milioni di presenze e quasi 9,8 miliardi di euro di fatturato. In Umbria, settori come ricettività, ristorazione, mobilità dolce, noleggio bici e servizi culturali stanno beneficiando di questa crescita. Circa il 10 per cento dei turisti nazionali fa turismo attivo: un’opportunità concreta per le aree interne, con effetti positivi anche sul rilancio dei borghi e sulla permanenza dei giovani.
C’è un tratto a cui personalmente è particolarmente legata?
Sì: il tratto Assisi–Spoleto–Norcia è per me simbolico. Incorpora la spiritualità del Cantico delle Creature, la bellezza incontaminata dei monti e l’autenticità degli antichi borghi. Qui la sinergia tra cammino e bicicletta raggiunge il suo apice: una forma di turismo lento capace di emozionare e generare valore per le comunità locali.