| 4 Maggio 2025

Un invito tra Orvieto e Bolsena, tra i calanchi e il tufo…

ORVIETO – Complice un invito ad un test ride targato Cinelli, ci siamo concessi una pedalata gravel in quel di Orvieto, a cavallo tra l’Umbria e la Tuscia laziale. Ad organizzare il tutto c’è stata la mano di Massimo Lucarelli di Ciclostile. Egli ha pensato bene di concludere con una social ride di una ventina di persone la quattro giorni dedicata alle prove dei nuovi modelli dello storico marchio: la Pressure II per quanto riguarda la strada e la King Zydeco II per il lato gravel.

Ciclostile è un piccolo negozio posto proprio nel centro storico di Orvieto, a due passi dal maestoso Duomo. Ma è nascosto ai più, essendo in un cortile raggiungibile tramite un vicolo stretto che dà su Piazza della Repubblica. 

Nel segno di Cinelli

Ci presentiamo di buon’ora e Massimo sta assegnando le bici e montando i pedali a quelli che, di lì a poco, saranno i nostri compagni di viaggio.

«Ciclostile me lo sono cucito su misura 9 anni fa – trova il tempo per raccontare, mentre sistema l’altezza di una sella – ho corso su strada nelle categorie giovanili a seguito di una passione ereditata da mio padre. Poi ho smesso e, dopo un lungo periodo, ho ripreso quella stessa passione facendone un lavoro. Ho aperto una ciclofficina con vendita e noleggio, ma ho diversificato fin da subito».

Infatti, oltre a Massimo, ci sono la sua compagna Giada, che si occupa di sartoria, con un occhio al vintage e al re-worked, e la sorella di quest’ultima, Lida, una bravissima illustratrice che realizza libri per ragazzi. 

«Collabora con case editrici importanti come Mondadori – riprende Massimo – ha illustrato libri per la regista Alice Rohrwacher (che vive da queste parti) ed è entrata nel Cinelli Art Program disegnando tre cappelli per la loro collezione. Ovviamente Lida cura anche la nostra collezione di cappelli e di magliette Ciclostile, che poi facciamo realizzare da Pella Sportswear».

Si parte, subito gravel

Con questa colorata commistione di intenti siamo pronti a metterci in marcia. Il gruppo di gravellisti sbuca dal vicolo in fila indiana cogliendo di sorpresa i turisti del mattino. In un lampo scendiamo dalla rupe (Orvieto è posta su un’imponente piattaforma tufacea) attraverso l’arco di Porta Romana. Qualche tirata di freni per testare questa nuova versione “race” della prima gravel in carbonio di Cinelli e già siamo in salita sulla collina antistante.

Poche pedalate di buon ritmo e raggiungiamo la cima: il verde si estende a vista d’occhio in una giornata limpida, tra le vigne che danno sulla valle del Tevere e lo spicchio blu del Lago di Corbara che sbuca tra esse.
Lasciamo l’asfalto della Strada Bagnorese per iniziare uno dei tanti tratti puramente gravel della zona. Tratti che non hanno nulla da invidiare al famoso Chianti…

Sugli strappi sterrati il gruppo si fraziona, E le strade bianche caratterizzano il paesaggio
Sugli strappi sterrati il gruppo si fraziona, E le strade bianche caratterizzano il paesaggio

Larth, il guerriero etrusco

Notiamo che in senso contrario provengono alcuni camminatori, con zaino e bastoni. Dapprima pensiamo ad una comitiva, ma poi la situazione si ripresenta più e più volte (sempre con reciproci saluti), tanto che immaginiamo ci sia un evento particolare.

«No – ci spiega Massimo mentre ci affianca – semplicemente siamo sul tracciato del Cammino dell’Intrepido Larth,  un guerriero etrusco vissuto nel V secolo a.C. a Velzna, l’attuale Orvieto. E’ un cammino che sta diventando sempre più frequentato, come vedi».

Dato che sull’altra sponda del Tevere si sviluppa un anello che gode di simile fortuna, il Cammino dei Borghi Silenti, gli chiediamo se non ci sia qualcosa di analogo anche per i ciclisti.

«Per ora no, anche a causa della burocrazia dei vari comuni interessati, ma ci stiamo lavorando. Con il nostro progetto di Orvieto Bike Experience proponiamo tour ed escursioni in bici in questa zona che è un crocevia tra Umbria, Lazio e Toscana».

Ed è anche zona di calanchi. Infatti, arrivati nell’abitato di Lubriano ci si presenta un affascinante “affaccio” su Civita di Bagnoregio, la famosa “città che muore” perché vittima dell’erosione del colle in tufo su cui si erge.

Eric Pontremoli osserva Civita di Bagnoregio da un punto di vista privilegiato: il balcone di Lubriano
Eric Pontremoli osserva Civita di Bagnoregio da un punto di vista privilegiato: il balcone di Lubriano

Tra Civita e Bolsena

Approfittiamo della sosta per delle foto e per scambiare due chiacchiere con Eric Pontremoli che, nel vicino borgo di Allerona, organizza anch’egli escursioni a piedi ed in bici.

«Li abbiamo chiamati Pétit Tour e con essi vogliamo valorizzare il nostro territorio andando a cercare i produttori locali. Dal punto di vista naturalistico, abbiamo l’Area Naturale Protetta Selva di Meana e la Riserva del Monte Rufeno. Tramite la gestione dell’Hosteria di Villalba possiamo fornire i piatti caratteristici come i pici all’aglione o la cacciagione».

Lasciamo la vista di Civita di Bagnoregio per proseguire verso il Lago di Bolsena e ritroviamo la compagnia di Massimo, sempre disponibile a fare qualche parola con ogni partecipante del gruppo. «E’ il lago d’origine vulcanica più grande d’Europa. D’estate è anche possibile farci il bagno. Fra una ventina di metri, sulla destra potrai vedere una cava di pozzolana, una roccia vulcanica di colore rossiccio».

Non raggiungiamo le sponde del Lago di Bolsena, ma ci limitiamo a vederlo dall’alto. Per salire nell’invaso passiamo attraverso una vegetazione più fitta, punteggiata di ginestre, dopodiché superiamo alcuni tratturi più tecnici e fangosi, mettendo così alla prova la King Zydeco II un po’ in tutte le condizioni. Sugli strappi restiamo colpiti dalla sua reattività che ricorda quella di una bici da strada.

L’imponenza del Duomo

Rientriamo ad Orvieto attraverso la fitta rete di carrarecce che altro non erano le vecchie strade dei contadini. Molto scorrevoli, ben percorribili e interconnesse tra di loro. Un’ultima planata in discesa ci consente di ammirare la rupe di Orvieto nella sua interezza, con sopra la città illuminata dal sole. L’ultima fatica è la risalita nel centro storico, di nuovo attraverso la Porta Romana. Ma ormai ci siamo. Passiamo sotto la Torre del Moro facendo lo slalom tra i turisti che nel frattempo si sono decuplicati e con Massimo raggiungiamo il Duomo (foto apertura), capolavoro del gotico italiano con la sua imponente facciata. Chissà cosa doveva essere per un abitante del Medioevo vedere una costruzione così imponente che si preannunciava già dalla vallata sottostante… 

Le nuvole si addensano e noi riportiamo la Cinelli nel cortile di Ciclostile. Musica e un banchetto pieno di leccornie pasquali accolgono tutto il gruppo che ha partecipato alla pedalata. Anzi, dovremmo dire “test day”, un test che organizzatore, bici, paesaggio e compagnia… hanno superato a pieni voti!

Ciclostile

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