C’è un territorio nel cuore del bellunese che non è alta montagna né collina. Non è mare (chiaramente!) e neanche Lago. Ma per chi ama scoprire luoghi e segreti in bici è un vero paradiso: è la Valbelluna.
E noi, con il Gal Prealpi e Dolomiti ci siamo goduti una tre giorni di divertimento, di mangiate e di bevute, di salite e stradine, di cultura e natura.
Fontane lungo le vie per rinfrescarsi… non mancano mai Il GAL Valbelluna nel suo sviluppo per “Progetti Chiave” individua proprio la “mezza montagna”, territorio affascinante per il cicloturista Un po’ di relax all’ombra di un albero secolare Molti dei prodotti sono a chilometro zero e genuini (foto M. Terruzzi)
Natura, ma non solo
Ma prima di partire, cerchiamo di individuare bene la zona a cui ci riferiamo. Siamo in provincia di Belluno, nella porzione più bassa, quella tra la pianura e le prime alte cime dolomitiche. La bellissima Feltre è il fulcro della nostra piccola avventura.
Verso sud le montagne, le Prealpi, che separano appunto la Conca Feltrina dalla “Bassa” e verso Nord le prime vere guglie dolomitiche, che tra l’altro sono anche la porta del Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi.
La cosa che più ci ha colpito è la varietà di paesaggi. Ci siamo intrufolati, termine non casuale, dappertutto. In musei e monasteri. In stradine di campagna vecchio stile e strade di maggior collegamento. Abbiamo lambito cascate nel bosco, attraversato ampie radure e costeggiato laghi.
Lasciate le stradine di campagna capita di attraversare borghi così (foto M. Terruzzi) Non sarà alta montagna, ma a volte le pendenze mordono (foto M. Terruzzi) Le radure a mezza costa? Dei veri balconi naturali Il traffico è davvero scarso
Lasciate le stradine di campagna capita di attraversare borghi così (foto M. Terruzzi) Non sarà alta montagna, ma a volte le pendenze mordono (foto M. Terruzzi) Le radure a mezza costa? Dei veri balconi naturali Il traffico è davvero scarso
Le stradine a mezza costa
Le stradine a mezza costa sono state la chiave di volta dei nostri anelli quotidiani. Queste sono le vie meno trafficate e più panoramiche al tempo stesso. Si viaggia in quella “terra di mezzo” forse più dimenticata. Non si è in montagna, ma neanche in basso. Il GAL individua nei suoi progetti di sviluppo rurale questa fascia come “Mezza Montagna” non a caso. E’ come un mondo a parte.
E’ il paradiso del cicloturista, quello slow, quello che vuol godersi ogni metro.
Una di queste stradine è la vecchia Via Claudia Augusta. Una strada romana risalente addirittura al 15 a.C.. A proposito di romani, sapevate che esiste una Feltre sotterranea in cui si può fare un vero salto nel passato? Si trova appena al di sotto delle mura e dove scorre anche l’anello della mitica Castelli 24 Ore di Feltre. Percorrere le passerelle è come fare un tuffo nel passato e ritrovarsi in un antico mercato o in una questura romana.
Ma torniamo in sella. La Via Claudia Augusta l’abbiamo incrociata in alcuni punti, ma oggi è davvero un percorso simbolo. Questa arriva fino in Germania e nel feltrino passa per Lamon, Sovramonte e continua fino al Passo Croce d’Aune (a Nord) e taglia la valle proseguendo fino al passo di Praderadego (a Sud) nelle Prealpi che separano Feltre dalla pianura.
Il Croce d’Aune
E a proposito di Croce d’Aune. Qui si è scritto un gran pezzo di storia del ciclismo. In cima infatti c’è il monumento a Tullio Campagnolo, l’inventore del cambio. Su questa salita, oltre a transitare ogni giugno la Granfondo Sportful Dolomiti Race, è passato anche il Giro 2019. E sempre in queste zone, poco più ad est del Passo c’è un museo che assolutamente merita di essere visitato. E’ il Museo della Bicicletta “Toni Bevilacqua”, a Cesiomaggiore.
Le stampe del Corriere della Sera al museo della bici di Cesiomaggiore. Qui Bartali che appende la bici al chiodo Centinaia di bici. Alcune sono dei primi ‘800 Uno dei primi cambi (a bacchetta) di Campagnolo
Le stampe del Corriere della Sera al museo della bici di Cesiomaggiore. Qui Bartali che appende la bici al chiodo Centinaia di bici. Alcune sono dei primi ‘800 Uno dei primi cambi (a bacchetta) di Campagnolo
Museo della bicicletta
Come dicevamo il Museo della Bici non può mancare nell’elenco delle cose da fare di un cicloturista che viene alla scoperta della Valbelluna.
Tre piani di ogni tipologia di bici: da quelle dei campionissimi in carbonio a quelle dei bersaglieri, da quelle degli anni ’70 che hanno vinto i Giri e le classiche a quelle dei mestieranti della Bassa. Ci sono persino le bici dei bambini di fine ‘800.
A prescindere dal poter ammirare oggetti unici, è come fare un viaggio nel tempo. E ulteriore testimonianza di questo viaggio sono le stampe del Corriere della Sera appese alle pareti. Anche queste sono dei veri pezzi da collezione.
Gravel o strada
Dicevamo le stradine. La bellezza di poter girare in bici, specie se si possiede una gravel bike è quella di passare dall’asfalto ad un prato verdissimo senza accorgersene. Oltrepassare un parco cittadino e ritrovarsi nel centro di un vecchio borgo con i ciottoli a terra. Come abbiamo detto in precedenza: questo è immergersi nel territorio.
Anche una bici da strada con delle gomme maggiorate va bene, ma certo la gravel è tutt’altra storia. O in alternativa delle Mtb, magari elettroassistite come le nostre per viaggiare in “poltrona”.
Le immense cisterne di rame della Birreria Pedavena Polenta e baccalà al nero di seppia… E l’accoglienza? Calorosa e di qualità (foto M. Terruzzi) L’interno delle Botti di Pian Longhi, Nevegal… con Turisticadolomiti.it
Le immense cisterne di rame della Birreria Pedavena Polenta e baccalà al nero di seppia… E l’accoglienza? Calorosa e di qualità (foto M. Terruzzi) L’interno delle Botti di Pian Longhi, Nevegal… con Turisticadolomiti.it
Cibi e tradizione
Da Nord a Sud non c’è uno spicchio d’Italia che non offra le sue bontà. E la Valbelluna non è da meno. Quel che stupisce è che al “confine” con le Dolomiti uno dei piatti forti sia la polenta con il baccalà (tipica del vicino vicentino) o con le trote.
A cena, in una delle locande che ci ha ospitato ce l’hanno proposta. All’inizio eravamo scettici, ma poi bisogna lasciarsi andare e fidarsi di chi fa della passione il proprio mestiere. Così come quando ci hanno detto che si poteva dormire in delle botti. Esperienza da provare sul Nevegal, al Pian Longhi, con una vista panoramica, avvolti dal calore del legno.
E poi i formaggi di malga, legati ad una tradizione certamente più radicata, la polenta che accompagna quasi ogni piatto, i ricchi taglieri di salumi. E poi la birra…
Quella della Birreria Pedavena è un pezzo di storia della Valbelluna e non solo. Si potrebbe dire dell’industria italiana, sempre all’avanguardia. L’azienda, nata nel 1896, ha attraversato periodi di enorme difficoltà, ma alla fine ha resistito sempre e chiunque passi di qua non può esimersi dal fare una sosta (magari anche per pranzo e cena). E’ ritenuta la birreria più grande d’Italia.
Il chiostro del Santuario di San Vittore Il museo Diocesano nel cuore di Feltre (foto Visit Feltre) Il Castello di Zumelle… Uno scorcio di medioevo E un boccale di birra per concludere da “cavalieri a pedali” (foto M. Terruzzi)
Il chiostro del Santuario di San Vittore Il museo Diocesano nel cuore di Feltre (foto Visit Feltre) Il Castello di Zumelle… Uno scorcio di medioevo E un boccale di birra per concludere da “cavalieri a pedali” (foto M. Terruzzi)
Tesori nascosti
Per un cicloturista l’elemento predominante è senza dubbio il paesaggio. L’andare in bici e inanellare scorci. Il solo fatto di pedalare e vedere costituisce di per sé un valore, una meta, per il viaggiatore. Ma poi ci sono le “gemme” che puntellano tutto e danno spessore al viaggio e alla sete di conoscenza del viaggiatore, in questo caso del cicloturista.
La Valbelluna in tal senso è un vero scrigno di tesori. Sono tutti racchiusi nel sistema “To.Te.M” (torri, teatro e museo) di Feltre. Tra questi spicca senza dubbio il Museo Diocesano con opere persino del Tintoretto. C’è il curiosissimo museo dedicato ai bicchieri. Mentre a circa 17 chilometri ad Est di Feltre sorge il Castello di Zumelle, con i suoi merletti e il suo stile medioevale… per fare un tuffo nel passato!
E poi ci sono castelli e monasteri. Il Santuario di San Vittore, per esempio, ha aperto la nostra avventura in Valbelluna. Questo Convento, oggi senza frati né monache, è una vera guardia di Feltre. Sorge sullo sperone del monte Miesna ed è un vero balcone sulla cittadina bellunese. In basso domina la “stretta” valle dove s’infila il Piave e va verso la Pianura Padana. Fondato intorno al 1.100, la sua lunga storia è strettamente legata a Venezia. La Chiesa è stata eretta con gli “scarti” della Serenissima e infatti si trovano capitelli, colonne e altri elementi architettonici di più stili.