Per molti di noi la bici è un mezzo per viaggiare, praticare cicloturismo e scoprire nuovi posti. Per Salvatore Capasso, invece, è finita col diventare addirittura uno strumento di indagine antropologica nell’Appennino.
«Sono sempre stato appassionato di sociologia, antropologia ed economia – inizia Capasso – e ovviamente di viaggi in bici. Tuttavia, dopo il Covid, ho visto che i miei viaggi erano un po’ monotematici. O per meglio dire, i piaceri di un cicloviaggio, un bel paesaggio, gli incontri, la soddisfazione di fare una salita… ricadevano sempre nell’ambito dell’appagamento personale. Dopo l’ultimo viaggio che ho fatto in Andalusia mi sono chiesto se potessi fare qualcosa di diverso e mi è venuta l’idea di capire se l’Appennino esprimesse una matrice identitaria comune delle genti che vi abitano o che vi hanno abitato. Può essere ad esempio il terremoto, il culto della dea madre Demetra, il cerimoniale del fuoco…».
Lo studio della Snai
Salvatore ha 68 anni, vive nel Matese ed ha vissuto una vita fuori dal comune avendo fatto il banchiere di una piccola ma solidissima banca locale fondata da suo nonno nel 1912. Laureato in Scienze politiche, si è messo a fare qualche ricerca e si è imbattuto nella SNAI, la Strategia Nazionale sulle Aree Interne concepita nel 2012 dall’allora Ministro per la Coesione Territoriale, Fabrizio Barca. In breve, tale Strategia Nazionale prevedeva di risollevare le aree interne della Penisola più che con dei finanziamenti a pioggia, con il rafforzamento di tre pilastri che avrebbero dovuto scongiurare lo spopolamento: i servizi della sanità, quelli dell’istruzione e la mobilità.
«Oggi con il PNRR, la SNAI è stata un po’ svuotata – precisa Capasso – ma io mi sono messo a studiare tutte queste aree che sono ormai più di 100 e sono per lo più concentrate nell’Appennino. Tanto che il mio progetto di viaggio dalle Madonìe alle Langhe si chiama Di Buon Passo nell’Appennino che Resiste. Il tracciato in bici che ne ho ricavato è lungo ben 5.000 km proprio perché non segue direttamente la cresta della Dorsale, ma collega ogni singolo paesino che rientra nelle Aree Interne. Più che un viaggio, il mio, è un girovagare…».
Partito il 7 maggio da Palermo
Il 7 maggio di quest’anno Salvatore è dunque partito da Palermo sotto un acquazzone, deciso a risalire verso Nord.
«L’unico appuntamento che avevo era due giorni dopo proprio con l’ex ministro Barca che presentava un suo libro a Petralia Sottana. Da quell’incontro ho iniziato a procurarmi, tramite passaparola, una serie di patrocini, contatti di sindaci, associazioni, imprenditori…
«A Riace, ad esempio, ho conosciuto Mimmo Lucano: sono entrato in una tavola calda per chiedere di lui e mentre mi mangiavo un piatto di pennette al sugo, una signora senegalese lo ha chiamato dal Villaggio Globale che aveva creato. Molti incontri sono nati così, in maniera estemporanea».
Gli incontri più memorabili
Quest’anno il suo girovagare si è concluso in autunno, a Norcia. Ma Salvatore Capasso ha già in programma di ripartire da lì la prossima primavera fino alle Langhe (e forse anche parte delle Alpi). Dalla Sicilia all’Umbria si è preso anche delle pause, ma durante il viaggio gli incontri sono stati innumerevoli. Lui dice che bisognerebbe leggere i suoi post su Instagram, ma noi lo incalziamo perché vogliamo sapere quelli che lo hanno colpito di più.
«Percorrendo a ritroso la Ciclovia dei Parchi della Calabria – dice – ho conosciuto un ragazzo a San Floro (provincia di Catanzaro, ndr) che con la sua cooperativa Nido di Seta ha riesumato la coltivazione del baco. Nello stesso paesino, Stefano Caccavari è partito col coltivare piccoli orti e, tramite crowdfunding ora è diventato un imprenditore. In Basilicata ho conosciuto Maria Oliveto, una delle pochissime donne pastore in Italia: ricordo che era molto diffidente e per farmi accettare e poterla intervistare sono dovuto scendere dalla bici e aiutarla a scaricare un camion intero di balle di fieno».
Nelle aree del cratere delle zone terremotate del 2016, Salvatore ha toccato con mano una duplice problematica: quella dello spopolamento e quella della ricostruzione.
«Ci sono sindaci veramente coraggiosi – dice – che nonostante una popolazione ridotta a 250-300 abitanti, riescono ad esprimere delle innovazioni notevoli. Certo, il mio viaggio è stato anche una verifica ai tanti “faremo” delle autorità, chiedendo conto dei vari progetti proclamati contro lo spopolamento».
I vantaggi della bici
Il risultato di tutto ciò? La SNAI, almeno nella parte più meridionale d’Italia, si è arenata. Si salvano solo poche realtà. Salvatore però vuole mettere l’accento su un punto.
«La bici, da mezzo di trasporto o mezzo ludico – spiega Capasso – per la prima volta viene utilizzata come mezzo per indagare il territorio. La bici è empatica, è gioviale, è flessibile perché puoi cambiare itinerario velocemente. E’ immersiva, versatile, curiosa, egualitaria, inclusiva… Insomma, per me è il mezzo ideale per fare una ricerca sociologica, tanto che l’ho pure suggerita ad una studentessa dell’Università di Weimar che mi ha contattato per una tesi di laurea magistrale sulle Aree Interne. Dato che hai un mese di tempo, prendi la bici, le ho detto».
Per chi volesse seguire saperne di più su tutti i suoi incontri vi invitiamo a sfogliare il suo profilo Instagram.