| 15 Maggio 2025

Lo spirito gravel secondo De Marchi e la sua evoluzione

CHIAVENNA – Mattia De Marchi ha partecipato con i ragazzi del team Enough Cycling, la formazione gravel nella quale milita anche il friulano, alla Valchiavenna Gravel Escape. Il gravel è una disciplina che sta crescendo ed è alla ricerca di una strada da seguire, anche se in principio era nata proprio per non avere cardini e dogmi. Ma, come spesso accade quando la libertà concessa non ha limiti, chi arriva detta legge. Alla fine nel gravel è entrato anche il professionismo, era inevitabile? La domanda da giorni ci gira in testa e non siamo sicuri di arrivare presto a una risposta. Qualche mese fa Nathan Haas ci aveva raccontato il suo modo di vivere il gravel: libertà totale. Una visione molto australiana, dove i confini non ci sono e sembra assurdo doverne inserire. L’Europa però è abituata a ben altro e il ciclismo ce lo insegna. Siamo abituati a pensare per dogmi e piano piano questi sono entrati nel gravel.

La sensazione è che ai massimi livelli la professionalizzazione è pari al ciclismo su strada. Nascono team nei quali la preparazione viene curata nei dettagli e anche alle gare si trovano meccanici o assistenti pronti a dare supporto nei momenti cruciali. Come alla Parigi-Roubaix ci si accalca all’uscita della Foresta di Arenberg.

La Gravel Escape nasce per condividere sorrisi, scoperte di angoli nascosti e fare nuove amicizie
La Gravel Escape nasce per condividere sorrisi, scoperte di angoli nascosti e fare nuove amicizie

Dal pedalare a organizzare

Mattia De Marchi è diventato uno dei punti di riferimento di questo mondo, lo gira da anni e lo mastica. Prima dell’intervista gli abbiamo chiesto se volesse sedersi ad un tavolo del villaggio organizzato a Chiavenna da Valchiavenna Turismo per bere una birra e parlare un po’. Il friulano rifiuta, ha detto che fino alla prossima gara in America ha fatto un fioretto.

Nelle scorse settimane Mattia De Marchi ha visto nascere la sua manifestazione: la The Hills. Una gara sulle colline della Valdobbiadene, già accarezzate durante il mondiale gravel del 2023.

«Organizzare gare è difficilissimo – racconta – l’ho visto personalmente. Se le cose vanno bene, poi la soddisfazione è tanta, ma gli ostacoli sono parecchi. Le complicazioni maggiori arrivano dagli enti e dai comuni. Non è banale parlarci e trovare disponibilità ad ascoltare. Probabilmente la chiave sta nel trovare territori che hanno voglia di aprirsi al cicloturismo, che cercano questo tipo di promozione. Ero partito per fare una gara, sapevo già di dover provvedere alla chiusura delle strade e a tutto quello che un evento competitivo comporta».

Mattia De Marchi ha vissuto anche l’esperienza di organizzare una gara gravel: The Hills
Mattia De Marchi ha vissuto anche l’esperienza di organizzare una gara gravel: The Hills
La differenza sta nell’evento competitivo o non competitivo?

Se vuoi fare una gara è giusto garantire una sicurezza adeguata. Altrimenti no. Chi viene a pedalare alla Valchiavenna Gravel Escape è consapevole che non ci sia uno spirito competitivo, le strade sono aperte e il ciclista deve pedalare con la coscienza che si addice a ogni utente della strada.

Al momento qual è il punto in cui siamo arrivati?

A mio modo di vedere il prossimo passo da fare in Europa è questo. Molte volte leggiamo sul regolamento che si tratta di un evento non competitivo e poi non è così. Il problema è che la sicurezza non è paragonabile.  Si tratta di un passo importante, perché si va sempre più forte, i primi anni eravamo un paio a rimanere davanti e si poteva gestire. Adesso ci sono sempre più atleti.

Anche nelle cicloturistiche c’è sempre chi va forte e il tema sicurezza resta di attualità (foto Valchiavenna Gravel Escape)
Anche nelle cicloturistiche c’è sempre chi va forte e il tema sicurezza resta di attualità (foto Valchiavenna Gravel Escape)
Il gravel sta diventando sempre più come le gare su strada?

Da una parte i territori non capiscono la forza della bici a livello di promozione. Tu vai a un evento che racchiude competizione, amatori e chi pedala per il gusto di passare una giornata in bici in sicurezza.

Chi va a determinati eventi non lo fa per la gara, inserire la parte agonistica non rischia di creare un mondo in stile granfondo su strada?

Non è così, perché devi essere anche bravo a creare una community intorno all’evento. Un villaggio dove poter accogliere le famiglie e gli appassionati. Una bella alchimia può aiutare a creare un ambiente senza differenze. In gara io parto con l’obiettivo di vincere, ma superato il traguardo sono uno dei tanti amanti del gravel. Questa è la forza. Nel ciclismo su strada gli atleti non stanno tra la gente, noi sì. E piano piano tutti lo stanno campendo, anche chi arriva dal ciclismo su strada.

Mattia De Marchi è diventato una figura di riferimento nel gravel e agli eventi la sua presenza è molto richiesta
Mattia De Marchi è diventato una figura di riferimento nel gravel e agli eventi la sua presenza è molto richiesta

Allora cos’è per te il gravel?

E’ libertà e sperimentare qualcosa di nuovo. Ma non posso dire io come vivere un’esperienza. Ognuno entra a modo suo. Io stesso ho provato tante sfumature e mi sono avvicinato a quella che mi affascina maggiormente. Magari un giorno cambierò ancora.

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