Agnello, Fauniera, Sampeyre, Pian del Re… Solo i nomi di queste salite incutono timore e accendono la sfida. Ora queste ascese del Piemonte potranno essere scalate in condizioni di sicurezza, essendo chiuse al traffico in alcune date della prossima estate.
E’ questa l’essenza delle Scalate Leggendarie nelle Terre del Monviso, un’iniziativa nata per valorizzare alcuni dei percorsi più iconici delle valli cuneesi, già teatro di imprese del Giro d’Italia e del Tour de France. E’ un po’ quello che succede con l’Enjoy Stelvio Valtellina cui abbiamo partecipato. A raccontarci il progetto è Davide Rossi, collaboratore dell’Unione Montana Valle Varaita e del progetto Terres Monviso, che unisce Italia e Francia nella promozione turistica di queste terre.
Davide, come è nata l’idea delle Scalate Leggendarie?
Tutto è partito quattro anni fa con l’obiettivo di creare un pacchetto turistico legato alla bicicletta. Volevamo attirare appassionati da tutta Europa, proponendo un circuito di salite accomunate da un elemento: essere state protagoniste di grandi corse. Abbiamo iniziato con tre ascese simbolo: il Colle Fauniera, il Colle dell’Agnello (foto apertura, ndr) e il Pian del Re, per poi ampliarci a sei, includendo il Colle di Sampeyre, il Montoso di Bagnolo Piemonte e la ripida Montemale.
Come si svolge l’iniziativa?
Organizziamo due tipi di eventi: un percorso settimanale a luglio, con le sei salite affrontate in giorni consecutivi, e tre appuntamenti singoli nel weekend, dedicati alle ascese più celebri. Le strade vengono chiuse al traffico, anche in giorni feriali, per permettere a tutti di pedalare in sicurezza. La partecipazione è gratuita e senza registrazione: basta presentarsi alla partenza e godersi la salita.
Chi è il ciclista che partecipa a queste giornate? L’amatore col misuratore di potenza o il cicloturista che si ferma a fare le foto?
La bellezza di questa manifestazione è la sua accessibilità. Vediamo di tutto: bici da corsa, mountain bike e persino famiglie con bambini. L’anno scorso abbiamo avuto un partecipante di quasi 90 anni! L’età e il livello atletico non contano: ognuno va al proprio passo. L’importante è condividere la passione per la bicicletta e il territorio.
Durante questi eventi si instaura un legame con le comunità locali?
I tratti delle salite chiuse alle auto partono spesso dopo gli ultimi centri abitati, ma i ciclisti, una volta scesi, si fermano nei paesi per un caffè o un pranzo. Approfittiamo per raccontare le eccellenze del territorio, dai prodotti tipici ai mulini storici. Inoltre, l’organizzazione coinvolge gli enti montani di tutte le valli, creando una rete di collaborazione.
In questi anni da dove sono arrivati i partecipanti?
Principalmente da Piemonte e Liguria, ma iniziamo a vedere presenze da Veneto, Emilia-Romagna e persino Germania e Austria. I francesi sono ancora pochi, forse perché nello stesso periodo hanno un evento simile con le loro salite mitiche, la Tournée des Grands Cols. L’anno scorso abbiamo contato 2.500 presenze nonostante il meteo avverso che ha impedito la scalata del Fauniera. Altrimenti, in passato, avevamo raggiunto i 3.500 ciclisti.
Qual è il futuro del vostro progetto?
Puntiamo a consolidare la reputazione internazionale, magari attirando più stranieri. Intanto, lavoriamo per migliorare l’esperienza dei partecipanti, con rinfreschi in quota e assistenza. Ma la filosofia resta quella di un’iniziativa aperta a tutti, dove la sfida è con se stessi e il premio è il paesaggio.
Per chi volesse mettersi alla prova, le prossime ascese aspettano solo di essere scalate. Con la bicicletta che si preferisce, al ritmo che si vuole. Perché qui, ogni pedalata è una leggenda.