| 13 Settembre 2025

Abbazia di Montecassino, l’emozione alla fine del Cammino

«Quando siamo arrivate a Montecassino, dove finisce il Cammino di San Benedetto, una signora ha detto ai bambini: “Guardate queste due: hanno fatto tutta quella salita!”. E a me scappava da ridere e ho pensato: sapesse cosa abbiamo fatto prima di questa salita! Quando poi ci hanno consegnato la pergamena, è stato un momento bellissimo. La conclusione di un viaggio, che per noi era stato un’impresa. Non qualcosa di particolarmente faticoso, ma molto bello».

Il Cammino di San Benedetto, parte seconda. Nell’articolo precedente vi abbiamo offerto un colpo d’occhio sulla situazione del percorso nell’area del sisma del 2016. Tramite Saverio Vannozzi vi abbiamo raccontato in che modo il flusso dei pellegrini, a piedi e in bicicletta, abbia riportato e stia ancora riportando il turismo in quelle zone ferite. Tempo fa avevamo anche intervistato Simone Frignani, autore del percorso.

I primi chilometri dopo Norcia sono pianeggianti, ma quasi tutti senza ombra
I primi chilometri dopo Norcia sono pianeggianti, ma quasi tutti senza ombra

Due donne in MTB

Oggi invece ci siamo fermati a parlare con Gabriella Fabbri, romagnola, che ha affrontato il Cammino in bicicletta nel particolarissimo 2020 del lockdown. Sarà lei a farci compagnia con i suoi ricordi lungo il tracciato che parte da Norcia e arriva a Montecassino: i luoghi di nascita e di morte del Santo.

«Assieme alla mia amica Cristina – racconta – spesso facciamo viaggi un po’ alternativi. Di solito in estate vado in Francia per un raduno di kayak, ma il 2020 era l’anno del Covid e abbiamo preferito non allontanarci troppo da casa. Siccome lei come lavoro fa la guida turistica in bicicletta, abbiamo pensato di fare qualcosa in bici e ci siamo interessate al Cammino di San Benedetto. Così ho comprato il libro di Simone Frignani e abbiamo deciso di partire, anche per fare qualcosa che non fosse a contatto con troppe persone. Conoscevo alcune di quelle zone, avendo già fatto la Spoleto-Norcia. Unica eccezione al percorso, per motivi di praticità, anziché partire da Norcia, siamo partite da Spoleto».

Come vi siete organizzate?

Abbiamo messo insieme un po’ di idee e ho pianificato tutte le tappe in base ai consigli di Frignani. Ho prenotato nei vari posti e l’abbiamo fatto in sette giorni: dal 2 al 9 di agosto del 2020. In realtà abbiamo fatto anche più i chilometri di quelli indicati, perché in alcuni punti abbiamo sbagliato percorso. I cartelli erano un po’ piccoli: andavano bene per chi va a piedi, si notano meno passando un po’ più svelti sulla bicicletta (la nuova segnaletica è molto più visibile, ndr). Alla fine è stato un giro molto bello. Tanto che ho stampato tutte le foto e le ho raccolte in un album, una cosa che ormai non si fa praticamente più…

Gravel o mountain bike?

L’ho fatto con una mountain bike con le ruote da 26 e telaio in alluminio, una delle prime che abbia mai avuto. Avevo bici ben più moderne, ma quella aveva le borse da viaggio. Alla fine abbiamo fatto 470 chilometri e 6.150 di metri di dislivello. Tanta salita, perché lungo tutto il percorso i paesini sono in cima a delle alture. Li vedi là in alto, capisci che devi arrivarci e poi scendere dall’altro lato. Si fa presto ad accumulare dislivello. Però ci sono anche dei luoghi meravigliosi, come Isola del Liri con le cascate nel centro del paese.

A Rieti, Gabriella e Cristina ospiti di Mauro che le ha accolte e salvate dalla pioggia
A Rieti, Gabriella e Cristina ospiti di Mauro che le ha accolte e salvate dalla pioggia
Quali altri?

Abbiamo attraversato Poggio Bustone, il paese natale di Lucio Battisti. E poi proprio a Rieti, nell’unico giorno in cui abbiamo rischiato di prendere pioggia, abbiamo contattato un signore che si chiama Mauro, che ha una struttura ricettiva in cui ti fa pagare quello che vuoi. Sono venuti a prenderci col furgone e abbiamo mangiato tutti insieme. E grazie a loro non abbiamo preso acqua. Abbiamo trovato parecchie sistemazioni molto familiari, una bella accoglienza. E’ stato un viaggio veramente bello. A Subiaco abbiamo soggiornato in un convento di suore, dove c’è la chiesa di San Francesco. E’ stato veramente un insieme di emozioni. Vedere tutte queste cose in una sola settimana è stato molto intenso.

Nel 2020 il terremoto era ancora fresco e la ricostruzione era ferma. Come si presentava la zona di Norcia?

A Norcia ci sono andata diverse volte, ma in quell’occasione eravamo a dormire in centro, in una struttura da cui partiva la transenna che delimitava la zona rossa. Ho le foto della statua di San Benedetto che era l’unico superstite di quella piazza, con dietro la chiesa tutta crollata. Da lì abbiamo seguito le indicazioni e siamo andati in un agriturismo dove si trovava la carta del pellegrino. Un posto bellissimo con piscina, un posto stupendo. Però a Norcia c’erano ancora le casettine. Non so come sia ora, perché non ci sono più tornata.

Averlo fatto in mountain bike vi ha permesso di superare ogni ostacolo?

Per certi versi magari andrebbe meglio la gravel, perché aiuterebbe quando ci sono salite in asfalto. Abbiamo fatto anche strade abbastanza dissestate, però secondo me con la gravel si può fare, anche se Frignani consiglia di farlo in mountain bike. Soprattutto se, come noi, si sbaglia strada. A Cascia abbiamo preso un sentiero tremendo e, avendo i bagagli, c’è toccato scendere e spingere. Solo dopo abbiamo capito che avevamo sbagliato percorso.

Vi è capitato di incontrare dei pellegrini a piedi?

Pochi in realtà, ma tenete presente che in quell’estate non tutti se la sentirono di partire. Ne incontrammo alcuni all’ostello di partenza, il Capisterium di Norcia. Quando al mattino partimmo in bicicletta, ci facemmo i reciproci auguri e noi pensammo che quei poveretti sarebbero morti di caldo. Quando parti da Norcia, c’è molta pianura in mezzo ai campi. Era caldo davvero.

Foto ricordo davanti al pozzo di Montecassino: il Cammino di San Benedetto è compiuto
Foto ricordo davanti al pozzo di Montecassino: il Cammino di San Benedetto è compiuto
Siete riuscite a trovare spunti di spiritualità durante il viaggio?

L’ho vissuto come scoperta. Io non sono credente, non frequento la chiesa. Però in quella situazione ho vissuto dei momenti di emozione, potrei definirla così. Quando siamo arrivate  a Subiaco, è stata una cosa meravigliosa. Abbiamo incontrato un frate, che ci ha benedetto, ci ha dato un braccialettino che poi ho messo e tenuto a lungo. Mi sono veramente emozionata, ma non l’ho fatto per un motivo religioso. L’ho fatto perché mi piaceva, mi piacevano i luoghi, mi piaceva fare quel tipo di vacanza alternativa. Una cosa diversa e sono rimasta molto colpita anche dall’arrivo finale all’Abbazia di Montecassino. Credente o no, il Cammino di San Benedetto ti resta dentro.

Da Montecassino, Gabriella e la sua amica hanno fatto ritorno a Spoleto in treno: se avessero lasciato l’auto a Norcia, non avrebbero avuto la possibilità di tornare a prenderla. Il Cammino di San Benedetto conta 14 tappe per chi lo percorre a piedi, ne prevede 7 per chi va in bicicletta. La spiritualità della strada è il valore aggiunto di tanto andare.

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