Le marmellate e le confetture sono presenti in quasi tutte le case di noi italiani. Sono adatte a colazioni dolci e spuntini veloci, soprattutto nel pre-allenamento, ma come orientarsi tra le tante proposte sugli scaffali? Chi pratica sport e vuole scegliere con consapevolezza deve conoscere alcune differenze e leggere attentamente le etichette.
Per legge in Italia, la marmellata è un prodotto a base di agrumi (arancia, limone, mandarino, pompelmo ecc.). Quindi una marmellata di fragole, tecnicamente, non esiste: dovrebbe essere chiamata confettura. Questo è il termine corretto per riferirsi a una conserva preparata con frutta diversa dagli agrumi, zucchero, talvolta pectina e succo di limone, con funzione di addensante e conservante. L’aggiunta dell’aggettivo “extra” indica quelle con un più alto contenuto di frutta su cento grammi. Inoltre è consuetudine, ma non è definito legalmente, l’utilizzo della parola “composte” in riferimento a conserve con un contenuto di frutta o verdura, superiore al 70%.
L’etichetta: cosa guardare davvero
Il consiglio principale è verificare che la frutta sia presente almeno al 65-70%. Questo dato, obbligatorio in etichetta, ci dice subito se stiamo acquistando un prodotto ricco di frutta o solo di zuccheri. Una buona confettura dovrebbe avere pochi ingredienti: frutta, zucchero o concentrato di frutta, eventualmente succo di limone e pectina.
Per chi fa sport è più utile scegliere una confettura di qualità, piuttosto che buttarsi su versioni “senza zuccheri” o “light”. Queste talvolta hanno dolcificanti di sintesi, conservanti aggiuntivi e risultano meno gradevoli. Se non ci sono problemi di glicemia, una conserva tradizionale con tanta frutta resta la scelta migliore. Infatti fornisce zuccheri naturali utili come carburante prima di un allenamento e apporta anche le sostanze benefiche presenti nel frutto, soprattutto se la confettura è di alta qualità.
Frutta usata: non tutte le confetture sono uguali
Un aspetto spesso trascurato è che il valore calorico e nutrizionale cambia a seconda della frutta utilizzata. Le confetture di fragole e di mirtilli apportano circa 180-200 kcal per 100 g, ma la seconda è più ricca di antiossidanti, che generalmente si conservano anche dopo la cottura. Se analizziamo quella di fichi scopriamo che è più calorica, intorno a 250-270 kcal per 100 g, perché i fichi sono naturalmente molto zuccherini. Stesso discorso vale per la crema di marroni, perfetta per ricaricare le energie e deliziosa conserva da spalmare sul pane, ma meno adatta a un regime ipocalorico per la perdita di peso.
Quindi, più che demonizzare le confetture in generale, conviene scegliere un prodotto di qualità e sapere quale frutto stiamo portando a tavola, dosando le porzioni in base alle nostre esigenze.
Qualità e origine
Chi ha avuto la fortuna di assaggiare una confettura fatta in casa sa quanto possa influire la qualità della materia prima sul prodotto finale. Per l’acquisto, il consiglio è di preferire prodotti ottenuti da frutta di filiere locali o biologica. Queste confetture, così come quelle artigianali, hanno tendenzialmente meno zuccheri aggiunti e mantengono meglio le caratteristiche del frutto, ma sono più costose.
In conclusione, le marmellate e le confetture possono essere validi alleato, specialmente a colazione o come spuntino pre-allenamento. L’importante è leggere l’etichetta e puntare a un contenuto di frutta al 70%. Aspetti fondamentali per chi cerca il benessere sono il bilanciamento degli alimenti e la loro qualità. Consumare regolarmente una porzione standard di marmellata non influisce negativamente sul nostro benessere. La differenza calorica tra una versione “light” e una tradizionale è minima. Su una porzione da 20 g parliamo di circa 30 kcal in meno, un valore trascurabile se rapportato alla variabilità naturale del nostro consumo energetico quotidiano e al dispendio di chi pratica attività sportiva. Pertanto per chi non ha problemi di glicemia, è molto più importante guardare alla qualità della frutta e alla sua concentrazione nella confettura, piuttosto che inseguire etichette “senza zuccheri”.