| 6 Aprile 2024

In casa Lombardo, azienda familiare (e siciliana) delle due ruote

BUSETO PALIZZOLO – Minuto, ma con un cuore da gigante. Gaspare Lombardo, alla soglia dei 90 anni, non ha minimamente intenzione di mollare. L’azienda è passata in mano ai figli con l’attivissimo Emilio che da amministratore delegato fa gli onori di casa, ma il Cavalier Gaspare è ancora attivissimo, prende contatti, gira per il mondo ed è ancora pienamente presente nel seguire ogni fase della produzione. E sa ancora come maneggiare una saldatrice, questo è certo…

La sede della Lombardo nel Trapanese, con uffici e produzione all’interno
La sede della Lombardo nel Trapanese, con uffici e produzione all’interno

Tutto iniziò nel 1952

E’ passato tanto tempo dal 1952, quando l’allora giovanissimo Gaspare suggerì a suo padre: «Qui a Buseto Palizzolo (un piccolo borgo nella provincia trapanese, ndr) la gente è costretta a muoversi per lavorare con carretti, con gli animali, ma cominciano a diffondersi le bici. Perché non ci mettiamo all’opera per ripararle e magari costruirne di nuove con pezzi di scarto?». Sembrava inizialmente un’idea bislacca, ma Gaspare ci credeva, al punto che dedicava ogni minuto libero alle bici. Suonava la fisarmonica in piazza, alle feste e quel che guadagnava lo investiva nella sua piccola attività. Anzi, quando tornava a casa non andava a dormire, ma sotto fioche luci di una lampada si metteva ad armeggiare fra telai e ruote.

Il primo anno passarono sotto le sue sapienti mani un centinaio di bici, l’anno dopo furono molte di più, al punto che decise di strutturare un vecchio capannone come magazzino. Quelli erano gli albori della Lombardo Bikes, unica azienda siciliana del settore, con proprietà completamente italiana. E questa, al giorno d’oggi, è una vera rarità.

Componenti quasi tutti italiani

Da 100 bici in un anno, ora la Lombardo sforna 750 modelli al giorno. La sua componentistica è per la stragrande maggioranza prodotta autonomamente e/o di provenienza italiana, tanto che anche grazie all’impegno profuso direttamente in fabbrica da Emilio Lombardo, alcuni modelli adottano anche ruote di produzione propria. Il resto proviene dall’estero, in particolare da Taiwan che resta il maggiore fornitore.

La vera rivoluzione dell’azienda però è arrivata nel 2010, quando la Lombardo si è gettata anima e corpo nel mercato delle bici a pedalata assistita: «Sembra una cosa da pazzi – ricorda Emilio – ma avevamo intravisto un mercato che poteva espandersi in maniera importante, come poi è stato. Siamo però partiti da un concetto: per entrare nel mercato in maniera importante dovevamo guardare non al prezzo, offrendo modelli a costo più basso, ma fare il ragionamento inverso: cercare l’alta qualità. Quindi ci siamo subito messi in contatto con un colosso nel mondo dei motori come Bosch. Siamo stati i primi a farlo, ci dicevano che era una follia, il tempo ci ha dato ragione».

Emilio Lombardo spiega la lavorazione delle ruote da lui fortemente voluta
Emilio Lombardo spiega la lavorazione delle ruote da lui fortemente voluta

Pionieri nel mondo urban

Da prodotto di nicchia, il mercato delle bici a pedalata assistita è diventato talmente importante per l’azienda che ormai ha superato la fatidica soglia del 50 per cento di produzione complessiva.

«Noi ci abbiamo sempre creduto, siamo stati una sorta di pionieri nel mondo dell’urban, interpretando un nuovo modo di andare in bici che nel corso degli anni, soprattutto grazie al terremoto del covid, ha cambiato tutto. Ci siamo fatti trovare pronti e questo ha portato il nostro fatturato a moltiplicarsi con percentuali astronomiche dal 2020 a questa parte. Però ci siamo mossi anche con attenzione, abbiamo sondato il terreno attraverso la nostra rete di rivenditori, perché non volevamo fare un salto nel buio. Ora abbiamo un mercato di esportazione che per oltre il 60 per cento riguarda proprio le e-bike».

Sono risultati clamorosi soprattutto se si considera che siamo in un piccolo borgo della Sicilia occidentale. A lavorare in azienda sono un’ottantina di operai, ma questa parola alla famiglia Lombardo non piace: «Per me sono tutti colleghi», sottolinea con orgoglio papà Gaspare e quello che si respira in azienda è proprio un clima famigliare I lavoratori hanno le loro postazioni e seguono passo per passo la produzione che è meccanizzata, ma molto meno di quello che si potrebbe pensare, anche se tutto è controllato dai computer.

«Non solo – specifica Francesco Miceli, responsabile marketing – qui ogni bici ha un proprio numero identificativo, in modo che attraverso la nostra rete interna possiamo risalire a tutta la sua storia». E parliamo di un numero quasi infinito di pezzi…

Anche le gomme sono montate a mano. Si fa poco uso dei tubeless
Anche le gomme sono montate a mano. Si fa poco uso dei tubeless

Asilo nido e palestra

L’azienda è una casa. Anni fa la famiglia Lombardo decise ad esempio di introdurre al suo interno anche il “kindergarten” consentendo così alle mamme (e ai papà) di portare con sé i figli, sapendo che sarebbero stati seguiti per tutte le ore lavorative: «Chi veniva dall’estero rimaneva stupefatto per tutto questo impegno – afferma Emilio – ci hanno fatto grandi complimenti e addirittura alcune aziende estere hanno preso esempio. Inoltre c’è anche una palestra per i dipendenti, perché chi lavora con noi deve sentirsi protetto, parte di un progetto che ci coinvolge tutti».

Ora gli impegni della Lombardo prevedono in primo piano il Giro E, per il quale l’azienda siciliana fornirà modelli per due squadre in gara, ma anche stando attenta a ogni iniziativa e occasione si proponga per sostenere il proprio marchio. Basti pensare ai viaggi di Andrea Devicenzi, grande appassionato di avventure in bicicletta che fra un paio di mesi affronterà la mitica Highway 61 negli Usa con un prototipo completamente disegnato e costruito dalla Lombardo. Ma questa è un’altra storia…

TUTTE LE CATEGORIE DEL MAGAZINE