Tempo di bilanci. Ormai l’approdo italiano del Tour de France è parte del passato, ma proprio per questo può essere analizzato per capire che riscontri ha avuto il passaggio del terzo evento sportivo per attenzione e gettito economico (dopo Giochi Olimpici e mondiali di calcio) nelle regioni italiane. In particolare in Emilia Romagna, che fra partenze e arrivi è stata protagonista di tutte e tre le giornate italiane. Per capire quale valore abbia avuto l’evento, è stato commissionato uno studio alla società specializzata SG Plus e all’Università degli Studi di Parma.
Il Tour ha coinvolto 5 province (Rimini, Forlì-Cesena, Ravenna, Bologna e Piacenza) e ben 29 Comuni. Ha avuto un’altissima audience televisiva, con 150 milioni di spettatori per ben 185 ore di trasmissione, e altissima anche l’interazione sui social, oltre 14 milioni. Dati – non solo questi – che inorgogliscono Giammaria Manghi, Sottosegretario alla Presidenza della Regione che si è battuto strenuamente perché questo evento epocale avvenisse.
Emilia, una tradizione di grandi eventi
«Non è stata una scelta facile né estemporanea. In Emilia Romagna da tempo investiamo sullo sport e portiamo qui grandi eventi, dalla Formula 1 alla Coppa Davis al GP di motociclismo e potrei andare avanti a lungo. Il ciclismo non è estraneo a questa politica, con il Giro d’Italia, le sue classiche, le Granfondo più amate. Il Tour è un evento a sé stante, ma si può star certi che continueremo su questa strada».
Lo studio pubblicato è una miniera di numeri attraverso i quali emerge l’impatto che la Grande Boucle ha avuto dal punto di vista dell’immediatezza. A fronte di oltre 4.000 persone coinvolte a vario titolo nell’evento, il pubblico presente sulle strade ha superato il milione e 400 mila. Analizzando la provenienza, il 95 per cento era italiano, ma solamente il 26,8 per cento era under 40 anni, a conferma che c’è l’assoluta necessità di uno svecchiamento di questo sport, lavorando fortemente sulla sua immagine e comunicazione.
16 chilometri di fila ininterrotta
«A proposito di presenze – riprende Manghi – mi rimarrà sempre negli occhi l’immagine dell’uscita della carovana del Tour da Cesenatico, trovando ad aspettarla un fiume di gente disseminato lungo ben 16 chilometri. Qualcosa che non avevo mai visto prima e che conferma la bontà della scelta fatta. Ma vanno sottolineati anche gli 81 milioni di visualizzazioni social. Come anche la trasmissione delle immagini in 180 Paesi, con la bellezza del nostro territorio che ha davvero fatto il giro del mondo».
Un investimento che ha fruttato da ogni punto di vista, basti pensare che per ogni euro speso ne sono arrivati 124 in varia forma. Manghi guarda anche oltre, agli effetti differiti: «Noi abbiamo avuto, nei giorni del Tour, un 30 per cento di nuovi clienti cicloturisti. Significa che c’è stato un allargamento del mercato in un comparto che per noi è molto importante e sul quale tutta l’Emilia Romagna sta investendo. Come strutture innanzitutto, tra ciclabilità del territorio (abbiamo tutti i capoluoghi di provincia con la bandiera gialla Fiab) e bike hotel che sorgono un po’ ovunque.
Continuare a investire
«La nostra regione – prosegue Manghi – ha dalla sua la tradizione che la lega a doppio filo con il ciclismo attraverso campioni e competizioni. Ma anche un movimento di praticanti diffuso e basta girare ogni domenica per le nostre strade e i nostri sentieri per accorgersene. Poi ci sono gli eventi clou e su questa strada come detto continueremo a investire. Abbiamo avuto il Giro dell’Emilia che è stata la prima vera rivincita del mondiale, a pochi giorni dalla sua disputa. Il Giro d’Italia passa ogni anno per le nostre strade. I mondiali del 2020 a Imola sono stati un punto di svolta tanto che il percorso, diventato permanente, è sempre frequentato da appassionati. Dobbiamo andare avanti così».
Scorrendo la gran massa di dati fornita dallo studio, appare ad esempio come oltre l’80 per cento degli spettatori venuti da fuori abbia usufruito di alloggio in albergo e di come, fra le spese extra, il 32 per cento non abbia riguardato la ristorazione ma conoscenza dei luoghi e visite a musei e monumenti.
Effetti a lungo termine
«Noi stiamo ancora oggi godendo degli effetti del Tour – afferma il Sottosegretario – faccio un semplice esempio: 5 cicloturisti canadesi sono venuti a pedalare sulle nostre strade vedendo in Tv il passaggio della corsa e apprezzando i luoghi che la ospitavano. Ma è solo una goccia nel mare: tantissimi ora sanno che cos’è l’Emilia Romagna e quanto meriti una visita approfondita, sia l’ideale per una vacanza su due ruote. Noi continueremo su questa strada parallelamente con il lavoro sulla cultura della popolazione locale, per spingerla sempre più verso l’uso della bici per spostarsi in maniera ecologica, veloce e divertente».