Eurovelo, una rete in espansione. Anche in casa nostra?Eurovelo, una rete in espansione. Anche in casa nostra?

| 18 Novembre 2025

Eurovelo, una rete in espansione. Anche in casa nostra?

Spesso, quando si parla di ciclovie, si fa riferimento alla rete Eurovelo. Si tratta di una rete europea di 17 ciclabili, ideata dalla European Cyclists’ Federation che si sviluppa lungo tutto il Vecchio Continente, collegando ben 43 Paesi. Il suo obiettivo è promuovere il cicloturismo e più in generale la mobilità sostenibile, attraverso itinerari sicuri e di qualità che possano anche unire sempre più i popoli.

L’organismo che lo gestisce è una sorta di “parlamento” al quale aderiscono tutte le nazioni interessate, con un proprio rappresentante. Per l’Italia l’ultima riunione dell’organismo, svoltasi a fine settembre a Balaton in Ungheria, ha confermato Pinar Pinzuti come rappresentante italiana. La dirigente, di chiare origini turche, tiene però a precisare: «I consiglieri, eletti ogni tre anni, non rappresentano il proprio Paese, ma tutti quelli inseriti nella rete. Io così sono e mi sento parte di tutto il mondo del cicloturismo europeo».

Pinar Pinzuti, rappresentante italiana nel consiglio della European Cyclists’ Federation
Pinar Pinzuti, rappresentante italiana nel consiglio della European Cyclists’ Federation
Pinar Pinzuti, rappresentante italiana nel consiglio della European Cyclists’ Federation
Pinar Pinzuti, rappresentante italiana nel consiglio della European Cyclists’ Federation
La rete Eurovelo quanto influisce sulla circolazione dei cicloturisti?

In tutti i Paesi europei c’è una linea, un percorso dell’Eurovelo che è stato pensato, progettato negli anni Novanta. Da allora le Nazioni hanno visto la possibilità di connettersi attraverso queste ciclabili diventare piano piano realtà. Alcuni Paesi come la Francia o la Germania hanno fatto di Eurovelo la spina dorsale della rete nazionale e hanno cominciato a sviluppare anche dei percorsi regionali, provinciali, comunali partendo sempre da questa linea che connette tutte queste nazioni. Negli ultimi anni c’è stato uno sviluppo importante perché Eurovelo comunque fa spostare le persone, ma soprattutto le persone meno allenate.

Come si parametra un percorso per entrare nella rete?

Ci sono precisi standard. Innanzitutto deve avere pendenze inferiori al 10 per cento, poi avere ogni 25 chilometri almeno un punto di ristoro, un albergo, un service tecnico per i cicloturisti. Ci sono vari criteri per fare di una ciclovia un percorso attinente a Eurovelo. Soprattutto deve essere adatto alle famiglie, alle persone meno allenate, che più che l’avventura cercano sicurezza quando partono per un viaggio in bicicletta.

Il dettaglio dei percorsi che fanno parte della rete Eurovelo, in continua espansione
Il dettaglio dei percorsi che fanno parte della rete Eurovelo, in continua espansione
Il dettaglio dei percorsi che fanno parte della rete Eurovelo, in continua espansione
Il dettaglio dei percorsi che fanno parte della rete Eurovelo, in continua espansione
Qual è la situazione del legame di questi percorsi con il nostro Paese?

Si può fare di più, molto di più da questo punto di vista perché so che molti si lamentano e dicono che servirebbero maggiori contatti con l’esterno. Ed è vero: appena dall’Italia attraversi il confine e arrivi in Francia, comincia la ciclabile che ti dice “questo percorso ti porta verso X, un nome di città, indicando la distanza. Da questa parte del confine siamo ancora lacunosi in fatto di segnaletica, di comunicazione. Spesso non sappiamo precisamente dove va quella ciclabile, dove porta. Stiamo cercando di importare queste buone pratiche, ispirarci aa questi esempi e implementare anche soluzioni che costano poco per ampliare la rete delle ciclovie in Italia.

C’è fermento a questo proposito?

Molto. Soprattutto nel Sud, in Puglia, in Calabria, in Sicilia. Vediamo che delle iniziative dal basso stanno proprio creando dei percorsi, anche con la segnaletica che aiuta una persona a navigare nel territorio.

Per entrare nella rete Eurovelo ci sono precise disposizioni tecniche, legate alla struttura dei percorsi
Per entrare nella rete Eurovelo ci sono precise disposizioni tecniche, legate alla struttura dei percorsi
Per entrare nella rete Eurovelo ci sono precise disposizioni tecniche, legate alla struttura dei percorsi
Per entrare nella rete Eurovelo ci sono precise disposizioni tecniche, legate alla struttura dei percorsi
Tu sei di origine turca. Spesso si parla di Eurovelo per quello che riguarda i Paesi del Centro e Nord Europa, ma qual è la situazione nella zona orientale?

Eurovelo 8 è tra l’altro una delle ciclovie più lunghe, il percorso Mediterraneo che parte dalla Spagna e arriva fino a Smirne, in Turchia, che è la mia città. Notiamo che c’è una attenzione a essere connessi con altri Paesi: Grecia, Cipro per esempio vogliono fare parte di una rete più grande. E questo anche grazie ad associazioni che sviluppano questi percorsi oppure fanno la battaglia per aumentare le infrastrutture nei propri Paesi.

In che modo si muovono?

Vanno dalle amministrazioni, dai politici e dicono “guardate che se abbiamo un pezzo di Eurovelo nel nostro Paese, aumentiamo gli standard turistici”.  Ai politici interessa fare parte di una rete che già esiste, perché porta denaro a lungo termine. E’ questa visione di prospettiva che fatica ad attecchire da noi…

Un momento dei lavori svoltisi a Balaton in Ungheria, durante il congresso annuale della federazione europea
Un momento dei lavori svoltisi a Balaton in Ungheria, durante il congresso annuale della federazione europea
Un momento dei lavori svoltisi a Balaton in Ungheria, durante il congresso annuale della federazione europea
Un momento dei lavori svoltisi a Balaton in Ungheria, durante il congresso annuale della federazione europea
Che cosa si è deciso a Balaton nell’ultima sessione dell’organizzazione?

Quello che abbiamo portato a casa dall’ultima conferenza Eurovelo è una struttura di coordinamento. Ora c’è finalmente una regia internazionale che si occupa di contattare tutte le regioni, province, tutti coloro che interessati a raccogliere informazioni ma anche a coordinare i lavori. Questa cosa funziona molto bene in Francia, in Germania, in Inghilterra perché c’è proprio un centro di coordinamento. In Italia il ruolo è stato assegnato a Fiab, che sarà a capo di questo centro di coordinamento. Mancano però le regioni in questo momento e le risorse economiche per farlo partire, per ora ognuno lavora in proprio e non ci si unisce. E’ un passaggio fondamentale, per il quale siamo già in ritardo.

TUTTE LE CATEGORIE DEL MAGAZINE