| 2 Luglio 2025

MoMi, da Monaco a Milano, una ciclovia in completa evoluzione

Una ciclovia “a pezzi”? Beh, perché no, se guardiamo bene, nel panorama italico dei percorsi ciclabili ci sono altri esempi, uno per tutti la Meridiana lucana che permette molte variazioni sul tema, consentendo anche da cambiare non solo scenari ma anche bici. Nel caso della MoMi Transalp, il tracciato che congiunge Monaco di Baviera a Milano il discorso è un po’ diverso, ma bisogna considerare che parliamo di un “work in progress”.

Quello che andiamo a trattare è infatti un percorso che sta ancora prendendo forma, anche se è già frequentatissimo. In particolare nella sua prima parte, quella che dalla Baviera scende verso il nostro confine e che porta tantissimi cicloturisti tedeschi e di tutto il Centro-Est Europa dalle nostre parti, non solo d’estate ma anche nelle stagioni di mezzo dando un forte impulso a tutta l’economia. La particolarità è data dal fatto che si usa una rotta molto recente, una sorta di corridoio montano che prima era poco sfruttato. Il fatto però è che i 350 chilometri della porzione italiana, a differenza di quelli esteri già perfettamente funzionanti e collegati, sono ancora in divenire, anche se si tratta di un processo molto veloce.

Il tracciato della MoMi Transalp regala paesaggi fantastici, che meritano anche una sosta di ammirazione
Il tracciato della MoMi Transalp regala paesaggi fantastici, che meritano anche una sosta di ammirazione

Una via diretta che favorisce l’economia locale

Il progetto è estremamente ambizioso e si distingue anche in un panorama in continua evoluzione come quello delle ciclovie italiane che stanno sempre più costruendo una rete di spostamento alternativa al traffico autostradale o ai mezzi pubblici. L’idea di base è infatti riuscire a collegarsi direttamente con le principali direttrici europee. E’ vero, alcune passano anche per l’Italia, per la stessa Lombardia, ma questa è una via diretta, che porta in connessione l’area padana con il Nord del continente. Ciò dovrebbe favorire (e in realtà lo sta già facendo) l’aumento di interesse per il cicloturismo che muove miliardi l’anno in misura sempre maggiore e contribuisce alla diffusione di un messaggio legato all’ambiente e alla mobilità sostenibile che, in questi tempi dove il “politically correct” è visto come il fumo agli occhi, è sempre una buona cosa.

La parte italiana inizia a Bressanone, dove resta un resistente filo conduttore con la prima parte, quella estera
La parte italiana inizia a Bressanone, dove resta un resistente filo conduttore con la prima parte, quella estera

Il bellissimo passaggio per il Lago di Caldaro

Nella sua evoluzione molto influiscono i finanziamenti europei nell’idea di renderli il più funzionali possibile, cercando anche di risparmiare sfruttando infrastrutture già esistenti. Ma qual è il disegno della MoMi Transalp? Entriamo allora nel dettaglio.

L’approdo della ciclovia nel nostro Paese è all’altezza di Bressanone da dove si procede verso sud passando per Bolzano e approdando al Lago di Caldaro, una delle zone paesaggisticamente più belle dell’Alto Adige già per questo teatro di molte manifestazioni sportive all’aperto, addirittura un’apprezzata e prestigiosa mezza maratona primaverile. Si imbocca l’asse della Val d’Isarco e della Val Venosta sfruttando la parte già esistente della ciclovia Monaco-Venezia.

La mancanza dei tratti di raccordo

Dall’Alto Adige si scende attraverso il Passo Mendola verso il Trentino, circondati dal meleti della Val di Non per poi entrare in Lombardia superando la Val Camonica fino al Lago d’Iseo. Questa parte, che sfrutta pezzi della ciclabile della Val di Sole e dell’Oglio, necessita ancora di alcuni pezzi specifici di collegamento, pari a un 10 per cento dell’intero tratto.

Dal Lago si continua a scendere fino a Milano sfruttando ciclovie già esistenti, come la Camuna lungo il suddetto specchio d’acqua e l’Alzaia del Naviglio Martesana. Qui però i lavori necessari sono in misura maggiore, mancano molti pezzi di raccordo fra i tratti urbani e della periferia delle città attraversate ed è questa la parte che richiede anche un intervento economico sostanzioso.

Il passaggio al Lago d’Iseo è una delle parti più affascinanti della porzione tricolore
Il passaggio al Lago d’Iseo è una delle parti più affascinanti della porzione tricolore

Come uno svantaggio diventa una risorsa…

Il totale della Ciclovia, dalla capitale bavarese fino a Milano è di 610 chilometri. Il fatto che manchino alcuni tratti (come detto la parte estera è pressoché completa anche se anche in quel settore, soprattutto nel Tirolo austriaco i lavori sono in corso) non è necessariamente uno svantaggio, anzi molti cicloturisti l’hanno preso a pretesto per concentrarsi sulle singole tratte permanendo di più e godendosi maggiormente i singoli luoghi, le Dolomiti come gli specchi d’acqua, la montagna come la pianura. Anche queste considerazioni sono una sorta di motore per continuare l’attività di progettazione e di realizzazione dell’intera infrastruttura, per la quale sono all’opera molte imprese esattamente com’era nei propositi dell’erogazione del PNRR.

C’è un forte coinvolgimento da parte delle realtà locali, nel macro come nel micro, con un forte impulso che il cicloturismo sta dando anche all’artigianato locale. L’obiettivo comune è far evolvere sempre di più il territorio, affrancandolo, soprattutto nella sua seconda parte prettamente italiana, da quell’immagine di zona industriale e poco vivibile. La realtà dice che è tutt’altro…

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