| 4 Giugno 2024

Tra gare e ciclovie, i progetti di Canavese Bike Land

E’ un lavoro in profondità quello che Canavese 2030 e la Regione Piemonte hanno previsto per dare un connotato nuovo, diverso, magari anche più “green” al territorio alle porte di Torino. Canavese Bike Land è un progetto ampio, che coinvolge la bicicletta in ogni suo aspetto, che ha una radice agonistica riservata a professioni ed amatori, ma solo perché questa è una sorta di grimaldello per aprire le porte di una terra che merita di essere conosciuta con i tempi lenti che solo la bici sa regalare.

Fabrizio Gea, presidente di Think Tank Canavese2030 che sta gestendo la realizzazione del progetto
Fabrizio Gea, presidente di Think Tank Canavese2030 che sta gestendo la realizzazione del progetto

Nei giorni scorsi il progetto Canavese Bike Land è stato presentato ufficialmente dal presidente del sodalizio Fabrizio Gea, che però parlandone ci tiene a chiarire da chi è venuta l’idea: «Dobbiamo dire tutti grazie a Giovanni Ellena, uomo di ciclismo da tanti anni che oggi è direttore sportivo della Polti Kometa. Lui proprio nel Canavese ha fatto crescere un talento come Egan Bernal e stretto un forte legame con il ciclismo colombiano. Anche mio figlio viene dal Paese d’oltreoceano. Ma Ellena ha voluto andare oltre, pensando che era ora di valorizzare queste terre anche in ambito cicloturistico. Da lì è nata Canavese Bike Land».

In che cosa consiste?

Ci muoviamo su più fronti. Giovanni ci ha proposto di organizzare una corsa per professionisti e una Granfondo e questi progetti vedranno la luce entro tre anni, ma come detto questi sono solo la vetrina, perché il messaggio che vogliamo lanciare è prettamente cicloturistico. Il Canavese è un territorio che ha una vasta fama nel mondo dello sport all’aria aperta, ma nell’ambito cicloturistico bisogna fare di più. Il ciclista è un tipo di turista che ritorna, che vuole scoprire queste terre attraverso più occasioni, ma perché ciò avvenga dobbiamo fornire spunti, occasioni, accoglienza. Dobbiamo mettere in moto un circuito virtuoso che coinvolga tutti.

La Via Francigena aostana è il confine occidentale della futura Ciclovia del Canavese (foto Jacopo Spatola)
La Via Francigena aostana è il confine occidentale della futura Ciclovia del Canavese (foto Jacopo Spatola)
Il che significa mettere mano ai percorsi ciclistici, alle ciclovie…

Questo è un tema fondamentale e delicato allo stesso tempo. Noi siamo partiti mesi fa facendo insieme alla Regione e alla Città Metropolitana di Torino un censimento delle piste ciclabili, perché sarebbe stato inutile mettere in cantiere nuove ciclovie senza sapere nel dettaglio quel che già esiste. Il territorio del Canavese è vastissimo e solo la vicinanza con Torino ha impedito che venisse fatta una provincia a sé stante. Ci sono 158 Comuni, oltre 400 mila residenti e tante, tante piste ciclabili indipendenti l’una dall’altra. Bisogna partire da questo per capire come muoversi.

Lo studio che cosa vi ha detto?

Ai quattro punti cardinali ci sono quattro dorsali molto importanti: la Via Francigena verso Val d’Aosta e Val Susa, la VenTo e la Pedemontana. Noi quindi abbiamo pensato di dare vita all’IdroVenTo, una pista ciclabile che dalla stessa arteria che collega Venezia e Torino passa attraverso il Canale di Caluso e la Valle dell’Orco fino ad arrivare al Parco Nazionale del Gran Paradiso. Questo è uno dei due grandi progetti ciclistici che abbiamo in cantiere.

Il Santuario di Oropa, una delle tante bellezze architettoniche raggiungibili in bici
Il Santuario di Oropa, una delle tante bellezze architettoniche raggiungibili in bici
L’altro?

Segue direttamente il lavoro di censimento e mappatura. Noi vogliamo dare vita alla Ciclovia del Canavese collegando tutti i piccoli o grandi tratti di piste ciclabili esistenti. Il nostro intento deve essere dare un senso logico a tanto lavoro che è stato effettuato negli scorsi anni in giro per il territorio, raccordando i vari percorsi. Ma questo non deve rimanere un lavoro “su carta”. La nostra idea è che parallelamente allo sviluppo di quella che sarà a tutti gli effetti una rete ciclabile, dovremo dar vita a itinerari specifici e in questo Ellena ci sta dando una grande mano, ne ha sviluppati già tre di grandissimo interesse, legati a tre temi: la Strada dei Vini, dei Castelli e di Re Arduino.

In tutto questo c’è un coinvolgimento delle realtà locali?

Deve esserci, anzi vorrei dire che i fondi a disposizione, il finanziamento triennale di 350 mila euro fino al 2026 deve servire proprio a caratterizzare l’accoglienza, a valorizzare gli hub turistici del territorio che deve essere più fruibile. Gli eventi sono una vetrina, un richiamo ma la sostanza è ben altra, è quella che dobbiamo riscontrare giorno dopo giorno. Il nostro lavoro ha riassunto tutti gli studi e le ricerche effettuati che racchiudono il turismo nel Canavese attraverso due branche principali: l’outdoor e lo slow.

Per lanciare il progetto, nascerà una corsa per professionisti. Qui l’ultimo Giro d’Italia verso Oropa
Per lanciare il progetto, nascerà una corsa per professionisti. Qui l’ultimo Giro d’Italia verso Oropa
E’ un progetto a lungo termine…

Sì, ma del quale ci sono già risultati tangibili che non sono neanche opera nostra. Noi abbiamo il compito di mettere ordine, di legare nel modo migliore quel che c’è, valorizzare il nostro patrimonio, poi lavoreremo per incrementarlo in maniera oculata. Una cosa possiamo già dirla: chi è venuto a pedalare nel Canavese è rimasto entusiasta, abbiamo avuto molteplici testimonianze di cicloturisti che ci hanno garantito come questo territorio non abbia nulla da invidiare ad esempio alle terre dell’Eroica o della Val d’Orcia. Ora, anche attraverso la collaborazione dei tour operator attraverso una mirata opera di marketing e comunicazione, dovremo farlo capire a più gente possibile.

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