Spesso ci siamo trovati a parlare dei comuni ciclabili e fra loro ci sono realtà profondamente diverse. Una di queste è quella di Pescara, quasi contraddittoria perché se da una parte la città abruzzese si sta impegnando per rendere la sua viabilità sempre più a misura di bici e di mobilità “lenta” (che poi così non è a conti fatti…), dall’altra bisogna combattere contro gli ostacoli dati dal retaggio di decenni vissuti sotto il giogo del traffico automobilistico e tanti fanno davvero fatica a liberarsene.
L’impegno delle Autorità cittadine
Lo sa bene Giancarlo Odoardi, giornalista locale e facente parte dell’EPMC, associazione che raggruppa gli Esperti Promotori della Mobilità Ciclistica (da qui l’acronimo) che da anni tramite il suo blog segnala e affronta il tema della circolazione in città sulle due ruote e ultimamente ha diffuso scritti e soprattutto immagini che segnalano soprattutto il malcostume di tanta gente che parcheggia la propria auto sulla corsia ciclabile.
«Partiamo dal principio e dall’impegno che le autorità mettono per trasformare la città in senso ambientalistico e sostenibile. C’è un lavoro dietro, questo è innegabile, cercando di connettere quanto esistente e di dotare la città di una rete che consenta di lasciare davvero l’auto a casa a favore della bici. Ma c’è ancora tanto da fare in tal senso, sono stati approntati oltre 15 chilometri in aggiunta a quelli esistenti ma non basta.
Corsie ciclabili, serve la linea gialla…
«Per certi versi il covid è stato spartiacque: molti hanno scoperto la bici perché consentiva di muoversi senza stare a contatto con gli altri e le autorità hanno investito su questa esigenza sulla base del decreto Legge 76 che permette di dedicare una porzione della carreggiata alla circolazione delle bici. Ma questo non basta: non parliamo di piste ciclabili, sulle corsie tratteggiate le auto non possono sostare ma possono immettersi per sorpassi, per muoversi e questo ostacola il passaggio delle bici, tanto è vero che il Ministero delle Infrastrutture nella riforma del codice stradale vuole rimuoverle».
Una scelta che ti vede d’accordo? «Non è tanto essere d’accordo o meno, io guardo quel che avviene, quotidianamente. Faccio l’esempio di Via Marconi: per i ciclisti l’avere la corsia ciclabile influisce poco perché è un continuo entrare e uscire da essa visti gli ostacoli posti dalle auto (foto di apertura, ndr) Sarebbe secondo me già diverso se invece della linea tratteggiata ci fosse quella gialla, le auto sarebbero meno propense ad attraversarla, figurarsi a parcheggiare».
Il tema dell’educazione sociale
Proprio il discorso del parcheggio è centrale nell’impegno di Odoardi: «Parliamoci chiaro: è un problema di educazione sociale, certamente non ascrivibile solo a Pescara. E’ un po’ lo stesso discorso della sosta in doppia fila. La gente pensa che parcheggiando sulla ciclabile non ostacola il traffico perché il ciclista non ha modo di protestare più di tanto. Ve lo immaginate un’auto che si ferma nel mezzo della carreggiata? Quando succede per far scendere una persona, ci vuole meno di un secondo che da dietro partano i clacson…».
Con il suo lavoro, i suoi reportage, soprattutto le sue foto Odoardi come gli altri dell’associazione vuole creare discussione e quindi agire proprio sul campo dell’educazione sociale: «Noi dobbiamo sensibilizzare la gente, creare il giusto contesto. Rendere fruibile la mobilità sostenibile attraverso un percorso motivazionale. Faccio un altro esempio: puntare sul discorso ambientale non dà risultati, alla gente purtroppo importa poco agire da questo punto di vista per il bene comune. Ma se, dati alla mano, dimostri che usare la bici consente di risparmiare tempo rispetto a chi sta in mezzo al traffico, allora trovi terreno fertile.
Vigili Urbani? Sono troppo pochi…
«Io sono convinto che non basta costruire corsie ciclabili, ma bisogna creare le infrastrutture sociali per utilizzarle. Abbiamo messo su un osservatorio sulla Mobilità Ciclistica dove svolgiamo un’ampia ricognizione delle città e l’esame da questo punto di vista dice che a Pescara c’è ancora molto da fare».
Tornando al discorso dei parcheggi selvaggi, qual è l’opera della Polizia Municipale? «Possono fare poco, non possiamo gettare loro la croce addosso. Se io chiamo per far rimuovere un’auto, arriveranno se va bene dopo mezz’ora e non per mancanza di volontà, ma perché i numeri di vigili sono assolutamente insufficienti per poter agire convenientemente. Se in una zona ciclabile ci sono auto parcheggiate, ad esempio all’uscita della scuola, al loro arrivo vedrete le auto dileguarsi, ma appena la volante riparte ecco che ne verranno altre. Per questo dico che è un problema di cultura generale, le multe non sono un mezzo che funziona in questo senso».
Pescara e la bandiera gialla
Eppure Pescara è Bandiera Gialla Fiab: «Quella della Federazione Amici della Bicicletta non è un premio, ma una valutazione che si basa su diversi fattori e che ha 5 gradi di giudizio. Pescara ha acquisito 2 “tacche” ed è vicina alla terza. E’ una città che si sta impegnando per diventare sempre più ciclabile, ma bisogna lavorare anche sulla gente perché aumenti la sua sensibilità in tal senso».