Manubrio gravelManubrio gravel

| 10 Novembre 2025

Come nasce un manubrio gravel? Ne parliamo con chi li produce

Uscendo sempre più spesso con bici gravel e ottimizzandone l’uso di tutti i componenti, ci si rende conto dell’importanza del manubrio ai fini di una guida divertente, efficace, ma anche sicura. Le sue specifiche da dove nascono? E ci sono anche dei limiti? Quali sono invece i vantaggi (tangibili) di una presa specifica? E perché?

Tutte questioni che abbiamo sottoposto a Davide Guntri di Deda Elementi, uno dei principali costruttori di componentistica per bici da corsa e gravel (ma anche pista, triathlon e MTB). E’ interessante capire se il manubrio gravel abbia una sua matrice o sia un derivato di quello da strada. Ci siamo rivolti a Guntri anche perché lui stesso è uno sviluppatore dei prodotti: prova, riprova, confronta…

Guntri, responsabile per i Team di Deda Elementi, testa in prima persona i materiali (foto Instagram)
Guntri, responsabile per i Team di Deda Elementi, testa in prima persona i materiali (foto Instagram)
Davide, come nasce un manubrio da gravel? Possiamo dire che ne esiste uno solo o più tipologie?

Il discorso è ampio e va suddiviso tra le varie tipologie di gravel. Ce ne sono tantissime: si va dal “race” al viaggio, dall’avventura alle semplici strade bianche. Il gravelista puro, cioè quello da viaggio, ha già in mente il manubrio che vuole: comodo, con un’apertura laterale non troppo ampia ma sufficiente per montare la borsa anteriore. Se il manubrio è troppo stretto le borse non ci stanno. Diciamo che un flare tra i 16 e i 18 gradi, ma soprattutto 16, è una misura molto diffusa e anche quella che proponiamo di più in Deda Elementi. Ti consente di inserire la borsa davanti con un certo spazio e garantisce una guidabilità ottimale nei tratti più tecnici.

E nello specifico, che tipo di impugnatura vuole il gravelista puro?

Vuole un manubrio che sia ampio nella parte superiore, come il nostro Gera Carbon. E’ stato il primo manubrio nato in casa Deda Elementi per il gravel. L’abbiamo studiato per offrire tre prese differenti: quella bassa, che dà una guida più “racing” o da strada. Quella alta, per scaricare collo, schiena e cervicale dopo tanti chilometri. E infine la presa sulle leve, utile per spingere nei tratti scorrevoli o rilassarsi in quelli più tranquilli.

Quindi il primo obiettivo resta il comfort?

Sì, poi è arrivato il gravel race, una disciplina che ha introdotto i manubri aero-gravel e ha aperto un altro mondo. Il nostro secondo manubrio nato per questo segmento è stato il Gravel Carbon, che pur essendo da gara mantiene un’apertura di 16 gradi. Le sue peculiarità principali in questo caso sono peso e aerodinamica: deve essere performante. Riprende le forme del manubrio da strada Superzero, ma con il flare gravel. Da lì è nato anche il Gravel Alloy, che ha però un’apertura minore.

Ecco uno schema che ci aiuta ad entrare nel linguaggio tecnico
Di quanto e perché?

E’ da 12 gradi ed è minore perché riprende il disegno di un nostro storico modello da strada, lo Zero100, colonna portante della linea in alluminio. Non è neanche troppo costoso e, vista la sua diffusione, abbiamo pensato che fosse più facile per molti adattarsi a una geometria così nota e meno aperta. Più tradizionale, mettiamola così… C’è anche chi vuole riprodurre quel tipo di sensazioni più familiari.

In discesa e sul tecnico la presa bassa ci è sembrata molto più efficace del previsto in termini di guidabilità. Perché?

Se facciamo un paragone con la mountain bike, chiediamoci: perché il suo manubrio è così largo? Per aumentare la base e quindi la stabilità. Con una base maggiore guidi meglio. Tuttavia, non possiamo fare manubri gravel da 780 millimetri: diventerebbero ingestibili.

Da costruttore, ci confermi che in discesa la bici gravel va guidata con le mani in presa bassa?

Assolutamente sì. Primo per la base più larga: nelle curve la piega si allarga e ti dà più controllo. Poi perché, se il fondo è sconnesso, come fai a tenerla bene o a frenare se non hai presa decisa? Fondamentalmente la gravel è una bici da strada… più o meno. E poi c’è un discorso di sicurezza.

Manubrio gravel
Più il flare è ampio e meno è fluida l’azione dell’alzarsi sui pedali in presa bassa (foto Deda Elementi)
Manubrio gravel
Più il flare è ampio e meno è fluida l’azione dell’alzarsi sui pedali in presa bassa (foto Deda Elementi)
Il pollice opponibile?

Esatto. Con la presa bassa, la mano è bloccata dalla curva stessa in caso d’impatto, mentre sulla leva può scivolare. E’ un aspetto che in off-road può fare la differenza.

Abbiamo notato che alzarsi in presa bassa con un manubrio gravel è meno fluido rispetto a uno da strada. Dipende dall’apertura delle curve?

Sì, si perde un po’ di forza quando ci si tira su e si tira poi il manubrio stesso. La curva tende ad allargare le braccia, che per natura verrebbero dritte. Più la piega è aperta e più fai fatica ad alzarti di sella e guidare la bici. Se avete notato, all’ultimo Mondiale Gravel, su un percorso velocissimo, moltissimi avevano il manubrio da strada. Ma qui parliamo di gravel racing, molto vicino alla strada.

In effetti l’alzarsi in piedi in presa bassa è più un gesto da gara…

E’ come con la mountain bike: non riesci a scuoterla bene a destra e sinistra quando sei in piedi perché il manubrio è largo, è “impegnativo”. Ma in discesa sei più stabile. Ebbene, la stessa cosa vale nel gravel.

Parlando di manubri in carbonio, siano integrati o solo la curva: ci sono differenze costruttive rispetto alla piega da strada?

No, sono identiche. Se però pensiamo alle vibrazioni, si apre un altro mondo.

Manubrio gravel
Gusti di guida e percorsi usuali determinano la scelta del manubrio
Manubrio gravel
Gusti di guida e percorsi usuali determinano la scelta del manubrio
E quale sarebbe?

Le gomme. Con il gravel viaggi a pressioni molto basse. Nei miei percorsi abituali sto a 1,9 bar davanti e 2 dietro. Paradossalmente, certe vibrazioni si avvertono e si scaricano sul manubrio quasi più sulla strada che nel gravel, perché su strada le pressioni sono molto più alte. Io spesso sono più stanco a livello di braccia e spalle dopo 4 ore su strada che non nel gravel, pur avendo le stesse misure di bici. Sul gravel magari hai più dolori alle mani, perché ci sono più tratti sconnessi e devi stringere di più il manubrio se incontri rocce o buche.

L’altezza tra parte bassa e parte alta, la compattezza della piega: quanto conta nel gravel?

Conta molto, ma più che dalla disciplina dipende dal tipo di manubrio. Potresti anche avere reach differenti. In Deda Elementi tendiamo a mantenerli simili su tutta la gamma, tranne che su Gera Carbon e Gera Alloy, che hanno rispettivamente 40 e 55 millimetri. Gli altri modelli hanno un reach da 75 millimetri, molto vicino alla piega da strada.

Questa domanda nasceva dall’esigenza di cambiare posizione rapidamente nel tecnico. Un reach e un drop più corti aiutano?

Sì, se hai tutto più vicino e a portata di mano è fondamentale, soprattutto quando inizi a essere stanco. Nel gravel devi cambiare direzione più spesso e il fondo può cambiare all’improvviso: avere una piega compatta ti permette di reagire meglio e con più sicurezza.

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