Angoli e geometrie di una bici. Spesso i più esperti affrontano questo discorso, ma di cosa si parla in realtà? Può capitare che qualche neofita quando senta parlare di angoli pensi addirittura alle forme dei tubi stessi della bici. La questione invece è importante perché angoli diversi determinano bici diverse, pertanto ecco qualche consiglio per l’eventuale acquisto di una bici da un punto di vista un po’ più tecnico.
Quando si parla di angoli ci si riferisce principalmente a due sezioni specifiche della bici: il tubo piantone e il tubo di sterzo. Da questa accoppiata di fatto nasce la bici o per essere più specifici una tipologia di bici: da corsa, gravel, all round e oltre certi limiti si passa ad un’altra matrice, si passa magari da una bici da corsa ad una downhill.
Angoli diversi, bici diverse
Troppo complicato? Nessuna paura e andiamo per gradi. Le tabelle proprio sotto di noi riportano gli angoli In rosso) di quattro principali tipologie di bici: pista, corsa, gravel e mtb. Come si può vedere c’è una bella differenza. 6°-8° d’inclinazione sono moltissimi per un prodotto finale che di base resta una bicicletta.
Una volta, quando il “su misura” era cosa normale, i tubi erano di metallo (alluminio o acciaio principalmente) ci si faceva cucire addosso una bici proprio come un sarto avrebbe fatto con un abito. Adesso le produzioni di massa e l’avvento del carbonio hanno portato a misure standard: XS, S, M, L… come per una maglietta.
Ma anche in questa standardizzazione ci possono essere differenze. L’unica cosa è che non si possono scegliere angoli personalizzati. Tra un marchio e l’altro al massimo c’è un grado, un grado e mezzo di differenza (a parità di misura), semmai si può scegliere la propria bici in base a queste piccole variazioni.
Piantone e sterzo
Una bici da corsa taglia M ha un angolo piantone di 73-74,5° e uno di sterzo tra 72°-73°: mediamente è così. In queste finestre angolari sono raccolte il 95 per cento delle bici da corsa in commercio. Un tempo col “su misura” appunto, chi voleva una bici veloce portava questi angoli a 74-75° di piantone e soprattutto lavorava su quello di sterzo: anche 74°. La bici diventava molto veloce in quanto il baricentro (bici + atleta) si spostava molto più perpendicolarmente sul mozzo anteriore. Ed ogni atleta la voleva in un certo modo: più aggressiva ma meno comoda per il velocista, più o meno il contrario per lo scalatore.
Poi subentravano altre problematiche come le lunghezza del tubo orizzontale, l’altezza di sella… ma su carta in questo modo la bici era velocissima. Magari poco comoda perché trasmetteva ogni vibrazione, ma di certo era racing. E non a caso le geometrie delle bici da pista che non si usano per troppe ore consecutive e che girano su fondi ottimali hanno angoli molto alti: 76° di piantone e 75° di sterzo per la Pinarello Maat per esempio.
Al contrario se si cerca la comodità o, nel caso della mtb, un buon attacco per l’ostacolo, gli angoli “si siedono” come si dice in gergo. Vale a dire i due valori angolari diminuiscono: una gravel o una endurance difficilmente andranno oltre i 73° di piantone e 72° di sterzo. Molto più facile trovarle a 71°.
Parola all’esperto
Restando su una bici da strada tutto questo cosa comporta? Ne parliamo con Morris Possoni, ex corridore professionista e oggi meccanico dell’Astana-Qazaqstan, uno dei team professionisti più vincenti della storia recente.
«Si scelgono determinati angoli anche in base alla bici che s’intende comprare – spiega Possoni – e alla disciplina preferita: strada, mtb, downhill… Da questi angoli si capisce anche se una bici è comoda, anche se poi non è solo questione di geometrie, ma anche di posizionamento in bici. In questo caso parliamo degli angoli del ciclista. Io per esempio ricordo che quando correvo per cercare di essere sempre più aerodinamici ci facevano abbassare molto davanti, chiudevamo l’angolo della schiena, ma poi avevo dolori nella zona lombare e al collo. Pertanto bisogna cercare sempre il miglior compromesso per quello che si deve fare. Il compromesso tra prestazione e comodità».
Possoni spiega come poi, oggi soprattutto, la comodità sia legata non solo agli angoli, ma anche ai materiali, a partire dal carbonio stesso del telaio. Solitamente meno è pregiato, e quindi meno rigido, e più la bici dovrebbe essere comoda.
«Di base è così – va avanti Possoni – se una bici è più performante in teoria è meno comoda, ma non sempre, bisogna vedere anche come è fatta la bici stessa, che materiali e che componenti ha. La bici comoda assoluta non esiste, ma dipende dalle caratteristiche fisiche di ognuno. Quello che per alcuni miei compagni era comodo, a me dava dolori, per esempio». E bisogna anche vedere che ruote utilizza, che coperture, a quanto sono gonfiate.
«Una bici più aggressiva (angoli più verticali rispetto al suolo, quindi valori superiori a 74°, ndr) è anche meno guidabile, pertanto va valutato anche questo aspetto».