| 20 Novembre 2024

Il fango, prima di domarlo bisogna sapere come affrontarlo

Come si guida sul fango e quali skills bisogna avere per poterlo affrontare, per divertirsi e per sfruttare i terreni fangosi a proprio vantaggio?

Ecco alcuni consigli utili in ambito gravel che derivano direttamente dal ciclocross, alcune regole utili da utilizzare e adatte ad un pubblico di principianti, comunque non agonisti.

Andare nel fango può essere come giocare
Andare nel fango può essere come giocare

Non avere paura del fango

Il terreno fangoso è una condizione critica, uno spauracchio non tanto legato alla bici sporca, ma una condizione di guida del mezzo che risulta innaturale. La bici va dove vuole lei, è difficile controllarla. Il fango deve essere capito, interpretato e ci vogliono più uscite nelle situazioni fangose per capire come guidare la bicicletta. E’ pure una situazione divertente che “porta ad essere bambini”, quasi come se fosse un gioco.

Non bisogna avere paura, timore, anche se il fango va rispettato e solo in un secondo momento aggredito. Entrare in un tratto fangoso è un po’ come passare in velocità da un tratto in asfalto ad uno gravel con ghiaia fine, oppure da un sentiero roccioso compatto, ad una situazione di manto sabbioso.

Una guida aggressiva ripaga, ma deve essere calibrata e super precisa (foto Van Rysel)
Una guida aggressiva ripaga, ma deve essere calibrata e super precisa (foto Van Rysel)

La bici deve scivolare

Bisogna imparare a fare scivolare la bici nelle condizioni più difficili. E’ necessario capire quale è il punto di non ritorno proprio nel momento in cui la bicicletta sembra scappare via ed invece mantiene grip e margine di manovra. Un po’ di esperienza certo, ma anche la malizia di usare le gomme con la tassellatura adeguata e adattare le pressioni di esercizio. Ci sono atleti in ambito professionistico che in condizioni di fango pesante utilizzano gomme con tassellature medie, non specifiche per il fango super impegnativo. Succede perché riescono a sfruttare lo scivolamento ed essere più veloci, se pur con qualche rischio nei momenti di maggiore stress agonistico.

L’altra parola d’ordine è pressioni basse, lo è in ambito cx e anche nell’ambiente gravel. Contenere le pressioni di gonfiaggio (rispetto ai normali standard) offre dei vantaggi in termini di galleggiamento sul fango, una maggiore battuta a terra dello pneumatico (di conseguenza della tassellatura) e nel caso degli pneumatici specifici per il fango (con tassellature pronunciate e spaziate) sfruttare a pieno la penetrazione dei tasselli.

Tassellatura tipica per il fango, tanto spazio e ramponi pronunciati
Tassellatura tipica per il fango, tanto spazio e ramponi pronunciati

Peso spostato verso il retro

Riuscire a portare e tenere il peso del corpo verso il retro della bicicletta garantisce un grip maggiore sulla ruota del retrotreno. Non è facile, perché lo sforzo che obbliga ad erogare il fango è davvero importante, invasivo. Nelle condizioni di fango estremo, oppure quando non è mai stata affrontata una situazione di terreno fangoso, cambia molto la dinamica del gesto della pedalata, il setting tenuto quando si è in sella.

E’ anche una questione di adattamento e terminare una prova, un’uscita e una pedalata nel fango con alcuni dolori muscolari non usuali, è un aspetto che rientra nella normalità.

Il manubrio va assecondato, non arpionato

Non bloccare il manubrio della bici, non ancorarsi sulla piega. Quando si entra nel fango è fondamentale assecondare l’avantreno che sembra impazzire, che non vuole tenere una linea precisa, sembra non volere tenere quella traiettoria. Se esiste una canalina, oppure un solco percorribile è buona cosa entrare in modo deciso con la ruota anteriore, senza timori, senza frenare. Ci pensa il fango a rallentare la marcia. L’arbitro è il fango, è lui che decide, il ciclista deve assecondare le sue decisioni. In questi casi specifici, più che in altri i freni devono essere toccati il minimo indispensabile. Bisogna pelare i freni ed usare quello posteriore per correggere la traiettoria.

E’ necessario scaricare il più possibile le spalle e restare morbidi con braccia, spalle e schiena. Il manubrio non va bloccato. Un altro fattore che contribuisce ad un buon risultato e al divertimento nel fango è tenere (per quanto possibile) un numero di rpm elevato.

Talvolta sul fango primeggia chi è più equilibrato nella guida (foto Brazodehierro)
Talvolta sul fango primeggia chi è più equilibrato nella guida (foto Brazodehierro)

In conclusione

Il fango è prima di tutto una condizione estrema dell’off-road in genere, un banco di prova per la guida e anche nei termini di setting della bicicletta. Le skills di base per una corretta ed efficiente guida nel fango sono quelle evidenziate in precedenza. E’ pur vero che bisogna adattarsi alle condizioni del terreno, perché è altrettanto vero che esistono tipologie di terreni diverse e di conseguenza cambia anche il fango, la sua densità e come reagisce al passaggio continuo delle biciclette.

Più ci si avvicina ai corsi d’acqua e più il terreno diventa sabbioso e di tipo golenale, con capacità superiori di drenaggio. Significa che ci sarà la presenza di un fango che difficilmente si attaccherà come colla, quasi impossibile il blocco delle ruote. In questi casi potrebbe essere più efficace usare degli pneumatici con tassellatura più bassa. Più ci si avvicina a colline, a terreni erbosi e piante da frutto (ad esempio le viti), più il terreno diventerà pesante, colloso, faticoso e invadente, scivoloso. In queste situazioni è d’obbligo l’utilizzo di tutto quello che la tecnica ci mette a disposizione per il fango.

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