| 4 Gennaio 2025

Curva, frenata e salto: tre pilastri per divertirsi in mtb

Saper guidare bene una MTB è una delle esperienze più divertenti che si possano vivere. Si prova un senso di libertà e sicurezza che pochi altri sport sanno offrire, simile alla sensazione di padroneggiare lo sci: fuoripista, salti, serpentine o condurre su ghiaccio.

Con la Piraz Coaching Academy di Mirko Pirazzoli abbiamo avuto la possibilità di imparare qualcosa di nuovo. Vi avevamo già raccontato delle 48 ore trascorse a Fondi per la loro Academy, dove, ogni volta, si tengono lezioni per partecipanti selezionati con l’ex campione della MTB. Lezioni di tecnica, assetto e anche di approccio mentale.

Abbiamo individuato tre elementi chiave per una guida divertente e sicura: l’approccio alle curve, la frenata e il salto.

Due borracce distanziate di 3 metri: disegnare un “8” è un primo step per Pirazzoli
Due borracce distanziate di 3 metri: disegnare un “8” è un primo step per Pirazzoli

A lezione dal Piraz

Mirko Pirazzoli mette a disposizione dunque la sua esperienza, ma anche la sua capacità di insegnare, di comunicare quel che serve davvero. Poche indicazioni, molta osservazione e tanta pratica… anche andando alla sua ruota.

Il romagnolo inoltre prima di ogni uscita cerca di migliorare il setup, un primo passo che può agevolare tantissimo nell’apprendimento e di conseguenza nella guida. E questo vale in modo più “fino” per i più esperti, ma è un passaggio che non dovrebbero sottovalutare neanche i neofiti.

«Per quanto riguarda la guida – dice Pirazzoli – credo che sia fondamentale fare leva sull’esperienza di chi proviene dal mondo delle gare. L’occhio clinico permette di osservare come un ciclista si muove sulla bici e, attraverso esercizi semplici come “l’otto tra le borracce”, individuare immediatamente quali gruppi muscolari vanno in difficoltà. Questo consente di capire se la criticità biomeccanica si trova nella parte anteriore o sulla sella. Un biomeccanica sul campo, se ben fatta, è più efficiente in una da laboratorio almeno a certi livelli».

In ogni caso, aggiungiamo noi, una visita biomeccanica non è mai sbagliata: dà sempre un’impostazione buona, specie per chi è agli inizi. Poi ci si può lavorare…

Le curve (e il tornante)

Per chi pratica MTB, il tornante di un single track è spesso una sfida: stretto e in pendenza, porta molti a frenare bruscamente, mettere un piede a terra o, peggio ancora, cadere.

Pirazzoli consiglia: «La prima cosa da fare è staccare il pedale interno. Questa è un’operazione utile non solo per i tornanti ma anche per altre curve. Diventerà un’abitudine: aiuta a distribuire il peso e a migliorare l’equilibrio, poiché una gamba pesa circa 20 chili e sposta il baricentro verso l’interno della curva».

In situazioni limite, come curve strette, si può modificare leggermente la posizione rispetto a un assetto biomeccanico statico per rendere fluidi i movimenti. Inoltre, lo sguardo ha un ruolo fondamentale: «Guardare almeno 5 metri avanti – dice Pirazzoli – permette al corpo di adattarsi alle asperità del terreno con anticipo, evitando l’effetto sorpresa e rigidità. Se vedi un ostacolo quando ci sei sopra o a pochi centimetri è già tardi».

Guardare il punto d’uscita della curva permette al corpo di prepararsi al movimento corretto. In merito al posizionamento delle spalle, Pirazzoli sottolinea che non è un elemento prioritario per chi inizia: «Meglio concentrarsi su poche nozioni, come la posizione della gamba e lo sguardo. Già questo è sufficiente per migliorare».

Con queste tecniche, la bici seguirà la direzione desiderata, anche se all’inizio potrebbe mancare fluidità. Ripetendo l’esercizio, si acquisirà sicurezza, sia in salita che in discesa.

Notate le dita di Pirazzoli: entrambi gli indici sono posizionati all’estremità delle leve freno
Notate le dita di Pirazzoli: entrambi gli indici sono posizionati all’estremità delle leve freno

Il freno

Saper usare i freni in MTB è fondamentale, sia per la sicurezza che per la tecnica. Paradossalmente, frenare bene permette di andare più forte.

Nel caso dei tornanti, combinando le tecniche apprese (gamba staccata e sguardo in uscita), l’uso del freno posteriore consente una derapata controllata, facilitando la curva.

In discesa, avere sempre un dito sui freni è sinonimo di sicurezza. Pirazzoli spiega: «Tecnicamente, preferisco un dito sul freno in discesa: garantisce una rapidità di intervento maggiore rispetto a una mano completamente chiusa sulla manopola. In caso di necessità, il tempo di reazione è cruciale».

Mettere poi le dita sui freni, uno per manopola (l’indice), aiuta a dosare il freno, a parzializzare la frenata. A correggere… Pensiamo alla derapata controllata.

La posizione del salto: sedere indietro, ma per far sì che l’anteriore non precipiti bisogna “caricarlo” prima dello stacco
La posizione del salto: sedere indietro, ma per far sì che l’anteriore non precipiti bisogna “caricarlo” prima dello stacco

Il salto

In MTB, i salti, i “drop” come li chiamano i biker, sono un must. Con percorsi sempre più tecnici e bici full sempre più leggere, la voglia di mettersi alla prova è inevitabile. Tuttavia, per affrontare un salto, bisogna saper eseguire il gesto corretto.

«Prima di un salto – suggerisce Pirazzoli – bisogna schiacciare l’anteriore al momento giusto, poco prima dello stacco, e contemporaneamente spostare il peso indietro, portando il sedere sulla ruota posteriore. Un reggisella telescopico può fare una grande differenza, migliorando comfort e controllo».

Questo assetto è simile a quello richiesto per sentieri ripidi e rocciosi. Due regole semplici: schiacciare l’anteriore e spostare il sedere indietro. Una volta memorizzate, la pratica sarà il vostro miglior alleato.

Con queste nozioni, la guida in MTB diventerà non solo più sicura ma anche decisamente più divertente!

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