La bicicletta ti cambia la vita, in certi casi te la salva. Ha cambiato la vita di tante ragazze in Africa, che grazie a essa riescono a coprire più rapidamente la distanza fra villaggio e scuole, vedendo ridotto il rischio di abusi. L’ha cambiata alle loro madri, che riducono i tempi per approvvigionarsi alle fonti d’acqua. E la cambia quotidianamente a chi trova nella fatica il gusto di riappropriarsi dei suoi pensieri e delle bellezze della natura.
E’ sorprendente incontrando persone, rendersi conto di come questa dimensione per noi così familiare da darla quasi per scontata sia capace di accendere idee ed entusiasmi. Dall’incontro con Ivan Totaro all’Eroica Caffè fino a quello con Paolo Bettini per i cinquant’anni in sella si coglie la bellezza di momenti in cui ritrovarsi con se stessi o con gruppi di amici selezionati dalla stessa voglia di conquistarsi panorami stupendi.
Ci si avvia al giorno del Natale, in una fase storica in cui su quella grotta e la sua mangiatoia piovono missili. Si tende a dimenticare l’origine del Natale, che non è certo legata alle slitte di Santa Klaus. E allora in queste poche righe cercheremo di portare un Natale diverso, che unisca il nostro amore per la bicicletta alla necessità di prenderci cura dei posti in cui viviamo. E lo facciamo attingendo al testo ben più profondo, scritto nel giugno scorso da Papa Francesco, in occasione della Giornata Mondiale del Creato.
Il messaggio del Papa
Il rispetto per i luoghi in cui viviamo e in cui ci muoviamo. La lentezza del pedalare dentro se stessi, senza necessariamente rincorrere la performance. L’indulgenza che si può dimostrare verso chi non regge il nostro passo e non merita per questo di essere odiato. Si riesce a fare dello stile di ciclisti una guida per le nostre vite, anche rispetto all’ambiente e alle scelte che lo riguardano?
«Perché tanto male nel mondo? Perché tanta ingiustizia – scrive il Papa – tante guerre fratricide che fanno morire i bambini, distruggono le città, inquinano l’ambiente vitale dell’uomo, la madre terra, violentata e devastata? (…) Tutto il cosmo ed ogni creatura gemono e anelano “impazientemente”, perché possa essere superata la condizione presente e ristabilita quella originaria. Infatti la liberazione dell’uomo comporta anche quella di tutte le altre creature che, solidali con la condizione umana, sono state poste sotto il giogo della schiavitù. Come l’umanità, il creato – senza sua colpa – è schiavo, e si ritrova incapace di fare ciò per cui è progettato, cioè di avere un significato e uno scopo duraturi. E’ soggetto alla dissoluzione e alla morte, aggravate dagli abusi umani sulla natura. Ma, in senso contrario, la salvezza dell’uomo in Cristo è sicura speranza anche per il creato».
Il nostro arbitrio
Non sempre il progresso porta bontà e giovamento. L’uso degli smartphone ha agevolato il lavoro e la comunicazione, ma si sta rivelando la causa principale del disagio negli adolescenti, a causa dell’uso che ne viene fatto. E’ difficile che un’innovazione tecnologia legata alla bicicletta possa produrre simili disastri. E allora sarebbe bello definire uno stile fondato sull’essenzialità che ci permetta di distinguere l’utile dal futile. Come quando si va in salita e non si ha l’energia per pensieri inutili, ma ci riempiamo gli occhi di bellezza.
«Sperare e agire con il creato – ancora il Papa – significa anzitutto unire le forze e, camminando insieme a tutti gli uomini e le donne di buona volontà, contribuire a ripensare alla questione del potere umano, al suo significato e ai suoi limiti. Il nostro potere, infatti, è aumentato freneticamente in pochi decenni. Abbiamo compiuto progressi tecnologici impressionanti e sorprendenti, e non ci rendiamo conto che allo stesso tempo siamo diventati altamente pericolosi, capaci di mettere a repentaglio la vita di molti esseri e la nostra stessa sopravvivenza. Un potere incontrollato genera mostri e si ritorce contro noi stessi. Perciò oggi è urgente porre limiti etici allo sviluppo dell’Intelligenza artificiale, che con la sua capacità di calcolo e di simulazione potrebbe essere utilizzata per il dominio sull’uomo e sulla natura, piuttosto che messa servizio della pace e dello sviluppo integrale».
Vi auguriamo un buon Natale con le riflessioni scaturite dalle pedalate del fine settimana. Ci avviamo alla celebrazione certi che sarà una grandiosa festa di famiglia. E nel rivolgere un pensiero a chi purtroppo non potrà goderne, vi chiediamo di riflettere sul nostro ruolo di ciclisti nel mondo che sta crescendo attorno a noi. Fatelo magari durante un giro in bicicletta. Per quanto piccoli, minacciati e vilipesi, possiamo essere veri agenti di un cambiamento profondo.