Nell’anno del suo sessantesimo compleanno, Daniele Vicario ha deciso di farsi un regalo davvero speciale: percorrere in bici gli oltre 4.000 chilometri della mitica NorthCape4000, un’avventura “unsupported” che mette alla prova corpo e mente. Un’impresa titanica, affrontata con preparazione scientifica e un pizzico di sana incoscienza. Lo abbiamo “incontrato” e conosciuto in una “call” organizzata dal suo partner per l’abbigliamento GEKO per farci raccontare questa straordinaria esperienza.

Daniele, la NorthCape4000 a 60 anni. Una scelta decisamente non convenzionale. Cosa ti ha spinto a intraprendere questa sfida?
È stato un desiderio che ho coltivato per un po’. Volevo regalarmi qualcosa di unico per il mio sessantesimo compleanno. La NorthCape4000 è un viaggio decisamente molto impegnativo, e l’idea di affrontarla mi affascinava. Mi sono iscritto a dicembre 2024, per non perdere l’opportunità di essere tra i 500 partecipanti. Sapevo che sarebbe stata dura, ma il richiamo dell’avventura era più forte di ogni dubbio.
Parliamo di numeri. Oltre 4.000 chilometri in 18 giorni e 13 ore. Una media impressionante di oltre 200 chilometri al giorno, senza assistenza. Come si affronta un’impresa del genere?
È vero, ho percorso più di un Giro d’Italia, senza giorni di riposo e senza alcun tipo di assistenza. L’organizzazione ci ha fornito solo una traccia GPS e dei “check point” obbligati. Ho passato in media 10-12 ore al giorno in sella. I primi giorni, fino a Monaco di Baviera, sono stati i più difficili per via del maltempo. Anche gli ultimi chilometri prima di Capo Nord sono stati impegnativi. Ma la preparazione è stata fondamentale.
A proposito di preparazione, hai parlato del ruolo cruciale di Alagen-io. Ci racconti di più su questo aspetto?
La fase preparatoria, sia fisica che nutrizionale, è stata curata nei minimi dettagli dalla Alagen-io di Roberto Vano. Quando mi sono iscritto, pesavo 93 chili. Alla partenza ero 80, e al rientro dal viaggio ero 78. Alagen-io è una realtà che raggruppa professionisti, medici e fisiologi di primissimo ordine, specializzata nella preparazione a 360° per imprese sportive. Il loro approccio, basato su benessere, nutrizione scientifica e un metodo rigoroso, mi ha permesso di arrivare all’appuntamento nelle migliori condizioni. Presto renderanno noti molti dei dati fisici e fisiologici che hanno raccolto monitorando la mia impresa “minuto dopo minuto”.
C’è stato un momento in cui hai pensato di mollare?
Sì, in Finlandia, vicino a Tampere, ho avuto un problema muscolare, una contrattura piuttosto dolorosa. Ho seriamente pensato di ritirarmi. Ma l’assistenza che ho ricevuto da remoto mi ha aiutato a superare quel momento di difficoltà in modo intelligente e veloce. Mi ha permesso di continuare e di concludere questa meravigliosa esperienza.
Oltre alla preparazione fisica, c’è un altro elemento che ti ha accompagnato per tutti i 4.000 chilometri. Ci riferiamo al tuo abbigliamento, in particolare al brand GEKO.
Esatto, un ringraziamento speciale va a GEKO, un brand veneto che mi ha fornito un abbigliamento tecnico ottimale. In particolare, il loro pantaloncino con il brevetto GEKO è stato una vera e propria rivelazione. Il sistema brevettato applica uno speciale inserto in silicone all’esterno del fondello, mantenendo una posizione costante in sella. Il risultato? Maggiore potenza e minor dispersione di energia, ma anche un miglior controllo e maggiore sicurezza nella guida della bici. Questo mi ha permesso di affrontare ore e ore in sella con una stabilità e un comfort che non avevo mai provato.
Come è nato questo prodotto?
L’idea alla base del brevetto è geniale, ed è nata da una semplice intuizione che si è sviluppata in un progetto ambizioso durato oltre due anni. L’obiettivo era superare i limiti dei sistemi antiscivolo convenzionali e puntare anche sulla sicurezza, un aspetto spesso sottovalutato. Il team GEKO ha lavorato a stretto contatto con due grandi nomi del ciclismo, Gianni Bugno e Stefano Zanatta. La loro esperienza è stata fondamentale per perfezionare il prodotto, rendendolo un vero alleato per ogni ciclista. Entrambi hanno creduto fin dall’inizio in questo progetto, diventandone i primi e più autorevoli testimonial.
Qual è il bilancio finale di questa avventura? E la rifaresti?
Assolutamente sì, magari cambiando itinerario. E’ stata un’esperienza meravigliosa che mi ha insegnato tanto. Mi ha fatto conoscere nel profondo; sentimenti come la fatica e la solitudine hanno reso l’impresa altamente significativa. E’ stato uno step di crescita a sessant’anni. Ho dimostrato a me stesso che con la giusta preparazione, la passione e la giusta attrezzatura si possono raggiungere obiettivi straordinari, indipendentemente dall’età.