| 23 Giugno 2024

Un giorno da protagonisti con la gravel alla Nova Eroica

BUONCONVENTO – La Nova Eroica inizia in realtà 3 chilometri dopo il via ufficiale. Il primo tratto asfaltato lungo la Cassia, che si percorre lasciando il villaggio di partenza verso Ponte d’Arbia, serve a controllare che tutto sia a posto e a lasciar parlare gli ultimi pensieri con i quali ci si era addormentati la sera prima.

Poi, dopo quei tremila metri, una svolta di novanta gradi a destra ed eccoli: i famosi sterrati della Toscana. Un’ampia strada bianca si incunea sotto le nostre ruote e due file di imponenti cipressi ci danno il benvenuto e scandiscono questo ingresso. Cominciamo a sobbalzare, vuoi per il fondo sconnesso e vuoi per la contentezza di esserci. La luce del mattino è ancora radente e l’aria fresca, piacevolmente fresca in questi primissimi giorni d’estate.

Figlia dell’Eroica

La Nova Eroica è una delle “creature” nate dalla ciclostorica più famosa al mondo, L’Eroica di Gaiole in Chianti, con la differenza che qui si partecipa con moderne bici gravel. Per gli organizzatori è stato naturale fiutare il boom della “nuova” disciplina ed accoppiarlo con quel patrimonio immenso che sono le strade polverose della Val d’Orcia e delle Carte Senesi. Tecnicamente Nova Eroica è una corsa: ci sono dei tratti cronometrati e dorsali numerati da indossare. Noi invece siamo qui per goderci una delle regioni che il mondo ci invidia, senza l’assillo del cronometro, come la maggior parte dei partecipanti.

Salendo sulla prima collina, cominciamo a scorgere altri cipressi in lontananza, tutti così bene in fila su quel crinale laggiù, che ci ricordano il “prato di aghi sotto il cielo” cantato da De Gregori. Del resto, la storia della Toscana sono anche loro. Il cartello che segnala la prima discesa ci riporta però con le mani salde sul manubrio, mentre il ritorno sull’asfalto chiude questo primo antipasto e ci conduce al primo ristoro, quello della Tenuta La Campana. Scordatevi barrette e sali, qui ci sono uova al pomodoro e pecora bollita…

Monte Sante Marie, ci siamo

Dopo aver messo nel carniere i primi 25 chilometri ed aver lambito Asciano, ecco il lungo, celebre e impegnativo tratto di Monte Sante Marie. Qui Tadej Pogacar ha costruito le sue due vittorie alla Strade Bianche, in questo alternarsi di pendenze velenose che fanno schizzare i battiti e tratti discendenti. Quello che in tivù non si vede, però, sono le sconnessioni che i trattori hanno impresso sul sedime, rendendo particolarmente insidiose le parti in discesa. Ciò ci fa pensare all’abilità di guida dei professionisti con le loro bici in carbonio e gomme da strada.

In realtà anche qui alla Nova Eroica c’è qualcuno partito con bici da corsa e gomme da 28 mm. Ci sono le più disparate combinazioni: chi ha i freni con i pattini, chi monta le “vecchie” guarniture col 53 e il 39, chi le gravel col monocorona… Del resto nel regolamento vengono bandite solo le MTB e le e-bike.

Gli oltre 11 km del toboga di Monte Sante Marie sfociano nel ristoro di Torre a Castello. Qui la prima selezione è stata già fatta e si sono formati gruppi abbastanza definiti. «Rispettiamo l’ambiente, se prendete un secondo bicchiere di tè freddo riusate il primo bicchiere», dice una delle volontarie sotto il gazebo.

La piacevole alternanza tra sterrato ed asfalto prevede alcuni chilometri di rilassante discesa su bitume. Dietro una curva, un passaggio a livello chiuso ricompatta una quarantina di ciclisti per cui nel successivo tratto verso Arbia, che è anche uno dei pochi di vera pianura su cui fare un po’ di velocità, si abbozzano delle file per sfruttare la scia.

Fra medio e lungo

Sembra che tutti si siano dati appuntamento al ristoro di Monteroni d’Arbia, posto intorno al km 65, tanto è affollato. Viene servita la tipica ribollita.

Appena ripartiti un ragazzo ci fa: «Meno male che ci sono questi tratti di pianura, così sciogliamo le gambe». Pochi metri dopo la strada torna cattiva per salire verso Radi. «Beh del resto qui sono tutte colline…», si corregge.

Dopo Radi l’ascesa continua, stavolta su un segmento della Strade Bianche (un cippo all’esterno di una curva è lì a ricordarlo). Poi di nuovo si scende su una provinciale verso sud che di colpo diventa sterrata. Ormai il più è fatto, dobbiamo solo decidere se alla divisione dei percorsi lungo e medio sceglieremo di aggiungere la salita a Montalcino per completare il lungo di 127 km oppure se chiudere con quello di 104 km (come poi faremo).

Mentre facciamo i nostri conti con le energie rimaste, in una polverosa rampa ci si materializza davanti una delle immagini più emblematiche della giornata: due tedeschi (o forse olandesi) si alternano per spingere con la mano una loro connazionale che ha esaurito le energie (foto di apertura). Lei è quasi in lacrime per la fatica e nei tratti più ripidi i due uomini formano una catena per suddividersi il carico della spinta. Vista la soluzione delicata ci limitiamo a superarli incitandoli con un universale: «Alé! Alé!».

Una scaglia di parmigiano fa bene al morale e porta anche qualche sale minerale
Una scaglia di parmigiano fa bene al morale e porta anche qualche sale minerale

Successo della Epic

Alla divisione dei percorsi una staffetta ci offre un tocco di parmigiano, un ciclista fa una banale scivolata sul brecciolino poco prima di rimettere le ruote sull’asfalto e… una coppia di fidanzati si dà un bacio di saluto. Lui proseguirà verso lo strappo di Montalcino, lei percorrerà gli ultimi 5 chilometri pianeggianti per fare ritorno a Buonconvento.

Proprio sul traguardo scambiamo una battuta con Massimo Lucarelli del team Ciclostile di Orvieto: «Col meteo è andata benissimo – in effetti qualche nuvoletta passeggera ed i venti che soffiavano sulle vaste vedute dei crinali hanno mitigato la temperatura percepita – l’anno scorso qui abbiamo pedalato con quasi 40 gradi».

La novità di quest’anno è stato il percorso Epic di ben 290 chilometri che ha visto partire alle cinque di mattina 84 super-eroici. «Volevamo capire che interesse poteva suscitare un percorso così lungo – spiega l’organizzatore Franco Rossi – con 5.500 metri di dislivello. La risposta, in questa edizione a numero limitato, è andata oltre le attese. Dobbiamo mettere a punto aspetti legati alla velocità dei corridori che ci hanno sorpreso per la preparazione e la performance».

Le facce note

Pare siano stati proprio dei partecipanti delle scorse edizioni a chiedere questo lunghissimo tracciato basato sulle tracce de L’Eroica e di Eroica Montalcino. La massa dei 1.358 partenti (di cui 219 stranieri provenienti da 22 Paesi) ha invece potuto scegliere tra quattro tracciati: oltre ai già menzionati lungo e medio c’erano due percorsi di 75 e 52 km.

Infine, ricordiamo che hanno preso il via anche campioni del recente passato come Vincenzo Nibali, Alessandro Ballan, Marco Aurelio Fontana e Daniel Oss. Anche loro stregati dalla Val d’Orcia e dalle Crete Senesi.

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