Un manipolo di 300 ciclisti in giro per le stradine di Napoli. Già, “stradine” perché si passa per scalinate, vicoli, insomma nella Napoli più popolare. Quella che ha colpito la fantasia. Che è stata immortalata da decine di film e raccontata da libri e testi teatrali mille e mille volte. Ma viverla sulle due ruote è qualcosa di profondamente diverso. E’ la grande, prorompente forza della Napoli Obliqua, il cicloraduno che domenica scorsa ha vissuto la sua settima edizione.
Una pedalata a traffico aperto e dirlo per una città come quella partenopea sembra assurdo, eppure il percorso, proprio per la sua conformazione così particolare, incontra le automobili abbastanza di rado. Basta prestare attenzione, e di attenzione bisogna averne molta, anche perché il contesto ha una tale bellezza, originalità, curiosità che distrae. Per Luca Simeone, presidente della società organizzatrice Napoli Pedala lo sforzo è appena passato. Ancora si fa sentire, ma la soddisfazione per come sono andate le cose cancella ogni fatica.


Una dimensione diversa della città
«Napoli Obliqua è nata semplicemente girando per le strade del centro di Napoli, come tutte le grandi città italiane assediata dal traffico. Traffico che non riesce a entrare nei vicoletti, nelle strade con le scale. E Napoli, essendo una città collinare, è dotata di molte scale di collegamento per facilitare la mobilità dei pedoni. Da lì abbiamo cominciato a esplorare Napoli in questa dimensione, quasi come fossero percorsi di trekking in montagna. Ci siamo resi conto che c’è una miriade di percorsi che consentono di avere prospettive uniche. Delle quali ci sorprendiamo anche noi ogni volta che proviamo le nuove tracce e che ti consentono di pedalare in sicurezza, lontano dai flussi automobilistici».
Un viaggio all’interno della Napoli più autentica che regala a ogni edizione sorprese: «Ci accorgiamo noi stessi di come la città stia cambiando. Faccio un esempio. Di domenica girando per i vicoli daresti per scontato che la tradizione napoletana vuole il profumo del ragù riempire le strade. Invece senti anche degli odori differenti, come può essere il curry, le spezie del sud-est asiatico perché in alcune aree della città ci sono comunità di immigrati che vengono dallo Sri Lanka come dall’India oppure dal Maghreb e riconosci le differenze in base agli odori. La Napoli Obliqua è anche questo».


A poca distanza dalle bocche dei vulcani
Un’altra caratteristica è che il suo tracciato ha un disegno che cambia spesso faccia alla città: «Una cosa che lascia sempre sorpresi i partecipanti è la dimensione boschiva della nostra città. Dal suo centro in Piazza del Plebiscito in 8 chilometri si arriva a Camaldoli che è a 458 metri slm. E in questi 8 chilometri c’è una città densa non solo di storie, ma anche di ambienti naturali antropizzati che cambiano. Quindi trovi l’area abitata come le aree boschive. Quest’anno abbiamo anche pedalato sulla cresta del Vulcano degli Astroni per poi dirigerci nell’area Flegrea, con le fumarole che erano a 50 centimetri da noi e questo odore di zolfo che si diffondeva nella strada».
La Napoli Obliqua però è anche un viaggio nella tradizione enogastronomica locale: «I nostri ristori sono qualcosa di unico. Puoi trovarci il fiocco di neve di Ciro Poppella nel Rione Sanità, bomba energetica dalla ricetta misteriosa che attira visitatori da ogni parte d’Italia e del mondo. Oppure le focacce dei forni napoletani e non mancano anche degustazioni di vini flegrei, come i tipici Piedirusso, la Palagnina. Il tutto poi è stato reso ancora più significativo dalla partenza e l’arrivo dall’ex base NATO di Bagnoli, diventata dopo oltre cinquant’anni un parco con realtà culturali e sociali in locali riconvertiti per destinarli appunto a politiche per l’infanzia, per l’adolescenza come la cooperativa il Quadrifoglio che ci ha ospitato».








Metà campani, metà forestieri
Dovrebbe essere quindi una manifestazione rivolta soprattutto a chi napoletano non è…: «Noi abbiamo visto che i primi anni il pubblico era pressoché totalmente proveniente da fuori. Nel corso degli anni questo interesse è cresciuto anche per i campani, i dati di quest’anno dimostrano fondamentalmente che c’era una ripartizione equa tra campani e provenienti da fuori regione. Ci siamo chiesti il perché e la risposta che ci siamo dati è la modalità con cui viene raccontata Napoli., che permette di offrire un’esperienza che diventa bella e soddisfacente».
Partendo da questo successo, Simeone vuole farsene forte per presentarsi al Comune di Napoli con una proposta importante: «Napoli sarà Capitale Europea dello Sport 2026. Quindi chiederemo in modo ufficiale di proclamare ogni mese una domenica di blocco della circolazione motorizzata per dare la città in mano ai cicloturisti, a chi pratica la mobilità sostenibile per vivere la città in tranquillità, senza essere ossessionati dal pericolo del traffico veicolare, dall’aria inquinata, dallo smog, dal rumore, dai clacson».


Importanti propositi per il nuovo anno
Un’iniziativa importante che rispecchia anche il ruolo che Luca Simeone ricopre: «Io sono presidente dell’associazione Napoli Pedala e Bicycle Major. I Bicycle Major sono figure certificate da una ONG olandese che si chiama BYCS che ha in giro per il mondo queste figure a metà tra l’associazionismo, gli enti locali, le aziende, che si occupano di facilitare e promuovere la cultura della ciclabilità. Napoli è difficile da approcciare per chi si muove in bicicletta, ma lo è ancora di più per chi si muove in auto, in base ai costi (qui ci sono le tariffe assicurative più care d’Italia) e alla morsa del traffico. La bici è una vera soluzione in termini di tempo e di spesa. Ma serve una forte azione di promozione del suo uso. Muoversi a Napoli in bicicletta è una pratica non solo possibile, ma in evoluzione: aumentano i dati dell’utilizzo del bike sharing dei vari operatori, aumentano l’utilizzo di cargo bike di famiglie, mamme, papà che accompagnano i propri figli a scuola in bicicletta. Bisogna attrezzarsi, ma si può fare».







