| 27 Marzo 2024

Perdersi per tracciare, la storia del cartografo Malfatti

«Sono un malato di ciclismo, un super appassionato. Seguo i campioni e mi piace stare in bici dalla mattina alla sera. Il mio mestiere è mappare nuovi percorsi e per questo mi piace perdermi, tornare indietro, scoprire e offrire tracce dettagliate». Perdersi in bici, è una sensazione difficile da capire se non la si è mai provata. Ma in quel perdersi c’è tanto del senso dell’avventura, della scoperta, del vivere in modo intimo, profondo la bici. Tutto ciò descrive Michele Malfatti.

Malfatti è un trentino di Arco di Trento, splendido paesino nell’estremo nord del Lago di Garda, porta delle selvagge e poco trafficate Alpi Giudicarie. E’ un mappatore e appassionato di cartografia. Sa usare molto bene il Gps, merito principalmente della passione, delle tante ore di esperienza diretta e di qualche reminiscenza scolastica quando c’erano le mappe di carta e la cara vecchia bussola.

Michele Malfatti, cartografo trentino. Traccia anche sulla neve…
Michele Malfatti, cartografo trentino. Traccia anche sulla neve…

Per Komoot e non solo

«Dietro i tracciati di Komoot e OpenStreetMap – spiega Malfatti – ci sono collaboratori come me che integrano, correggono e aggiungono dati e informazioni. A volte mi arrabbio se un utente si lamenta perché seguendo una traccia su qualsiasi piattaforma, magari trova un cancello chiuso. Non sa quanto lavoro c’è dietro e quanto le cose possano cambiare. Mi piacerebbe tanto far capire alla gente che questo è un lavoro vero e proprio».

Malfatti vende le sue tracce agli enti turistici. Collabora con le Apt Garda Trentino. Redige tracce per la bici, ma anche per il trekking e le escursioni sulla neve, specie se in fat bike, altra sua grande passione.

«OpenStreetMap per esempio ha creato un’opportunità per noi mappatori, molto interessante. Grazie a delle ortofoto georeferenziate, che si possono normalmente stampare su fogli A4, puoi inserire nomi di vie, informazioni tipo la presenza di un bar, di una fontana… e poi tramite un apposito sistema si possono ricaricare su OpenStreetMap e così aggiornare, arricchire quella mappa, quel tracciato».

Il Garmin Etrex 32x, lo strumento alla base del lavoro di Malfatti
Il Garmin Etrex 32x, lo strumento alla base del lavoro di Malfatti

Dalla bici al web

Come funziona tecnicamente il lavoro di Michele Malfatti? Lo strumento principale con cui opera è un Gps Garmin Etrex 32x. A questo associa molte note vocali che registra sullo smartphone strada facendo. E anche molte foto, che spesso dicono più delle parole se inserite nei punti giusti.

«In più – prosegue Malfatti – ho il dono di avere una grande memoria fotografica. Quando trasformo in testo le mie note vocali, ci aggiungo le foto e chiaramente la traccia. Successivamente stendo su un testo le mie note».

Il tutto poi Michele lo carica sul suo blog: www.gardaoutdoor.blog. Le tracce si possono ritrovare anche sulle piattaforme più note, su tutte OpenStreetMap e Komoot, come detto.

Un ritmo di vita slow e a stretto contatto con la natura è alla base del mestiere di Michele
Un ritmo di vita slow e a stretto contatto con la natura è alla base del mestiere di Michele

Info per ciclisti

«Nel reintegro delle informazioni – spiega Malfatti – cerco di basarmi sempre sul punto di vista del ciclista. Prima ho parlato non a caso delle fontane. Chi va in bici le cerca, ne ha bisogno. Da noi magari ce ne sono tantissime, ma in altre zone? La stessa ciclovia Peschiera-Mantova non ne ha così tante. Alla fine il più delle volte per trovarle devi uscire dalla traccia o comperare l’acqua in un bar».

Le tracce di Malfatti sono sia per bici da strada che per Mtb. Lui ha la scoperta nel Dna. Racconta come tante volte, vedendo un bivio o semplicemente l’opportunità di una svolta, lasci la via maestra e si dedichi all’esplorazione di quella variante.

«Salvo magari dover tornare indietro dopo due chilometri perché quel sentiero muore nel nulla. E allora torno indietro e segnalo che è un sentiero cieco. Ma è questo il bello: offrire prodotti reali, provati. E la qualità della traccia finale si alza».

Una mappa cartacea e una bussola: sono alla base di questa passione. Il tutto oggi è integrato con strumenti digitali
Una mappa cartacea e una bussola: sono alla base di questa passione. Il tutto oggi è integrato con strumenti digitali

Malfatti accompagnatore

Michele dunque si sveglia al mattino, in questo angolo di Trentino, dove tra l’altro il clima è ottimale, per pedalare, sale in sella e ci sta finché può o ne ha voglia. Magari un giorno pedala con il vicino di casa Daniel Oss, altre volte si “trasforma” in accompagnatore.

«Presto – dice – credo un paio di settimane, inizierò ad accompagnare dei turisti in city bike, lungo ciclabili e paesini per fargli scoprire la mia terra, della quale io sono letteralmente innamorato. 

«Quindi oltre a pedalare gli racconterò della storia di quel castello, della morfologia di quella montagna. Gli mostrerò a cosa serviva quel vecchio strumento e gli farò mangiare quel piatto e bere quel vino».

Una delle tracce di Malfatti su Komoot: dettagliate e con molti “hot spot” (le stelline in rosso)
Una delle tracce di Malfatti su Komoot: dettagliate e con molti “hot spot” (le stelline in rosso)

Perdersi per ritrovarsi

Eppure la vita di questo personaggio, perché Michele Malfatti è un personaggio, non sempre è stata così. Prima il ciclismo che, ripetiamo per lui è sempre stata una passione, era andare a vedere il Giro d’Italia e il Tour of the Alps quando passava vicino casa.

«Ero in sovrappeso – racconta  Malfatti con un filo di commozione – parecchio in sovrappeso, oltre i 160 chili. Un mio amico, Ivan del Mecki’s Bar (Ivan Beltrami, ex azzurro della pista, ndr), che in zona è un ritrovo mitico per i ciclisti, mi propose una bici. Una bici per cambiare stile di vita. La prima volta che feci dal suo bar a casa mia, circa un chilometro e mezzo e 30 metri di dislivello, non ci credevo. Non immaginavo fosse possibile. Quando arrivai a casa, mi misi a piangere. Da lì è partito tutto. Oggi sono in bici per boschi, valli, paesini, montagne dalla mattina alla sera.

«Mi piace scoprire sempre qualcosa di nuovo. Mi annoia fare e rifare lo stesso percorso. Lo ritengo anche rischioso. Alla fine ti ritrovi a fare quella discesa, quella curva più forte… A me invece piace gironzolare, godermela. Così, di tanto in tanto carico la bici in macchina e mi sposto. Non so, vado a finire in Alta Badia e lì mi metto alla ricerca di paesini, stradine, quelle magari rovinate, con a terra foglie, muschio e aghi di pino perché non ci passa quasi nessuno. E mi perdo. 

«Mi perdo. Acquisisco dati che per me sono poi una “coccola” per i turisti, sapendo che chiunque potrà usare quella traccia».

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