MILANO – «Io non so cosa c’è nel cervello delle persone che vogliono far fatica – sorride – non me lo spiego. Però se siamo così tanti, ci sarà per forza qualcosa di bello. Mi piace la fatica perché sennò non farei tutto quello che faccio, sugli sci e sulla bici. Anche se quando sei lì, ti chiedi: chi me lo fa fare? Però poi la soddisfazione è sempre tanta…».
Lei è Giulia Murada, 26 anni, probabile azzurra nello sci alpinismo alle prossime Olimpiadi invernali. Salire sulle montagne con gli sci ai piedi e sotto le pelli di foca. Arrivare in cima, guardarsi intorno e poi scendere. Se però sei in gara, soprattutto quelle sprint, si sposta tutto vicino al confine del crepacuore, come in bicicletta. E infatti la bicicletta in questa storia ha una parte molto importante.
Le Olimpiadi sotto casa
La incontriamo nel roof garden di un grande hotel nel centro di Milano, dove il turismo della Valtellina presenta la prossima stagione invernale. Si parla di settimane bianche, ma anche di sport di eccellenza. E la singolare coincidenza, che le strappa un sorriso ancora più largo, è che le gare olimpiche di sci alpinismo si correranno sulle piste dello Ski Center Stelvio. A due passi da casa, per lei che è originaria di Albosaggia, un piccolo comune in provincia di Sondrio. Suo padre Ivan è stato il primo campione del mondo nella stessa specialità in coppia con Graziano Boscacci, lei ha cominciato a 12 anni e nel 2012 ha iniziato a gareggiare. Nella sua bacheca ci sono medaglie mondiali, tricolori e titoli dai nomi epici come il Trofeo Mezzalama e l’Adamello Ski Raid.
Le Olimpiadi sono arrivate come un tornado e, come spesso accade, hanno costretto anche a un cambiamento tecnico. Non saranno prove lunghe, bensì gare sprint e questo ha costretto gli atleti coinvolti a rivedere la preparazione, puntando più sulla esplosività e la velocità che sulla resistenza. E per Giulia, che è sempre andata bene nelle prove lunghe, si è trattato di mettersi a un tavolo con il suo preparatore e riscrivere il copione. Si parteciperà con un uomo e una donna, è immediato rendersi conto che la concorrenza interna non sarà banale.
Eppure, in questo quadro di preparazione e buon umore, il motivo per cui siamo venuti a conoscerla è stata la sua dichiarazione d’amore per la bicicletta. Era lì che si raccontava. E quando lo speaker le ha chiesto quali altri sport pratichi d’inverno, Giulia non ha avuto dubbi: il ciclismo.
«Faccio fatica a fare tanti chilometri – dice – perché comincio a pedalare a fine maggio e smetto in questo periodo. Quest’anno più o meno sono sui cinquemila chilometri e preferisco farli in salita. Mi piace molto come sport, lo trovo perfetto per allenarsi per lo sci alpinismo. E poi è bello perché alla fine si formano dei gruppi e si va in giro in compagnia».
Come mai hai cominciato a pedalare?
Quando ero più giovane, il ciclismo non era tanto il mio sport. Da piccolina facevo atletica, ma a un certo punto per un po’ ho dovuto smettere di correre. E così un’estate ho cominciato con la bici e mi sono trovata a pensare: «Per fortuna che mi sono fatta male, perché almeno ho scoperto che andare in bici mi piace». Ormai saranno cinque o sei anni che d’estate pedalo regolarmente.
Riesci ad essere rigorosa sulla bici oppure d’estate l’attività è più blanda?
Io dico sempre che maggio è il mio mese sacro, perché posso staccare. Magari faccio qualche settimana di vacanza, poi ricomincio ad allenarmi. Però almeno sino a fine mese e la prima di giugno, vado abbastanza libera, penso solo a fare ore. Dopo mi inquadro un po’ di più e seguo il programma. Mi piace tanto allenarmi, essere precisa negli allenamenti. Mi dà più soddisfazione seguire tutto alla perfezione piuttosto che improvvisare. Poi certamente ci sono delle volte che ho voglia di stare in giro, specialmente quando ci sono belle giornate e anche un bel gruppo, allora mi piace pedalare un po’ di più.
Quindi hai delle tabelle anche per la bici?
Ho lo stesso preparatore che mi segue per tutta la stagione. Uso la bici fondamentalmente per fare il volume in estate, anche perché a farlo tutto con la corsa, mi verrebbe un po’ male alle ginocchia e le caviglie. Quindi, visto che mi piace, preferisco fare il grosso del volume in bici. Lavori specifici invece ne faccio pochi, perché lo trovo tanto diverso da come ci muoviamo sugli sci. Quindi per gli allenamenti di intensità o specifici, cerco di usare gli skiroll o la corsa a piedi.
La salita più bella?
Bè, dai, lo Stelvio. Quest’estate l’ho fatto poche volte, però fino a qualche anno fa vivevo a Bormio, quindi non dico tutti i giorni, però più o meno… (sorride, ndr). Quest’estate ho partecipato anche alla Re Stelvio. Non ho fatto un tempone, mi aspettavo di andare un po’ meglio, però è un motivo in più per tornare i prossimi anni e riprovarci, che è sempre bello avere qualche stimolo anche d’estate.
Pedali vestita con la maglia Esercito oppure scegli da te i tuoi capi?
No, con l’Esercito non abbiamo una divisa ufficiale per la bici, quindi mi arrangio come posso. Mi piace vestirmi con capi tecnici, ma non ho uno sponsor. Pedalo su una Rose che ho comprato qualche tempo fa.
Hai detto che il bello della salita con gli sci è che poi c’è la discesa: con la bici è lo stesso?
Però è bella anche la salita! Nello sci alpinismo la discesa è bella e la trovo anche meno pericolosa. Perché le cadute ci sono e ci si può fare male, però cadere sulla neve non è come cadere sull’asfalto. Quindi alla fine sono più a mio agio in discesa sugli sci che sulla bici. Però pedalare mi piace davvero tanto, mi piace sul serio far fatica.