Carlo Verdone aveva fatto un celebre film con Alberto Sordi, in Viaggio con Papà. Aurora Fontanari, in arte Blondiebike, ha fatto qualcosa di simile ma con sua mamma. E il viaggio è stato in bici.
Aurora è una giovane ragazza trentina, una influencer e ambassador di alcuni brand, tra cui quelli delle bici Moser e Fantic e delle borse da viaggio Givi Bike. Appassionata di ciclismo e di viaggi, ha deciso di specializzarsi nelle isole (poi vedremo anche perché) e così in primavera se n’è andata per un paio di settimane alla scoperta delle Baleari in compagnia di sua mamma Elena, per un viaggio tutto al femminile.
In viaggio
Aurora viene da una famiglia di supersportivi e convincere sua mamma Elena, 61 anni, ad andare con lei non è stato affatto difficile. Anzi…
«Mia mamma – racconta Elena – ha sempre fatto molto sport: corsa, camminate, bici. E da quando è in pensione macina tantissimi chilometri. Anche mio papà è un super sportivo. Faceva skyrace di 200 chilometri. E io stessa vengo dall’enduro, dallo sci e mi piace l’arrampicata».
«Pensate che mia mamma ha pedalato con una Cannondale del 1995. La comprarono insieme a papà in un viaggio in America. Era una mtb full. Per questo viaggio alle Baleari le ho montato delle coperture quasi “da strada”, rispetto a quelle che si userebbero normalmente su una mtb. Ma serviva scorrevolezza. Alla fine aveva una bici inferiore ai 12 chili… senza carico ovviamente».
Aurora invece aveva una Moser, una gravel. «Muscolare – sottolinea lei stessa – Perché in aereo non puoi portare le bici con la batteria».
Il menù del viaggio è di quelli importanti: tre isole e anche tante salite. Due donne, due bici, due materassini, una tenda. Che l’avventura abbia inizio.
Passione isole
Elena e Aurora hanno pedalato e spinto le bici praticamente ovunque. Dalle scogliere alle strade più ampie, dalle incredibili ciclabili che tanto hanno colpito Aurora, dai valichi ai sentieri sterrati, passando per pueblos e persino passerelle in legno. Insomma è stata un’avventura totale.
«Come detto, io vengo dall’enduro, ma quando Fantic e Moser mi hanno dato una gravel mi si è aperto un mondo. E’ stato uno spunto per iniziare a viaggiare e fare bikepacking. Sono stata in Corsica, a Creta, in Sicilia e quindi alle Baleari. Nei primi viaggi avevo sempre qualcuno che mi dava supporto, stavolta io e mamma siamo andate da sole. In totale autonomia. Abbiamo dormito in tenda o in qualche rifugio».
«Tendo a scegliere le isole perché io ho una vera passione per queste. Quando decido di visitare un luogo voglio vederlo tutto e le isole mi danno questa possibilità, questo senso di completezza. Penso sempre che se dovessi fare la traversata dell’Italia, sarebbe sì bellissima, ma non riuscirei a vederla tutta. Mi mancherebbe qualcosa. Quando sono stata in Corsica per esempio ho pedalato sia lungo la costa che nell’interno e lo stesso abbiamo fatto con mamma alle Baleari».
Tenda e tramonti
Così sotto il sole della tarda primavera Aurora ed Elena iniziano questa loro avventura. Sono cariche di entusiasmo e di una ventina di chili di bagaglio. Vista la location e l’impostazione del viaggio decidono di viaggiare relativamente leggere.
«Alla fine – spiega Aurora – portarsi dietro anche il fornelletto da campo, le vettovaglie ci sembrava un po’ troppo, quasi esagerato vista la meta. Insomma, non eravamo sperdute in aree deserte. Ci regolavamo così: colazione con qualcosa preso la sera prima, un ricco pranzo e a cena panini, frutta…. ».
Le è successo anche di svegliarsi pronte per fare la colazione, ma le formiche erano arrivare sul pane prima di loro!
«Durante il giorno, mentre pedalavamo era più facile trovare una struttura presso cui fare un pasto completo. Tra l’altro su quelle isole volendo puoi mangiare anche senza spendere troppo. Ho notato che restare su livelli di spesa bassi è un po’ una filosofia generale di chi decide di fare bikepacking».
Paelle e pesce a meno di 20 euro, piatti gustosi e panini al tramonto. Era questo il leitmotiv mangereccio di Elena e Aurora.
Il montaggio della tenda era un vero must. Le due donne sceglievano punti davvero suggestivi, quasi sempre scogliere sul mare.
«Ci fermavamo verso le 18,30, facevamo le nostre cose tranquillamente e poi ci godevamo la cena. In questo modo io avevo anche il tempo per fare i miei contenuti social, tra Go-pro, drone, smartphone. La scelta delle Baleari è stata fatta anche perché è un posto tranquillo che ci dava la sicurezza di non essere aggredite. Eravamo pur sempre due donne sole».
Equilibrio femminile
Le serate scorrevano lente. Mamma e figlia parlavano soprattutto in quei momenti. Mentre in bici a detta di Aurora lo facevano molto meno. Alla sera invece si rilassavano e si godevano il viaggio in modo profondo. Forse erano più due amiche che madre e figlia.
«Questo dipendeva dai momenti. Sarà anche per il mio carattere molto propositivo e attivo, in qualche modo ero io “l’uomo della coppia”, colei che pensava un po’ a tutto e forse in questo duetto ero più io la mamma! Ma in generale è stata una bellissima esperienza, essendo due donne non sentivi la disparità di genere. Nessuna delle due in qualche modo si sentiva in soggezione perché l’altro era molto più forte fisicamente. Viaggiando con degli uomini, questa situazione io l’avevo provata. Noi invece andavamo alla stessa velocità».
Il viaggio inizialmente prevedeva Ibizia, Formentera, Majorca e Minorca. Ma quest’ultima isola davvero selvaggia, mal si prestava alle bici. Così Aurora ed Elena decidono di restare un giorno in più sulle prime due isole, che invece ben si prestano al ciclismo. Più volte, anche nei suoi video, Aurora ha sottolineato come Majorca soprattutto sia un’isola a misura di ciclista: il rispetto delle auto, la segnaletica apposita (di color arancione) per le bici, le ciclabili che sono delle vere e proprie strade…
Proprio a Majorca decidono di fare qualcosa di diverso. E qui forse esce il Dna trentino che è in loro.
«A Majorca – dice Aurora – abbiamo deciso di non fare l’intero giro dell’isola, ma di concentraci in quella che a nostro avviso era la parte più bella, quella più elevata e montagnosa. Pertanto siamo rimaste più a Nord. Lì, con quelle belle salite, abbiamo incontrato un sacco di ciclisti. Solo che erano quasi tutti in bici da strada, mentre noi ci portavamo dietro 25 chili tra bici e bagagli! Ammetto che in qualche momento è stata dura».
Dai traghetti al monastero
Ma i momenti più difficili in senso assoluto, non sono stati in bici, quanto nella logistica dei traghetti.
«Per andare da Ibizia a Formentera non si capiva bene quale fosse il molo giusto e solo in extremis siamo riuscite a salire a bordo. Abbiamo praticamente lanciato le bici sul ponte della nave e siamo riuscite a salire al volo sul traghetto che stava per partire».
«E sempre un altro momento ingarbugliato c’è stato con il traghetto che doveva portarci da Port de Soller a Sa Calobra. Da un paio di giorni le condizioni meteo erano cambiate. Vento, tempesta e anche freddo. E così i traghetti non partivano. Ci siamo rimaste malissimo. Questo significava dover tornare indietro, fare un giro più lungo e con parecchio dislivello. Io continuavo a chiamare la compagnia per avere informazioni. Mi dicevano sempre che era tutto fermo.
«Poi al mattino del secondo giorno, quasi per inerzia, ho fatto ancora una chiamata e la tizia al telefono mi ha detto che le partenze sarebbero state regolari. Abbiamo smontato la tenda e rimpacchettato tutto a velocità supersonica e di nuovo siamo riuscite a prendere al volo il traghetto.
«In quel momento piovigginava, mentre quando siamo arrivate il cielo si è aperto ed è diventata una giornata bellissima. Eravamo veramente contenente, tanto più che era il compleanno di mia mamma».
La perla finale
Mamma e figlia sono ormai verso alla fine del viaggio. A Majorca iniziano la scalata verso quelle che secondo loro sono le salite più belle d’Europa. E in effetti scalate come Sobremunt, Sa Calobra, Cap de Formentor… sono un totem per viaggiatori e ciclisti.
Quella sera però, quando sono nei pressi del Santuario di Lluc, non dormono in tenda ma presso un rifugio “per sportivi”.
«Abbiamo deciso di dormire in questa sorta di rifugi pensati proprio per i viaggiatori e i ciclisti. Anche questa è stata un’esperienza particolare. E poi visto il vento fortissimo durante la notte dormire in tenda sarebbe stato impossibile. Invece con 30 euro abbiamo dormito e mangiato».
L’ultima tappa le porta nel lembo settentrionale di Majorca, al Capo de Formentor con il suo faro. Ormai Aurora e mamma Elena hanno completato l’itinerario previsto. Trascorrono l’ultima notte in hotel e il giorno dopo eccole di nuovo a casa.